martedì 19 dicembre 2023

DEMOCRAZIA DA SALVARE

RUOLO DECISIVO DEI PARTITI, PARLARNE

Della Democrazia è soddisfatto il 24% degli italiani. Per il 51% non funziona proprio.

Lo dice un sondaggio Ipsos, che conclude: "i grandi assenti nel gioco democratico odierno secondo i cittadini" sono: "partecipazione, ascolto, coinvolgimento e rappresentanza". 

Intanto, Piero Bassetti, 95 anni, primo presidente lombardo, dice a Gianni Santucci (Corriere della sera del 17 cm): "Nei partiti, in tutti i partiti, manca il pensiero e si vede". È evidente un "invecchiamento degli schemi organizzativi della politica". Milano, per esempio, ha una "grande vitalità, una eccezionale forza di trasformazione. Ma ha una gravissima carenza di attenzione su ciò che questa vitalità sta creando, su cosa accade dentro a un futuro che è già cominciato, in cui l'unico potere reale lo esercitano le multinazionali". 

"Il concetto chiave – dice Bassetti – è l'innovazione responsabile", ovvero "la realizzazione dell'improbabile" (statistico, basato sui dati del passato, aggiungiamo noi. Significa: il probabile da cercare è soggettivo - relazionale - processuale; alla Bruno de Finetti, matematico applicato e Assicuratore). 

È il valore primo (innovare, creare un futuro consapevole, condiviso) per la Politica, anche a Milano. Se no, "si troverà a gestire solo la coda della trasformazione", i suoi problemi. La Politica croce rossa. "Il punto chiave: sulle disuguaglianze sociali le risposte vanno trovate nel futuro, nel divenire". 

Per esempio, ancora, Milano e la Lombardia: il tema mobilità (il movimento: "come ti muovi") ha superato il tema spaziale ("dove stai"). "Ogni luogo è definito dai suoi rapporti con il territorio circostante e con il mondo". Milano? "Diventa sempre più il centro dell'intera urbanistica della valle padana". Qualcosa non va. 

E Massimo Cacciari: in politica siamo sudditi; tendiamo a vedere o il capo (a cui delegare) o il colpevole da accusare. Ma, "la delega è la forma mentis che distrugge la democrazia". 

Ora, la nostra vecchia idea: i Partiti sono a fondamento della Democrazia. Devono servire per produrre idee e prospettive diverse su cui i cittadini possano votare. Idee ben fondate, frutto di ricerca, radicamento e confronti; un lavoro di parte (di partito) serio, scientifico. Usciamo dal silenzio. Parliamone. 

Seguiamo l'indicazione di Bassetti: i partiti innovino gli "schemi organizzativi"; coinvolgano i competenti e gli appassionati dei diversi temi e ambiti. Per un trasparente confronto di idee, progetti, prospettive. "Bisognerebbe ribaltare la prospettiva", conclude il saggio 95enne Bassetti. 

Accorciamo la delega elettorale con il "coinvolgimento e l'ascolto" di chi ha cose da dire, con la "partecipazione" diffusa, ripensando le forme della "rappresentanza" politica. 

Perché la Democrazia è articolazione e autonomia di diversi poteri in campo: un dispiegarsi di ricchezza e potenza sociale. Questa potenza può dare esiti opposti, diceva l'Aristotele caro a Emanuele Severino. Non si scherza con la potenza: va tenuta a freno, a briglia, non sfrenata. 

La Politica è la mediatrice necessaria alla vita di tutti. Tutti hanno interesse a che sia forte e avanzata, e giusta. Dal livello globale (fare gli Stati Uniti d'Europa, riformare e potenziare l'Onu) a quello nazionale e locale (ripensare gli schemi organizzativi dei Partiti e le deleghe; siano responsabili, misurati, coinvolgenti; capaci di attirare e formare consenso, opinione pubblica).
Francesco Bizzotto

martedì 12 dicembre 2023

A.I. ACT

UNIONE EUROPEA 

SI PROSPETTA UN BEL LAVORO

“La figura viva ha bisogno di profonde ombre per apparire plastica. Senza le ombre rimane
un’immagine fallace e piatta.” C. G. JUNG, L’io e l’inconscio. Ed. Boringhieri, p. 161

Le ombre sono i Rischi. Sono probabilità. Fanno parte delle Possibilità pensate, vive, misurate. Non sono separabili. Non si possono gestire separatamente, come facciamo. Più grandi le Possibilità, più grandi i Rischi.

Sulla Intelligenza artificiale (AI) l'Europa muove bene: limiti, trasparenza, responsabilità. Inclina alla Gestione della AI come "Possibilità / Rischio" (Vantaggi attesi & Danni Temuti).
Francesco Bizzotto

martedì 5 dicembre 2023

RAPPORTO CENSIS

 SENZA RISCHIO NON VALE ...

Un Rapporto quello del Censis di venerdì scorso interessante come sempre, con il difetto di descriverci e non chiamarci: non osa, non rischia sulle tendenze. Non apre ai molti che esplorano, rischiano nuove relazioni. 

Siamo sonnambuli; attivi, abbiamo incubi deprimenti e la solitudine è un dato strutturale. Per esempio il risparmio: presi dall'ansia di gestirlo bene, siamo preoccupati; isolati, nessuno ci rassicura. 

Eppure i giovani sono "la migliore generazione di sempre", che addirittura sceglie, oltre che il lavoro, anche l'imprenditore. Questi si muove, prende iniziative per attrarre e trattenere. Uno capovolgimento: merita un Rapporto! Forse, ha ragione la Cisl, che ripropone la Partecipazione con un disegno di legge di iniziativa popolare. Ma, il Rapporto non ne parla, come i media. 

Renato Brunetta, presidente del Cnel, ospita il Rapporto e chiude in positivo: siamo incerti, in difficoltà e un po' più consapevoli. Grazie all'Europa (PNRR), vediamo avanzare "sciami virtuosi". Stiamoci attenti. Valorizziamone gli attori: "i corpi intermedi". Ben detto.

Francesco Bizzotto

mercoledì 29 novembre 2023

DOPO ARGENTINA E OLANDA

 

CAMBIARE MODO DI FARE POLITICA.

Cambiare passo, innovare. 

Organizzare le Competenze; fare proposte che abbiano buone fondamenta. 

 Dice Walter Veltroni in TV, da Gramellini: i leader politici parlano ogni giorno di cose diverse (emergenze, contingenze) come fossero onniscenti. Così la Politica si scredita! 

E Neri Marcorè gli chiede: Cosa dovrebbe fare la Sinistra per riprendersi? Veltroni: Declinare bene, in chiaro i valori (la democrazia, la libertà) e stare vicina ai bisogni delle persone. 

Viste le elezioni in Argentina e Olanda, vista l'ombra di Trump negli Usa, pensiamo non basti; urge cambiare, innovare. Cambiare il modo di rappresentare i cittadini: meno deleghe e tutele, e più partecipazione propositiva, responsabile. E come fare partecipazione? Proviamo a ridirlo.

Partire dal conoscere lo stato delle cose: i Partiti si organizzino per studiare, capire la realtà e coglierne gli sviluppi maturi, attesi, positivi. Per proporre un suo "dover essere" (politico) utile a tutti e convincente. Poco contingente e chiacchierato. E se ci sarà un'emergenza saranno pronti ad affrontarla. 

I Partiti politici, per essere tali, devono avere al loro interno strutture che, con continuità, facciano ricerca e proposte, secondo un certo indirizzo. Dare spazio a competenti e appassionati che si misurino anche da un punto di vista politico con realtà significative. 

Fare Politica democratica significa proporre apertamente un punto di vista di parte a base seria, scientifica, e concorrere (per il consenso) con altri punti di vista. Bellezza della concorrenza! 

Per togliere spazio alla disinformazione, al populismo insensato e arrogante, al terrorismo e alla guerra. Per salvare la Democrazia e mettere a terra i valori, ad esempio quelli "ESG" dell'Onu: Ambiente, Inclusione sociale e Governance (decisioni e rischi condivisi). Per prepararci a dovere alla stagione – ad alti rischi – dell'Intelligenza artificiale. 

    Ad esempio: i servizi assicurativi possono (ne hanno bisogno) orientarsi alla Prevenzione dei danni. Basta dare un vantaggio fiscale alle polizze che la fanno. La Prevenzione è l'unico modo in cui gli Assicuratori possono valutare e quindi assicurare i grandi rischi (il loro core business, oggi fuori controllo). Ed è condizione chiave di sostenibilità di tutte le attività. Per inciso: prevenire i danni è responsabilità personale di chi le organizza. 

L'Europa ha sancito questo orientamento degli Assicuratori con Solvency II che (per mettere in sicurezza i bilanci) li impegna a fare "investimenti infrastrutturali prospettici". Ne abbiamo parlato. 

Culture vecchie e concreti interessi (a tutti i livelli, spesso più in basso che in alto) resistono però a questo cambiamento chiave che orienterebbe ad anticipare disastri, problemi, sprechi, come auspica a ogni occasione il presidente Mattarella. Basta dare il giusto vantaggio ai bravi, per indirizzare e cambiare il mondo. Un po' alla volta. 

Ne siamo certi: Veltroni sarebbe d'accordo.

Francesco Bizzotto

venerdì 10 novembre 2023

PROSPETTIVA METROPOLITANA

MILANO RISCHI!

Non stia con il cappello in mano... 

Il Foglio del 9 parla di Milano: "TRASPORTI E SALASSI". "Servono 200 milioni per le nuove linee, Roma promette ma non paga. Diplomazia".

L'articolo non scava, non affonda. L'approccio al Trasporto pubblico è modesto, limitato, amministrativo. E Milano guarda a Roma, con il cappello in mano.

 Le Metropoli hanno tre macro questioni:

1° Devono esplorare il nuovo, rischiare. Rischiare su grandi Visioni e prospettive. Chi governa deve mettersi apertamente a Rischio. Dire, proporre dove pensa di portare l'attorno, dove andremo a parare: quali sono le Possibilità e i relativi Rischi (le attese di vantaggi & di danni). Dirlo in termini di Probabilità (soggettiva, relazionale, processuale, non statistica,  che non esiste). Sbilanciarsi, rischiare. E fare i relativi piani di Gestione delle Possibilità / Rischi (dei due lati non separabili della Potenza: positivo e negativo). E in specifico devono...

2° Ripensare, aggiornare la prospettiva dell'Abitare e Lavorare. Fare Città nuova (in verticale? Lo pensava nel 1920 Le Corbusier) per: liberare le persone con spazi di relazioni e servizi alla portata, liberare il suolo, liberarci dal fossile e dall'inquinamento, liberare le acque intrappolate da vecchi accumuli.

3° Mettere a terra con urgenza e lungimiranza sia la Città nuova (abbattere il vecchio, prima che crolli) sia il relativo sistema di Trasporto pubblico. Diremo: qui serve apertura al privato. 

 Senza fermezza e coraggio politico visionario sulle tre questioni, senza una Visione condivisa con il Contado, con altre province e con i soggetti produttivi e sociali della Città pensata come Metropoli (un'area vasta, con la sua Governance), il Rischio di sbagliare e sprecare, compromettere risorse è al 90%. Troppo!

 Londra e Parigi volano chiaramente da anni ad altezza di Metropoli vasta. Pensano di servire 10 milioni di abitanti (la Lombardia!), progettano reti policentriche di trasporto e investono decine di miliardi di euro. 

 Sì. E dove le troviamo le decine di miliardi? Bisogna rivolgersi al privato. Sia alla finanza lungimirante sia a imprese e famiglie. L'Occidente ha una ricchezza da favola. Il problema è la messa a terra (idee, progetti, governance). 

Ad esempio, gli Assicuratori (investitori istituzionali di lungo periodo da 12mila miliardi). Sono interessati e tenuti (Solvency II) ad anticipare i Rischi (= mettere in sicurezza i bilanci) e sono disponibili agli "investimenti infrastrutturali prospettici" che l'Europa chiede. Qual è il problema? Devono avere a che fare con sistemi credibili, affidabili. Questo, ci pare, è il punto. E si diceva che il 40% degli Assicuratori fosse in difficoltà: dove metterli i soldi? 

Fra tre anni a Milano si vota. Speriamo che si voti per la Città Metropolitana e che il voto sia atto finale di un grande dibattito. La Sinistra ha la storia, le persone e le carte giuste (un tessuto produttivo e sociale aperto e abituato a guardare lontano) per vincere di nuovo e per fare sognare noi e il Paese. E per far vincere un'idea forte di Europa.

Francesco Bizzotto

sabato 7 ottobre 2023

MILANO

 

LE CORBUSIER CHIAMA SALA.

CI SONO 12.000 MILIARDI!

Il 6 ottobre 1887 nasceva in Svizzera l'architetto e urbanista Le Corbusier. 

La sua idea di "edifici città" vale ancora, oltre le separazioni tra spazi privati e pubblici ("il tempio"), tra vita e attività mirate (impresa, lavoro). Diceva il padre della Sociologia Georg Simmel: Non commettere l'errore di separare! 

"Edifici città": luoghi di vita "a misura d'uomo". E qual è la misura oggi? Qual è il rischio? A Milano il 40% delle famiglie è formato da una sola persona, perlopiù anziana e sempre più spesso giovane, impegnata. E non ha il Metrò sotto casa perché abita le periferie disagiate e i paesi del Contado, la provincia che si è arresa alla logica amministrativa, senza prospettiva. 

Serve la "città verticale" di Le Corbusier, per far ripartire la Milano che accoglie e mette al lavoro; che innova e conquista mercati; che ha un alto potenziale produttivo e di bellezza da mettere in campo... Se avesse le infrastrutture che mancano: una mobilità nuova, ragionevole, funzionale, e "edifici città" (macchine o navi o aerei, pensava Le Corbusier) ben progettati, amichevoli, efficienti. È la "casa taxi" che il Censis leggeva come specifica domanda dei giovani, anni fa. 

Per queste infrastrutture materiali e sociali l'Europa ha messo a disposizione 12.000 miliardi. Sono gli investimenti degli Assicuratori impegnati (e disponibili) a orientarsi in modo prospettico: guardare avanti, anticipare i rischi (e mettere in sicurezza I bilanci). Ma, questi investimenti bisogna meritarseli con visioni e gestioni responsabili. Qui proprio il Pubblico non c'è. 

Per queste ragioni occorre pensare a 10 CITY LIFE NEL CONTADO DI MILANO, dov'è il maggior potenziale di crescita (di qualità): il manifatturiero che innova e compete; i servizi che lo sostengono (tra cui, forti, quelli finanziari e assicurativi, pronti a innovare); le risorse umane creative, dipendenti e autonome, pronte anch'esse a prendere parte all'impresa e rischiare. Un tesoro!

Serve un salto di qualità, indispensabile per creare l'uomo nuovo – "contemplativo", abbiamo detto – che sappia vivere in sicurezza (safety), cioè, reggere i Rischi in cui siamo e che si prospettano.

Chiediamo al sindaco Sala di battere un colpo per la Città Metropolitana; di farci sognare!

Francesco Bizzotto

venerdì 6 ottobre 2023

ISTITUZIONI FORTI, NON BASTANO

 SERVONO PARTITI NUOVI, 

DI PROPOSTA

Angelo Panebianco (Editoriale del Corriere della sera, del 6.10) ribadisce l'idea: "le varie teste pensanti della politica, dell'economia", eccetera, "si siedano intorno a un tavolo" per dare al Paese "Istituzioni politiche forti in sostituzione dei partiti di un tempo", e così "proteggere la nostra fragile democrazia". 

 Poiché condivido questi obiettivi, temo che Panebianco (con molti altri amici), si illuda. Non bastano Istituzioni forti e stabili (pur aperte) per governare. È un'illusione centralista, elitaria: immagina di gestire (bene) realtà complesse in modo separato. In modo forte e dato, oggettivo, direbbe Gianni Vattimo. 

 La grande impresa lo ha capito e cerca la via della Rete, del coinvolgimento ampio, della decisione condivisa. E l'Onu raccomanda (ESG) "Inclusione sociale" e "Governance", oltre a "Ambiente". 

 Qual è il punto? I Partiti e le rappresentanze sociali. Non rinunciamo a riformarli. Asciugarli, risanarli, rilanciarne Il ruolo. Senza, ci incartiamo nel putinismo. Certo, devono rispettare la Costituzione ("metodo democratico"), essere scalabili, produrre idee (per Statuto), non chiacchiere, slogan. 

 Perché le diverse parti alimentano l'anima stessa della democrazia: la pluralità degli approcci e delle idee; il sano conflitto ("polemos") che rivede, cambia, innova.

Francesco Bizzotto

lunedì 2 ottobre 2023

ANTIPOLITICA: COME SI ALIMENTA?

 "DIBATTITI FUTILI"

quelli politici

 Lo dice Galli della Loggia (Editoriale, Corriere della sera del 30.9), che affonda sui partiti in modo impietoso. L'altro giorno anche Giuseppe De Rita è stato altrettanto pesante nella sostanza. Meno nei termini. 

"La scena politica" – dice Galli della Loggia – è ricca di "futilità" e "discredito", di scarsa "cognizione di causa", dei "termini delle questioni". "Tutto il dibattito politico avviene in un certo senso sul nulla, per frasi fatte, per slogan". Vi può "partecipare anche il più sprovveduto (...), anche chi in realtà non ha nulla da dire perché non sa nulla". 

L'accusa finale alla politica ("Serve solo ad eccitare la faziosità delle opposte tifoserie e ad alimentare l'antipolitica") è davvero pesante. 

Se si parlasse così di un'impresa, il giorno dopo chiuderebbe. Ma, forse, se si facesse un sondaggio, il 90% sarebbe d'accordo con questo severo giudizio. 

Ci permettiamo tuttavia di dire: non si parla così della "arte regia" (Platone) senza fare proposte correttive chiare, concrete, responsabili. 

Noi pensiamo che i partiti dovrebbero rispettare la Costituzione e darsi severe regole di vita interna democratiche. Un serio e necessario sbarramento all'entrata che non c'è.

E che dovrebbero organizzarsi (per statuto e in modo stabile) per favorire la ricerca e la elaborazione di proposte di parte, insieme specialistiche e politiche (di interesse generale). 

Se ogni partito avesse queste basi, questi lavori interni preparatori (seri, credibili, scientifici), il confronto ne guadagnerebbe moltissimo. Cresceremmo tutti nel reciproco rispetto perché ogni problema può avere diverse risposte serie. Lo sappiamo bene. Noi lo proponiamo.

Francesco Bizzotto

venerdì 29 settembre 2023

GIOVANI E LAVORO

 SIANO A RISCHIO, FORMATI E ACCOMPAGNATI

Siano imprenditori! Insegniamogli a esserlo! E diamo loro Sicurezze attive (non passive).

Formiamoli e Accompagniamoli al rischiare. È più del "lavoro dello spirito" di Cacciari 

     I giovani? Cercano, specie al Sud, un "adattamento protettivo" ("opportunistico") entro sacche di welfare, o vecchio o fatto in casa (la famiglia). "A danno dell'erario, sfruttando i servizi pubblici senza pagarli", e a scapito del patrimonio familiare. 

Perché, data la riduzione degli stipendi del 2% in trent'anni (mentre in Germania e Francia sono cresciuti del 30%), "per molti il futuro è solo un rischio", un'ombra. 

Il ceto medio in generale è in "strisciante secessione dall'idea di essere parte di una comunità di destino in marcia". A causa delle condizioni in cui si lavora, specie da giovani. 

Lo dice Mauro Magatti sul Corriere della sera del 28 settembre. Descrizione interessante. 

    I GIOVANI DEVONO ESSERE A RISCHIO, FORMATI E ACCOMPAGNATI

    Osserviamo che, magari fosse un "Rischio" per i giovani il futuro! Dobbiamo darcelo come obiettivo. Perché Rischio non è solo ombra e minaccia. È insieme anche possibilità, chance, dinamica, iniziativa. E soprattutto è probabilità, cioè misura, visione e valutazione, impegno e decisione personali.

I giovani devono essere a Rischio! Il problema è che non lo sono: non hanno messa a terra, non ci sono visioni su cui basarsi, con cui misurarsi. Che visione di futuro ha Milano? I giovani lo sentono: siamo, sono in Pericolo. Manca la misura, è difficile valutare e decidere per sé e insieme. I Greci antichi la chiamavano hybris: dismisura, che porta alla tracotanza e a disastri. 

Oltre che essere a "Rischio", cioè consapevoli e in grado di decidere, i giovani hanno bisogno di essere Formati a ciò che serve all'impresa. È facile, basta parlarne pacatamente; invece, si litiga da lontano. 

E poi devono essere Accompagnati, sostenuti nel dialogo con le imprese, per pareggiare le chance. Qui siamo a zero ed è una vergogna. Abbiamo detto: Don Bosco nel 1850 faceva di meglio. 

Germania, Francia, i Paesi del Nord Europa e anche la Gran Bretagna hanno molto investito nelle Agenzie del lavoro territoriali. Consentono loro di avere un mercato del lavoro aperto, creativo e flessibile. Il pane, a portata di mano. 

Da noi solo Draghi se n'è ricordato e ha messo risorse. Renzi ha fatto l'Agenzia nazionale delle Politiche attive (ANPAL, 2015) e poi s'è fermato e ha mandato segnali di licenziabilità più facile ma non di Mobilità del lavoro, di libertà, di imprenditività. Dopo Draghi, chiacchiere e nebbia. Vedremo. 

Il sospetto: sfibrare il mercato per poi consegnarlo al privato senza il pubblico, senza la Politica. Non serve alle imprese. Non funzionerà. Ci incarteremo. 

Allora, il da farsi è semplice e tocca a Milano provare, sperimentare: ripensare le Agenzie del lavoro (AFOL Metropolitana): mixare pubblico e privato sia nei Cda sia a livello operativo, secondo la lezione di Elinor Ostrom, prima donna Nobel per l'economia (come gestire i delicati beni collettivi). Il pubblico da solo non ce la fa; il privato da solo pasticcia. E Assolombarda cosa dice? 

LA FRONTIERA: IMPRENDITIVITÀ ASSICURATA TUTTI IMPEGNATI, NESSUNO IN DIFFICOLTÀ

Servono Politiche attive che pareggino Domanda e Offerta di lavoro e mirino alla imprenditività diffusa (ove desiderata e possibile), all'autonomia, alla progettualità professionale personale e alla iniziativa e responsabilità collettiva, di rete, sociale: al Rischio d'intrapresa, appunto. Molto oltre il "lavoro dello spirito" cantato da Massimo Cacciari. Questo, si ferma alla vocazione e auto-realizzazione personale. Non basta. 

Noi Assicuratori possiamo assicurarlo questo lavoro imprenditivo che raddoppierà il tasso di concorrenza (il nodo non sciolto della Sinistra). Assicurarne il reddito, la salute, la casa e il futuro. Perché tutti siano impegnati e nessuno in difficoltà e umiliato. 

Possiamo anche sostenerlo in positivo: finanziare, assicurare il Rischio professionale o d'intrapresa. Anche qui, l'ideale è trovare il modo di farlo insieme: pubblico e privato (indirizzo condiviso e responsabilità collettiva e personale).

L'82% del PIL lo fanno le PMI. Aiutiamole a crescere su questo terreno. A fare sistema con il lavoro. I grandi investitori apprezzano le nostre competenze, creatività e flessibilità di nicchia. Questo è il tema: creare un forte mercato interno, non precarizzare e licenziare.

È prospettiva europea che attuerebbe l'indicazione Onu: ESG - Ambiente, Inclusione sociale, Decisioni condivise (Governance). Parlarne.

Senza il lavoro non salveremo l'Ambiente; senza Inclusione intelligente rallenteremo nell'innovare e non reggeremo la competizione di Cina e India; se non alziamo il tasso di Condivisione delle decisioni non ci saranno sagge decisioni, ovvero Rischi, ma Pericoli, hybris, tracotanza. In Usa se ne parla. Facciamolo anche noi.

Francesco Bizzotto

martedì 12 settembre 2023

REGIONE LOMBARDIA/REFERENDUM SANITÁ

“Un giorno triste per la Lombardia: la maggioranza regionale fugge alle sue responsabilità e si trincera dietro la forma per paura del giudizio popolare”

 «Credo sia particolarmente grave che la maggioranza regionale “fugga” dal confronto con i cittadini rispetto la sanità» ha dichiarato l’On.le Gian Antonio Girelli in seguito al voto di oggi del consiglio regionale lombardo in merito al referendum sulla sanità. «Che sempre più, anche in Lombardia, il servizio sanitario sia deficitario è ormai evidente. È oramai opinione diffusa che liste d’attesa infinite, mancanza di medici di famiglia, calo della prevenzione, mancata presa in carico di patologie emergenti, imbarazzante confusione nel governo della sanità siano la dimostrazione di un modello che non funziona - prosegue Girelli - Verificarlo con i cittadini è una richiesta più che legittima, un esercizio di democrazia. Ancora una volta la maggioranza regionale fugge alle sue responsabilità d’abilità e si trincera dietro la forma, forzata, per paura del giudizio popolare. Su questo il PD insisterà senza timore, portando la protesta tra i cittadini perché quello che si sta consumando è il disconoscimento dell’art.32 della costituzione, è il Piano Sanitario Nazionale, è l’idea di diritto universale alla cura. Su questo non c’è mediazione che tenga. C’è solo il pretendere i principi di uguaglianza indipendentemente dalle possibilità economiche delle persone e dei territori nei quali esse vivono. Per questo credo sia un giorno particolarmente triste per la Lombardia»

On.le Gian Antonio Girelli (PD), membro della XII Commissione Affari Sociali della Camera

sabato 9 settembre 2023

SANITÀ

 

UN DIBATTITO SERIO, PER FAVORE

La politica deve fare la differenza. Non debiti.

Proponiamo 4 punti di riforma

Dice Garavaglia (Lega) in TV: tra il 2013 e il '18 si son fatti tagli alla Sanità. Ora il governo ci mette miliardi. E siamo tutti d'accordo.

Sì, è stato un errore tagliare con progetti e obiettivi non compresi. Così ora: mettere soldi (fare altro Debito) su idee vaghe e confuse (su pressioni di lobby opache) è un delitto.

Serve ragionare e vedere bene nella Sanità.

Serve un lavoro e un dialogo continuativi, approfonditi, di specialisti (di diverse discipline) della parte che governa e di quella che si oppone. Un lavoro serio da presentare ai media e ai cittadini. Ci siamo capiti.

Ci candidiamo per la parte di opposizione!

Con quali idee chiave? Quattro:

1. Le Case per la Salute di Territorio. Si vedono ombre. Non aspettiamo un'altra emergenza! 

2. La Prevenzione! Trascurata e fondamentale. Per una sana Concorrenza per la Salute!

3. La Personalizzazione dei Servizi. È domanda di fondo: non siamo numeri ma Persone!

4. La Mediazione del rischio sanitario (conseguente alla Personalizzazione). Non è giusto che solo i ricchi possano curarsi bene!

Quattro nodi che si possono affrontare insieme con spirito europeo: serio, lungimirante, soddisfacente. E misuriamola la Soddisfazione dei cittadini nei Servizi!

Se parliamo solo di soldi e il merito resta nella nebbia (com'è ora, e se ti serve una diagnosi devi pagare!), siamo certi che vincono le lobby e non si risolvono i problemi. Solo, aumenta il debito.

Francesco Bizzotto

lunedì 4 settembre 2023

PMI A CERNOBBIO

 SACE

Le "Risorse umane", il segreto delle Pmi

Alessandra Ricci, ad di SACE (Assicuratore pubblico del Credito all'Esportazione) porta a Cernobbio 150 Piccole imprese innovative che – tra inflazione e calo dei consumi – crescono ed esportano: "Hanno un ruolo chiave nella competitività del tessuto produttivo", dice Ricci. Lo riporta la stampa. 

Sicure dal lato finanziario, le Pmi investono su ambiente, digitale e innovazione. E come faranno? 

Noi pensiamo che – assicurate: bella questa finanza! –, le Pmi possano:

1° – valorizzare il capitale umano (le competenze, dalle più umili alle eccelse); 

2° – fare Gruppo, Rete con i collaboratori (rispetto, responsabilità, soddisfazione), e quindi cura e creatività (innovazione) d'offerta; 

3° – praticare gli ESG dettati dall'Onu (Ambiente, Inclusione, Governance), come fanno – vogliono, cercano di fare – le medie e grandi imprese Usa.


lunedì 28 agosto 2023

CASSESE STRIGLIA I PARTITI

 

PARTITI INCOSTITUZIONALI?

Per un dibattito politico serio, che si regga.

Trump? Dice la crisi dei partiti.

Innovare e rispettare gli Statuti: dare spazio a competenti appassionati per un dialogo alla pari con lobby trasparenti. 

E i finanziamenti? Chiediamo troppo?

Sabino Cassese, da par suo (Editoriale, Corriere della sera, 27 agosto), critica, colpisce e quasi affonda i partiti. 

Sul Foglio del 4 luglio scorso aveva denunciato "gli interessi organizzati", le lobby, come "pericoli incombenti" perché non trasparenti. Poneva la questione della "rappresentanza", ma non dei partiti. 

L'andazzo corporativo (potenti specialisti si muovono senza un contraddittorio al loro livello) è un guaio, un pericolo; non produce un sano concorrere che consenta al Governo di decidere (rischiare il consenso), e a noi, corpo sociale, di scegliere il partito, la parte, che governi (rischiare a nostra volta). 

Servono partiti all'altezza degli specialisti e dello sviluppo scientifico: senza, non puoi fare buone riforme. Invece, sono chiusi, verticisti, idealisti e fordisti fuori tempo massimo. Si rinserrano in logiche dominate da tattiche e alleanze. Nel merito delle cose (le riforme) fanno chiacchiera di basso livello. 

Rincara Cassese: i partiti, "più deboli e oligarchici sono, più allungano le mani sullo Stato"; meno iscritti hanno ("solo il 2%"), minore è la "vita democratica interna" e maggiore la "presenza continua nello spazio pubblico" (dichiarazioni bla bla ai media). 

"Questa politica declinata al quotidiano nasconde un vuoto di proposte" e si manifesta con "l'affannosa ricerca di risorse finanziarie" in "perenne tensione con l'Ue per ottenere il consenso ad aumentare il debito pubblico". 

 

Eccoci arrivati al pericoloso "carattere spartitorio della politica". Con questi ovvi corollari: sempre più le leggi le fa il Governo, che riserva al Parlamento fondi per "la libera disponibilità di tutti i gruppi parlamentari". (Non lo sapevo ed è davvero brutto). 

Puntualizza Cassese: l'opposizione in Parlamento dovrebbe fare alte denunce e "cercare rimedi". Perché le "viene sottratta l'arena del dibattito, la possibilità di esercitare una influenza, in ultima istanza la dialettica democratica". 

La questione – conclude – "dovrebbe essere al centro della discussione pubblica, spingere a individuare cause e adottare correzioni. Invece, ci si accontenta del tweet quotidiano, della battuta dinanzi alle telecamere". 

Cassese non distingue tra i partiti e prende di mira Fratelli d’Italia, dato il peso e le responsabilità. C'è da dire che, mentre il Pd ha questa tensione nel Dna d'origine (e in un certo senso lo frena: brucia i segretari), pecche e differenze sono troppo evidenti tra i partiti di un padrone (sia un comico sia un imprenditore) e quelli politici (tutti, chi più chi meno, in affanno). Certo, il re è nudo, in Italia e ovunque. 

Crisi globale dunque, con gli Usa, al solito, più avanti di tutti. Perché questo è Trump: la crisi del partito politico, che attende idee, passioni, innovazioni organizzative e di comunicazione. 

E una certa arroganza dei sistemi totalitari, i loro azzardi (Pericoli e Rischi s-misurati) traggono ossigeno da questa crisi. Crisi della Democrazia, dei suoi attori chiave, i partiti. 

Quali rimedi? Diciamo, nel nostro piccolo: riformare i partiti; imporre negli Statuti un'organizzazione per la Democrazia interna, richiesta in modo esplicito dalla nostra Costituzione: "con metodo democratico". Altro che parenti, fidati, patti indicibili e leader intramontabili. E tutto in fretta e nottetempo. 

Dare spazio a un serio, scientifico, lavoro di ricerca e progettazione politica – su indirizzo di partito – da parte di competenti e appassionati (con visione lunga e larga, politica). Ne abbiamo parlato qui più volte. 

Una critica faccio a Cassese. Non parla del tema chiave per capire i partiti (e i leader): il loro finanziamento. Se leggi l'autobiografia di Obama ti rendi conto: metà del suo tempo lo dedicava alla ricerca di finanziamenti macro e micro. Nessuno è innocente. Parlarne.

Francesco BIZZOTTO

mercoledì 16 agosto 2023

Vale la candela? Comporta rischi sostenibili?

 IL PONTE SULLO STRETTO

Hai un Progetto? Vuoi finanziarlo? Mostrami le Assicurazioni. 

Chiediamo al ministro Salvini di rendere pubblica – del Progetto del Ponte – la parte che illustra i Benefici attesi & i Rischi implicati. 

E quindi di mostrare come si intendono gestire Benefici, Rischi e Assicurazioni. 

Sono decisivi sia i "super-esperti" (il loro compenso è secondario; trarranno vantaggi dal firmare quest'opera ...) sia il delicato rapporto Benefici attesi – Rischi temuti – Assicurazioni di garanzia. Molte le sottolineature. Eccone alcune, di base, relative ai Rischi: 

-  Come verranno gestiti i Rischi? Con quali approcci, obiettivi, priorità, consulenti? 

– Chi assicurerà (quali Compagnie? con quali ripartizione e responsabilità interne alle polizze? con quali intermediari?) il Progetto, l'Esecuzione e poi la Gestione del Ponte? A quali Condizioni? Con quali limiti (Franchigie, Risarcimenti massimi, Esclusioni)? 

– In particolare, i Rischi di "Responsabilità" civile (verso gli utenti, le Città, le Regioni, il Paese) come vengono affrontati? Con quali Massimali, Condizioni, Limitazioni, Esclusioni?  

Il punto è questo: ci dobbiamo occupare dei Rischi temuti in parallelo con le Possibilità di Vantaggi intraviste, immaginate. Sono i due lati (Vantaggi attesi & Rischi) di un unico foglio (il Progetto, l'opera e la sua vita reale). Perché "ciò che è in potenza è in potenza gli opposti" (Aristotele). 

Vantaggi immaginati e Rischi vanno gestiti in modo intrecciato, reciprocamente influente.

Così ce ne dobbiamo occupare! Non si fa quasi mai. L'avessimo fatto, non saremmo dove siamo con il clima, l'inquinamento, l'isolamento e l'ansia personali. 

Le polizze di Assicurazione poi sono cartine di tornasole dei Rischi. Dicono – con le loro condizioni, i loro limiti e il loro "premio" – di una reale, libera, economica valutazione. 

Sono sensori di mercato su cui riflettere, di questi tempi. Hai un grande Progetto? Vuoi finanziarlo, realizzarlo? Mostrami le Assicurazioni!

Francesco BIZZOTTO

 

mercoledì 2 agosto 2023

LA DIGNITÀ

DA ANZIANI

"Prevenire la fragilità è un gesto di forza".

Una casa - una vita nuova. Chiedere a Boeri.
Alleati possibili? Gli Assicuratori europei

Ferruccio de Bortoli, nell'Editoriale del 24.07 del Corriere della sera, ci aiuta a capire la condizione di noi anziani (ho 75 anni).

Il Parlamento ha approvato una legge delega per sostenere gli anziani soli (quasi metà dei nuclei familiari). Servono 7 miliardi l'anno e il PNRR prevede entro gennaio i decreti attuativi.

Par di capire che ci si orienti in negativo: a fare un welfare aggiuntivo per la non autosufficienza in età avanzata. Un errore di approccio: altre tutele e altri debiti!

Ma, sbagliamo noi anziani. Abbiamo cognizioni e risorse e mettiamo la testa sotto la sabbia. Siamo il 25% e ce ne stiamo passivi, inconsapevoli della nostra forza. Scendiamo in campo, investiamo e rischiamo! Per noi e per lasciare tracce positive della nostra vita.

E de Bortoli mi pare sia d'accordo. Dice infatti: per "assicurare la dignità dell'anziano, la piena consapevolezza e l'esercizio in libertà dei propri diritti, e non soltanto l'assistenza quando la salute comincia a cedere, sono necessari una presa di coscienza individuale e un salto culturale".

E fa un esempio: il "mandato di protezione per futura incapacità, previsto da una convenzione dell'Aia del 2000 che noi non abbiamo ancora ratificato". Chi lo sapeva? "Prevenire la fragilità è un gesto di forza".

Ed è vero che "il decadimento cognitivo conserva da noi una sorta di stigma che porta alla rimozione della realtà".

Ma, caro de Bortoli, non dovremmo affermare con più forza che conviene cambiare approccio, fare riforme (come chiede l'Europa) e investire per ridurre il rischio di dipendenza in età avanzata e i costi di assistenza? Come? Favorendo la cosa più desiderata da noi anziani: la vita attiva, relazionale, autonoma e gioiosa.

Lo auspica oggi stesso papa Francesco: "Che l'anziano non sia solo nella moltitudine". Ed è l'orizzonte del moderno Risk management: prevenire i danni, anticipare gli eventi avversi, riflettere meglio sulle scelte che si fanno. Solo così, per inciso, si gestisce il Cyber risk.

E, per anticipare il problema (ridurre il rischio di dipendenza), cosa è decisivo? Costruire case di tipo nuovo (Francia e Germania lo stanno facendo), che non siano gabbie di solitudine ma luoghi attrezzati, mixati a servizi, organizzati e gestiti per molteplici attività.

Che tipo di casa? C'è una ricerca di anni fa del Censis sulla casa desiderata dai giovani: la "casa taxi"; piccola, organizzata, ben attrezzata e con molti servizi a portata di mano. Così per gli anziani. Con una sottolineatura per i temi relazioni e servizi.

Ancora: come costruire case innovative per cui c'è sia attesa sia disponibilità di investimento (crowdfunding)? Parlarne, chiedere ai competenti innovativi. Ad esempio a Stefano Boeri, che a Milano ha fatto il Bosco verticale.

Case che mixino abitazioni, attività, servizi, si sviluppino in verticale, abbiano i numeri necessari e il Metrò dabbasso. Ci siamo capiti.

Si dirà: comporta alte spese? Le Acli milanesi dieci anni fa ci dissero: possiamo gestire noi le vostre vecchie case e assicurarvi un reddito aggiuntivo. Comunque, i soldi non sono un problema. È un problema culturale e politico. Di scelte politiche e di iniziativa degli anziani.

Invito gli anziani a svegliarsi, attivarsi, chiedere. E votare gli amministratori che prendono impegni per una casa - una vita nuova per tutti: attiva, relazionale, organizzata e ricca dei servizi necessari.

Con l'Intelligenza artificiale, il lavoro produttivo lo faranno le macchine, i robot. E noi? Quale lavoro importante resta da fare, oltre che controllare e gestire le macchine? Possiamo sviluppare con profitto il lavoro più bello e importante: la cura delle Relazioni, i servizi, in specie per la vita attiva e indipendente.

E possiamo cercare alleati: ad esempio gli Assicuratori che con le loro polizze di tutela del rischio di non autosufficienza (LTC - Long Term Care) possono dare una mano. Investire per costruire e organizzare le case e i servizi attesi. Sono orientati alla Prevenzione e ne hanno tutto l'interesse.

Lo prevede, tra l'altro, la direttiva europea Solvency II che, mentre libera da vecchi vincoli, impegna gli Assicuratori – per la sicurezza dei loro stessi bilanci – a fare "investimenti infrastrutturali prospettici". A modernizzare il loro ruolo strategico di investitori istituzionali (da 12mila miliardi) di lungo periodo, e investire per ridurre i rischi della prospettiva. Il cacio sui maccheroni!

Insomma: smettiamola di lamentarci e attiviamoci affinché la Politica faccia le riforme, possibili e attese a dire il vero da molti anni. Possiamo stare meglio e, insieme, ridurre il macigno del debito pubblico.

Francesco Bizzotto

 


venerdì 16 giugno 2023

INTELLIGENZA ARTIFICIALE CHIAMA

 REGOLE E LIMITI

Serve un lavoro interdisciplinare, corale e trasparente. E sbocchi istituzionali. La Gestione di questi Rischi: 1° chiede un’umanità nuova (Donna, contemplativa) e una Città nuova; 2° deve fare perno su Prevenzione e Assicurazione

La notizia, strepitosa, era attesa da noi che ci occupiamo di Rischi: alla tecnologia servono regole e limiti. Lo dicono i guru dell’Intelligenza Artificiale (AI). Il “Center for AI Safety”, il 30 maggio scorso, ha lanciato un appello sottoscritto da 350 imprenditori, ricercatori ed esperti, tra cui Sam Altman, capo di Open AI, che ha fatto ChatGPT. I leader della Silicon Valley ne hanno parlato alla Casa Bianca con Kamala Harris e Altman stesso, in audizione formale al Congresso Usa, ha chiesto regole e limiti, per impedire la diffusione di programmi di AI con obiettivi aggressivi e incontrollabili.

La "cultura dell'illimitato" (Umberto Galimberti) si rende conto e arretra. Ora, è necessario che ogni specialismo porti contributi (meglio se organizzati), tenendo un profilo basso, senza pretese, senza schieramenti, favorendo il lavoro e la sintesi delle Istituzioni. Con quale obiettivo? Un grande sviluppo di una AI a saldo positivo, a Rischi controllati. C’è già una buona notizia: Usa e Ue stanno collaborando per un’architettura di impegni. Lo ha annunciato Antony Blinken, Segretario di Stato Usa. E noi? In primis cosa serve? Esporsi nel lavoro interdisciplinare, tenere reciprocamente conto delle idee e non temere le ombre. Ad esempio: i grandi della tecnologia hanno annusato catastrofi incombenti e non vogliono rimanere con il cerino in mano? È secondario. Siamo corresponsabili.

 

ChatGPT. È un programma di AI rilasciato da Open AI (novembre ‘22).
L’AI Generativa (GenAI) è in grado di produrre testi, immagini, video, musica.
ChatGPT è un “chatbot”, un software che conversa in molte lingue, elabora dati e risponde a domande (bot) in molti campi.
Il “chatbot” fornisce informazioni e automatizza attività di routine. Libera.
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L’utilizzo ideale già intravisto dei “chatbot”:
Essere concentrati, riflessivi, critici; 
Avere idee, valori e obiettivi chiari.

Detto che la consapevolezza è un primo, grande passo, vediamo il punto di vista della Gestione del Rischio – del Risk management – di cui la Gestione delle Assicurazioni è oggi grande parte, perché è molto importante e perché è asfittico il resto, ad esempio la Prevenzione. Facciamo due affermazioni, due proposte e tre NB. Le due affermazioni:


 

1.     Il Rischio è misura. Le regole, i limiti, servono per dare evidenza, una misura, all’evento indesiderato atteso. Per renderlo un Rischio, una probabilità. Se non c’è misura, abbiamo a che fare con un “pericolo” (poco si sa e ci si cura) o con un “azzardo” (quando si è in eccesso, si esagera e si spera nella buona sorte). In tutti i casi, regole e limiti riguardano le nostre relazioni (intenzioni, comunicazioni e comportamenti). Così il Rischio rende evidente la responsabilità (la risposta ai problemi e chi ne è titolare). Dobbiamo dedicarci di più a definire e attendere i Rischi, in termini sia quantitativi (dati oggettivi: big data) sia qualitativi (eventi, relazioni: small data); e anche ad attendere i “Cigni neri”, incredibili, impensabili, impossibili. Come? Vivendo e lavorando bene. Con quale obiettivo? La Safety, la sicurezza attiva, leggera, capace, creativa, distingue Zygmunt Bauman. La affianca alla sicurezza istituzionale (Certainty) e a quella logico razionale di base (Security).

 

2.     La Potenza è duale. Questo è l’aspetto di fondo su cui affinare le idee e il linguaggio. Ogni Possibilità aperta dall’ingegno e dall’immaginazione, dai mezzi e dalla tecnica, è Potenza e proietta un'ombra, contiene un Rischio. È un Rischio. La Potenza (della natura, degli umani, della tecnica) è da sempre alla nostra attenzione ed è stata, prudentemente, posta prima nelle mani del sacro (di dèi ed eroi), poi dei potenti. Ora, dice Mauro Magatti (Oltre l'infinito - Storia della potenza, dal sacro alla tecnica), è nelle mani di chiunque. Il problema non sta tanto nella Potenza diffusa, quanto in come la usiamo e trattiamo; nelle pratiche di libertà. In sostanza: ci dobbiamo occupare di entrambi i suoi aspetti, senza separarli, senza minimizzare il Rischio. A partire dalle scelte politiche e strategiche. Dice l’Aristotele caro a Emanuele Severino: "Ciò che è in potenza è in potenza gli opposti". Quando scateniamo una Possibilità (dalla decisione di andare in vacanza al Ponte sullo Stretto di Messina) scateniamo anche il relativo Rischio. E, più grande è l'una, più grande è l'altro. Dobbiamo proporci di Gestire – vedere, valutare, trattare – sia la Possibilità (di nuovi vantaggi: il lato in fiore) sia il Rischio (conseguenze indesiderate, possibilità di danni: il lato in ombra). Gestirli insieme, dal progetto. Esserne consapevoli, pensarli, dar loro una misura. Il filosofo Henri Bergson dice che la nostra intelligenza ha un grosso limite: siamo predatori; ci avventiamo sugli obiettivi; trascuriamo i luoghi del Rischio, il percorso, il processo, il lavoro, che infatti ha da sempre un connotato negativo. Ci rifiutiamo di vedere avanti: le possibili conseguenze indesiderate che precedono, accompagnano e seguono i vantaggi inseguiti. Pensiamo al Pnrr. Non è per frenare ma, fare i progetti, spendere i soldi e controllare non basta. Il Ponte sullo Stretto, ad esempio: li abbiamo individuati e Gestiti i Rischi che comporta? E chi ne risponde? Chi e come li assicura?

E ora le due indicazioni:

A.    Prevenzione. C’è un modo convincente (ce lo ricorda il presidente Mattarella a ogni occasione e dopo ogni disastro) per rendere misurati i Rischi: pensarci per tempo, anticipare gli eventi avversi, avere sguardo prospettico; quello chiesto alle compagnie di Assicurazione dalla Ue – Solvency II – per mettere in sicurezza, con gli investimenti, i bilanci. Prevenire i danni implica vedere le Possibilità anche come Rischi (la nostra Potenza) e anticiparli. Rimediare, riparare, assistere, costa il doppio ed è una chance sempre meno disponibile. Siamo obbligati a prevenire, essere predittivi, anticipare le conseguenze indesiderate: dotarci degli strumenti, sviluppare la cultura del caso. Non merita un vantaggio fiscale chi si orienta e pratica percorsi di Prevenzione?

 

B.    Assicurazione prospettica. La polizza (promessa) assicurativa è una modalità di mercato per rendere più sicura (ad seguro) la libera intrapresa e dire della misura del Rischio, della responsabilità del titolare. L'Assicurazione (la sua quotazione, le sue trasparenti Condizioni “All risk” – tutti i Rischi sono compresi tranne quelli chiaramente esclusi) è cartina di tornasole. Ogni progetto e impresa deve avere un piano di Gestione (e quindi una Assicurazione di processo, prospettica) delle Possibilità di vantaggi & di danni, unite, intrecciate, non separate. Così, avremo in campo iniziative misurate, sensate, accettate: sostenibili. Ricordo cosa narra il mercato: una compagnia petrolifera, negli anni ’90, voleva perforare il Polo Nord; abbandonò il progetto perché non trovò copertura assicurativa. Non era un Rischio ma un azzardo!

 Seguono i nostri tre “Nota Bene” finali da approfondire, su cui riflettere:

 NB n. 1. I quattro Rischi di Ian Bremmer. Intervistato da Massimo Gaggi sul Corriere della sera del primo giugno scorso, Bremmer, 51 anni, fondatore e capo di Eurasia Group, evidenzia quattro Rischi della AI (poi ripresi in un articolo di Bremmer sullo stesso Corriere del 13 cm. Li elenchiamo. Meritano di essere esplorati a fondo, per sviluppare la AI. Rischi di:

1° “Disinformazione” senza freni, che produrrà, con la “irrilevanza della realtà”, la crisi delle Istituzioni e dei mercati;

2° “Proliferazione”, perché l’AI è facilmente disponibile, come sappiamo: con il portato di malware, armi biologiche, manipolazione dei mercati e delle pubbliche opinioni;

3° “Lavoro”. “Mestieri che scompaiono, altri che nascono”. Servono “tempo e risorse per addestrare e proteggere” le persone (e forti Istituzioni ad hoc, aggiungiamo). Perché “con l’AI tutto è più rapido ed esteso” e ci possiamo dedicare alle cura creativa delle relazioni;

4° “Interazioni umane”: rischiamo di diventare “animali antisociali” in preda ad ansia, depressione, pornografia; con fenomeni di disfunzione sessuale, celibato involontario, autolesionismo.

 NB n. 2. Dai Rischi la produttività. Uno schema di Gestione efficace dei Rischi in qualunque intrapresa è quello suggerito da Enterprise Risk Management Initiative di North Carolina State University. Ogni progetto e attività si polarizza in una sua parte di testa, eccellente (punti di forza), con chiari indicatori di performance (KPI - Key Performance Indicators), e in una sua parte di coda, arretrata, trascurata (aree di crescita), con propri indicatori di debolezza (KRI - Key Risk Indicators). Ebbene, possiamo facilmente rilevare e orientare i KPI e i KRI osservandone funzioni e contributo produttivo insieme ai Rischi in entrambi implicati. Dove siamo forti, infatti, possiamo andare oltre ma corriamo Rischi alti e sottili; dove siamo deboli, abbiamo spazio di crescita e molti Rischi, magari grossolani, trascurati. E osservare il lato in ombra (i Rischi, sia sottili sia grossolani) facilmente consente di caricare ed estendere il lato in fiore (il business, la produttività).

NB n. 3. Donna e Città. L’AI ci obbliga a fare un salto di qualità nella Gestione dei Rischi. E quindi a interrogarci sul tipo di uomo e donna che serve e sulla infrastruttura chiave di vita e convivenza del nostro tempo (la città). Vediamo emergere in molti contesti la donna: è il tipo giusto; c’è anche nell’uomo; esprime al meglio attitudini decisive di sensibilità, alta coscienza, raccoglimento, concentrazione, maturazione, percezione, tempismo. Insomma, l’uomo che serve per gestire e reggere le grandi Possibilità & Rischi (la Potenza) del nostro tempo è Donna! Il vecchio uomo aggressivo, predatore, arrogante, egocentrico, non ce la fa. È servito per molti millenni. Ora non più. Lo dice chiaro l’orientamento di Risk management più avanzato: per reggere e Gestire i Rischi servono donne & uomini contemplativi, cioè capaci di: 1° stare sul momento presente, rallentare, fare una cosa alla volta; 2°osservare bene, ammirare e apprezzare; 3° agire in relazione (immaginare, anticipare, processare). Preparati, concentrati e riflessivi, come Bagnaia sulla sua moto.

E la Città? Grande questione, anche lei matura, che chiama ripensamenti radicali, specialisti visionari (che ci sono: Stefano Boeri, Mario Cucinella, Anna Marson), investimenti e lavoro di lunga lena. Come deve essere la Città (la grande infrastruttura di vita, lavoro, relazioni, servizi) per l’uomo e la donna nuovi, contemplativi? Per soddisfare le loro esigenze (diritti e doveri) di attenzione, raccoglimento, concentrazione, gestione sottile, predizione da segnali flebili? Ne abbiamo parlato altre volte. Ci torneremo sopra.

Francesco Bizzotto

mercoledì 31 maggio 2023

LAVORO & IMPRESE

 Fare come in Europa

LIBERARE ENTRAMBI

con il cuore

Per un nuovo livello formale di Concorrenza d'impresa: nell'attrarre e soddisfare il Capitale umano! Come? Mettendo entrambi (Lavoro e Impresa) a Rischio, sul mercato, con una bella formazione e un serio accompagnamento. Come faceva don Bosco, con il cuore. E assicurarlo il lavoro. Renderlo più sicuro.


LAVORO. Ferruccio de Bortoli (Editoriale del Corriere della sera di ieri) mette bene in luce le nostre contraddizioni: il 20% dei ragazzi dai 15 ai 29 anni non studia né lavora, mentre un'impresa su due (il doppio rispetto al pre-Covid) non trova i profili professionali che cerca. Restano scoperti 1,2 milioni di posti di lavoro. Serviranno, nei prossimi 5 anni, 5,8 milioni di nuovi occupati "ancor più qualificati", dice de Bortoli. Come è possibile?

Fatta una certa tara ai numeri (penso al nostro Sud e al lavoro nero), è così perché – ha ragione de Bortoli – pensiamo al lavoro come a "un'emergenza sempre secondaria"; un "paradosso drammatico" il cui "processo di rimozione è collettivo".

Forse, azzardo, pensiamo al lavoro in modo solo funzionale, come fosse una utility dell'impresa. Non lo è più. Lo dimostra il fatto che, mentre servono giovani preparati, ci lasciamo "sfuggire quelli bravi e intraprendenti".  E gli immigrati? "Temiamo di doverli integrare". Con un paradosso: del PNR, forse, non riusciamo a spendere per "mancanza di profili professionali adeguati". Il PNR è "un immenso investimento sul capitale umano": vi dedica un quinto delle risorse. Ma, noi siamo in ritardo proprio nella missione 4: nei settori istruzione e ricerca. Occorre "rimboccarci subito le maniche". Parole sante, de Bortoli!

Si dice: servono competenze? Schiodiamo i giovani dal divano, li formiamo e li mettiamo in contatto con aziende che li cercano. Semplice. È così? Non proprio. Vediamo.

Servono forti Agenzie, pubbliche nei fini e private nella gestione (efficienti ed efficaci). Non giriamoci intorno. Il Pubblico da solo non funziona. Deve coinvolgere il Privato che qui, da solo, è fuori luogo. Costa e, pure lui, non funziona. Deve avere un fine alto, Pubblico.

E poi, si tratta di "collocare"? No. Di fare, piuttosto, come faceva don Bosco nella Torino del 1850: formava i ragazzi e li proponeva ad artigiani e imprenditori che conosceva. Dopo un po' tornava a trovarli (l'imprenditore e il ragazzo). Come va?

Entrambi sapevano di essere a Rischio: di perdere o il posto (il ragazzo) o il collaboratore (l'imprenditore). Se uno dei due non era soddisfatto lì, in quella relazione e collaborazione, don Bosco capiva che non andava bene, che si doveva cambiare. E cercavo il modo, con i suoi mezzi, nel suo tempo, per accompagnare il ragazzo in un altro posto (un altro impiego). E a volte il ragazzo era contento (e s'impegnava, riconoscente, nel nuovo posto), e a volte era spiaciuto (e rifletteva, e s'impegnava nel nuovo posto, per non perderlo).

Un discorso analogo me lo fece una dirigente della Agenzia del lavoro (AFOL) del Nord Milano, quand'ero fresco di presidenza e cercavo di capire: cosa è decisivo per aiutare a trovare un buon posto? Conoscere le esigenze (e avere la fiducia) di tante imprese – mi disse – e individuare i punti di forza (e le aree di crescita: formazione!) dei lavoratori che desiderano un impiego. Incrociare quindi le necessità (di lavoro e di collaborazione) e intuire quale relazione può funzionare. È un Rischio (valutato, misurato). Un bel Rischio.

Quindi, provarci con convinzione, determinazione. I fattori sono tanti, non solo razionali, funzionali, diceva la dirigente di AFOL Nord Milano. Anzi, i più influenti sono caratteriali, esperienziali. Può succedere che, nonostante un buon incrocio dei fattori professionali, la relazione non giri. Pazienza.

Questa e quella (di don Bosco), si chiama Politica attiva del lavoro. Da noi, è rimasta per decenni nelle mani di professori, giuristi e consulenti del lavoro. Ottimi specialisti (ad esempio Pietro Ichino, generoso e intuitivo) che però – lasciati soli – hanno piegato il lavoro all'impresa. Eccolo il "precariato", il lavoro debole! Non funziona. Vedere in Germania, Francia e Gran Bretagna. Ok. Bisogna approfondire...

Sono certo che Elly Schlein – se si fanno serie Politiche attive del lavoro – sia d'accordo. Come, credo, lo sarebbe il politico di lungo corso Dario Franceschini. D'altro canto, in Francia, quando s'è sgonfiato l'assalto di tipo "funzionale" alle Politiche del lavoro? Quando il sindacato cattolico CFDT ha detto a Macron: le imprese vogliono avere mano libera sul lavoro? Sia libertà per entrambe le parti; anche per il lavoro. E non si fece niente. Sbagliando, penso.

Parliamone a fondo. Impariamo. Cambiamo! Di Politiche attive – finalmente – si occupi la Politica. È questione di libertà e di relazioni (armoniose). È questione Politica.

Per parte nostra, pensiamo sarebbe opportuno aggiungervi un tocco: rendere più sicure le Politiche attive, Assicurare il lavoro (è facile), e così svelenire il clima e liberare sia il Lavoro sia l'Impresa. È il nostro doppio patrimonio più grande, che ci rende imbattibili (quando questa relazione funziona) su tutti i mercati. Questi amano i nostri prodotti, per la loro funzionalità mirata e il loro valore intrinseco, la loro storia e bellezza.

Per convincerci diamo un occhio ai maestri di mercato: agli Usa, per esempio. Il primo Rischio percepito, sia attuale sia in prospettiva decennale, è quello di attrarre, curare, far crescere e trattenere I talenti, le competenze.

Le medie e grandi imprese Usa si propongono di essere in primo luogo attrattive per i talenti.
Ecco il senso dell'anno europeo delle competenze (il 2023). Qui da noi passa quasi sotto silenzio.

Ancora. Come fanno gli Usa, in tendenza, a prendersi cura delle competenze? In un modo speciale, decisivo: favorendo l'incontro a ogni livello (sia di Cda sia operativo) di diversità di approccio, genere, razza, opinione. Perché solo la diversità ci fa, non cambiare idea, innovare, crescere.
Che lezione per i regimi autoritari, piramidali, dirigisti illusi, leaderisti!

N. B. È spunto di riflessione anche per i nostri leaderini nazional televisivi che, sempre più in fretta, acclamiamo e scarichiamo.
Soprattutto – come dice Ferruccio de Bortoli — non è questione di soldi: "Da una parte non si sa come spenderli, dall'altra non sappiamo dove trovarli (...;) un'atmosfera oppiacea di leggerezza finanziaria".
I soldi, dunque, ci sono. È questione di educazione (anche finanziaria) e di Governance: di decisioni condivise (una grande indicazione dell'Onu!). Pensiamoci. Assolombarda e Sindacati per primi. Per responsabilità e senza offesa.

Francesco BIZZOTTO