lunedì 30 marzo 2020

FRATELLI MAGGIORI (1)


Ricordare, riportare vicino al cuore, le belle persone conosciute.

Faccio memoria di persone che ho stimato, e parlo di me dei miei sogni, del mio impegno. Inizio con un Agente di Assicurazioni esemplare, Gianni Decio

Desidero ricordare (riportare vicino al cuore) persone toste, che ho conosciuto bene, con tratti splendidi, tra luci e ombre. Ai lettori faranno venire in mente chissà quali ricordi. Ravviviamoli; è importante. Volevo chiamarli amici, ma avrei abusato: tra noi c’è stata simpatia, sintonia, non consuetudine. Per motivi diversi, li ho frequentati, conosciuti, stimati. Ne ho in mente diversi di Fratelli maggiori. A loro devo idee chiave e tratti di stile. Mi hanno formato, con nitidi esempi. E, purtroppo, sono mancati. Quindi, il mio è un tributo e un riconoscimento. È un atto sociale e insieme un racconto di me, del mio lavoro e dei miei sogni, di cui mi rallegro, che sono stati e che sono in campo. Nulla è perso se miriamo, come io miro, a decollare, a fare bene.

Lasciamo traccia dei nostri vicini (bravi colleghi, idee, maestri): testimoni senza pretese. Mi focalizzerò su incontri della mezza età, fra i 30 i 40anni, e loro avevano due o tre lustri di più (Fratelli maggiori, dunque). Comincio con un imprenditore esemplare: Gianni Decio.

GIANNI DECIO è stato Agente generale di Assicurazioni in Monza – Brianza: uno dei più forti della compagnia per cui lavoravo, sui 30anni (fine anni ’70), come assuntore di rischi: l’Intercontinentale di Roma. Imprenditore determinato, operava su un vasto territorio ben organizzato, con una seria, oliata macchina sia amministrativa sia produttiva, e con un bel rapporto con la compagnia (di rispettosa considerazione). Aveva ottimi risultati ed era duro con i collaboratori anche solo un po’ laschi. Chiedeva a ognuno di fare con impegno la propria parte e non accettava sconfinamenti di ruolo. Nemmeno da parte nostra.

Curioso del mondo, semplice, a volte disarmante, il signor Decio ha rappresentato al meglio la sua Brianza. Devoto alla famiglia, s’è tenuto la mamma vicina (anche in ufficio) fin che ha potuto. Una donna arguta e intuitiva; straordinaria. Lui tesseva con molta cura le relazioni e voleva bene a diversi colleghi di altre città (Pavia, Busto, Brescia, Cremona: erano amici e si sentivano e vedevano). Gustava le pause riflessive (“prendiamoci un caffè”), non si lasciava massacrare dai problemi (“metà li risolve il tempo”) e mi considerava un competente idealista e fortunato. Io amavo il mio lavoro, pensavo a come farlo meglio e facevo sia il sindacalista (in Cgil) sia Politica. Sono in debito con lui di una certa idea di equilibrio e libertà personali e di molti pranzi. Solo una volta è venuto da noi, per vedere la casa nuova a Paderno. Quando ho iniziato a fare formazione, mi ha visto in aula e mi ha detto: “Va molto bene”. I suoi pareri erano chiari, lapidari, senza fronzoli.

Imprenditore con una precisa idea di concorrenza (“essere mastini, darsi da fare, tirare fuori il meglio”), sapeva che la sua Agenzia doveva crescere (s’era fatta forte con la RC Auto obbligatoria degli anni ’70) ma procedeva per gradi e non s’infilava in situazioni poco traDesidero ricordare (riportare vicino al cuore) persone toste, che ho conosciuto bene, con tratti splendidi, tra luci e ombre. Ai lettori faranno venire in mente chissà quali ricordi. Ravviviamoli; è importante. Volevo chiamarli amici, ma avrei abusato: tra noi c’è stata simpatia, sintonia, non consuetudine. Per motivi diversi, li ho frequentati, conosciuti, stimati. Ne ho in mente diversi di Fratelli maggiori. A loro devo idee chiave e tratti di stile. Mi hanno formato, con nitidi esempi. E, purtroppo, sono mancati. Quindi, il mio è un tributo e un riconoscimento. È un atto sociale e insieme un racconto di me, del mio lavoro e dei miei sogni, di cui mi rallegro, che sono stati e che sono in campo. Nulla è perso se miriamo, come io miro, a decollare, a fare bene.

Lasciamo traccia dei nostri vicini (bravi colleghi, idee, maestri): testimoni senza pretese. Mi focalizzerò su incontri della mezza età, fra i 30 i 40anni, e loro avevano due o tre lustri di più (Fratelli maggiori, dunque). Comincio con un imprenditore esemplare: Gianni Decio.

GIANNI DECIO è stato Agente generale di Assicurazioni in Monza – Brianza: uno dei più forti della compagnia per cui lavoravo, sui 30anni (fine anni ’70), come assuntore di rischi: l’Intercontinentale di Roma. Imprenditore determinato, operava su un vasto territorio ben organizzato, con una seria, oliata macchina sia amministrativa sia produttiva, e con un bel rapporto con la compagnia (di rispettosa considerazione). Aveva ottimi risultati ed era duro con i collaboratori anche solo un po’ laschi. Chiedeva a ognuno di fare con impegno la propria parte e non accettava sconfinamenti di ruolo. Nemmeno da parte nostra.

Curioso del mondo, semplice, a volte disarmante, il signor Decio ha rappresentato al meglio la sua Brianza. Devoto alla famiglia, s’è tenuto la mamma vicina (anche in ufficio) fin che ha potuto. Una donna arguta e intuitiva; straordinaria. Lui tesseva con molta cura le relazioni e voleva bene a diversi colleghi di altre città (Pavia, Busto, Brescia, Cremona: erano amici e si sentivano e vedevano). Gustava le pause riflessive (“prendiamoci un caffè”), non si lasciava massacrare dai problemi (“metà li risolve il tempo”) e mi considerava un competente idealista e fortunato. Io amavo il mio lavoro, pensavo a come farlo meglio e facevo sia il sindacalista (in Cgil) sia Politica. Sono in debito con lui di una certa idea di equilibrio e libertà personali e di molti pranzi. Solo una volta è venuto da noi, per vedere la casa nuova a Paderno. Quando ho iniziato a fare formazione, mi ha visto in aula e mi ha detto: “Va molto bene”. I suoi pareri erano chiari, lapidari, senza fronzoli.

Imprenditore con una precisa idea di concorrenza (“essere mastini, darsi da fare, tirare fuori il meglio”), sapeva che la sua Agenzia doveva crescere (s’era fatta forte con la RC Auto obbligatoria degli anni ’70) ma procedeva per gradi e non s’infilava in situazioni poco trasparenti. Si rendeva ben conto che l’80% del rischio lo fa l’uomo (“per lo più con una certa malizia, per risparmiare sui costi”) e che il 20, 30% dei danni è intenzionale. Così, dalla compagnia pretendeva ma non troppo, e non perdeva tempo con clienti d’occasione.

Ricordo un magazzino di mobili attempati (strano in sé) che un tipo ci aveva invitato a quotare per il rischio d’incendio. Ci aggiravamo per i locali stipati e io pensavo a come fare per non esporci troppo, quando il signor Decio mi sussurrò: “Adesso noi andiamo a mangiare un boccone e questo rischio lo assicurerà qualcun altro”. Inutile dire: cosa fare e come lo decideva lui per noi. Correttezza, e capirsi al volo.

Agli Agenti di oggi – che cercano una autonomia lunare, esagerata – indico Gianni Decio come esempio di imprenditore con un messaggio: fare sistema, anche con la compagnia.sparenti. Si rendeva ben conto che l’80% del rischio lo fa l’uomo (“per lo più con una certa malizia, per risparmiare sui costi”) e che il 20, 30% dei danni è intenzionale. Così, dalla compagnia pretendeva ma non troppo, e non perdeva tempo con clienti d’occasione.

Ricordo un magazzino di mobili attempati (strano in sé) che un tipo ci aveva invitato a quotare per il rischio d’incendio. Ci aggiravamo per i locali stipati e io pensavo a come fare per non esporci troppo, quando il signor Decio mi sussurrò: “Adesso noi andiamo a mangiare un boccone e questo rischio lo assicurerà qualcun altro”. Inutile dire: cosa fare e come lo decideva lui per noi. Correttezza, e capirsi al volo.

Agli Agenti di oggi – che cercano una autonomia lunare, esagerata – indico Gianni Decio come esempio di imprenditore con un messaggio: fare sistema, anche con la compagnia.

Francesco BIZZOTTO

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