SIANO A RISCHIO, FORMATI E ACCOMPAGNATI
Siano imprenditori! Insegniamogli a esserlo! E diamo loro Sicurezze
attive (non passive).
Formiamoli e Accompagniamoli al rischiare. È più del "lavoro
dello spirito" di Cacciari
I giovani? Cercano, specie al Sud, un
"adattamento protettivo" ("opportunistico") entro sacche di
welfare, o vecchio o fatto in casa (la famiglia). "A danno dell'erario,
sfruttando i servizi pubblici senza pagarli", e a scapito del patrimonio
familiare.
Perché, data la riduzione degli stipendi del 2% in trent'anni
(mentre in Germania e Francia sono cresciuti del 30%), "per molti il
futuro è solo un rischio", un'ombra.
Il ceto medio in generale è in "strisciante secessione
dall'idea di essere parte di una comunità di destino in marcia". A causa
delle condizioni in cui si lavora, specie da giovani.
Lo dice Mauro Magatti sul Corriere della sera del 28 settembre.
Descrizione interessante.
I GIOVANI DEVONO ESSERE A RISCHIO, FORMATI E
ACCOMPAGNATI
Osserviamo che, magari fosse un
"Rischio" per i giovani il futuro! Dobbiamo darcelo come obiettivo.
Perché Rischio non è solo ombra e minaccia. È insieme anche possibilità,
chance, dinamica, iniziativa. E soprattutto è probabilità, cioè misura, visione
e valutazione, impegno e decisione personali.
I giovani devono essere a Rischio! Il problema è che non lo
sono: non hanno messa a terra, non ci sono visioni su cui basarsi, con cui
misurarsi. Che visione di futuro ha Milano? I giovani lo sentono: siamo, sono
in Pericolo. Manca la misura, è difficile valutare e decidere per sé e insieme.
I Greci antichi la chiamavano hybris: dismisura, che porta alla tracotanza e a
disastri.
Oltre che essere a "Rischio", cioè consapevoli e in
grado di decidere, i giovani hanno bisogno di essere Formati a ciò che serve
all'impresa. È facile, basta parlarne pacatamente; invece, si litiga da
lontano.
E poi devono essere Accompagnati, sostenuti nel dialogo con le
imprese, per pareggiare le chance. Qui siamo a zero ed è una vergogna. Abbiamo
detto: Don Bosco nel 1850 faceva di meglio.
Germania, Francia, i Paesi del Nord Europa e anche la Gran
Bretagna hanno molto investito nelle Agenzie del lavoro territoriali.
Consentono loro di avere un mercato del lavoro aperto, creativo e flessibile.
Il pane, a portata di mano.
Da noi solo Draghi se n'è ricordato e ha messo risorse. Renzi ha
fatto l'Agenzia nazionale delle Politiche attive (ANPAL, 2015) e poi s'è
fermato e ha mandato segnali di licenziabilità più facile ma non di Mobilità
del lavoro, di libertà, di imprenditività. Dopo Draghi, chiacchiere e nebbia.
Vedremo.
Il sospetto: sfibrare il mercato per poi consegnarlo al privato
senza il pubblico, senza la Politica. Non serve alle imprese. Non funzionerà.
Ci incarteremo.
Allora, il da farsi è semplice e tocca a Milano provare,
sperimentare: ripensare le Agenzie del lavoro (AFOL Metropolitana): mixare
pubblico e privato sia nei Cda sia a livello operativo, secondo la lezione di
Elinor Ostrom, prima donna Nobel per l'economia (come gestire i delicati beni
collettivi). Il pubblico da solo non ce la fa; il privato da solo pasticcia. E
Assolombarda cosa dice?
LA FRONTIERA: IMPRENDITIVITÀ ASSICURATA TUTTI IMPEGNATI, NESSUNO
IN DIFFICOLTÀ
Servono Politiche attive che pareggino Domanda e Offerta di
lavoro e mirino alla imprenditività diffusa (ove desiderata e possibile),
all'autonomia, alla progettualità professionale personale e alla iniziativa e
responsabilità collettiva, di rete, sociale: al Rischio d'intrapresa, appunto.
Molto oltre il "lavoro dello spirito" cantato da Massimo Cacciari.
Questo, si ferma alla vocazione e auto-realizzazione personale. Non
basta.
Noi Assicuratori possiamo assicurarlo questo lavoro imprenditivo
che raddoppierà il tasso di concorrenza (il nodo non sciolto della Sinistra).
Assicurarne il reddito, la salute, la casa e il futuro. Perché tutti siano
impegnati e nessuno in difficoltà e umiliato.
Possiamo anche sostenerlo in positivo: finanziare, assicurare il
Rischio professionale o d'intrapresa. Anche qui, l'ideale è trovare il modo di
farlo insieme: pubblico e privato (indirizzo condiviso e responsabilità
collettiva e personale).
L'82% del PIL lo fanno le PMI. Aiutiamole a crescere su questo
terreno. A fare sistema con il lavoro. I grandi investitori apprezzano le
nostre competenze, creatività e flessibilità di nicchia. Questo è il tema:
creare un forte mercato interno, non precarizzare e licenziare.
È prospettiva europea che attuerebbe l'indicazione Onu: ESG -
Ambiente, Inclusione sociale, Decisioni condivise (Governance). Parlarne.
Senza il lavoro non salveremo l'Ambiente; senza Inclusione
intelligente rallenteremo nell'innovare e non reggeremo la competizione di Cina
e India; se non alziamo il tasso di Condivisione delle decisioni non ci saranno
sagge decisioni, ovvero Rischi, ma Pericoli, hybris, tracotanza. In Usa se ne
parla. Facciamolo anche noi.
Francesco Bizzotto
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