COVID-19. E DOPO? IL CIGNO NERO
“Nonostante il
progresso e la crescita della nostra conoscenza, o forse a causa […], il futuro
sarà sempre meno prevedibile” (p. 21). “Finora abbiamo giocato alla
roulette russa, adesso smettiamo e andiamo a cercarci un lavoro serio” (p. 132). Il Cigno nero, di Nassim Nicholas Taleb - Il Saggiatore, Milano, 2008.
Il
Covid-19 non è un Cigno nero (impensabile, imprevedibile,
incredibile) e neppure un Rischio (incerto ma previsto, misurato). È un Pericolo,
in qualche modo atteso, ma per molti aspetti di causa e decisione, sconosciuto,
sfuggente. Ci stiamo lavorando e gli stiamo prendendo le misure: troveremo i
rimedi. Va preso come avvertimento. Dice: cambiamo atteggiamento e passo; smettiamo
di devastare la Terra. Quantità e aggressività vitale (fame di fame futura) ci hanno
reso un Pericolo per l’ambiente. Un troppo quantitativo (un eccesso in automatico,
senza limiti: crescere!) che ci sta ribaltando. Ho detto: rallentiamo, puntiamo
alla qualità, alla misura, all’armonia. È bello avere davanti risorse e
possibilità; molta strada da fare. Come in montagna, prendiamo un passo che
reggeremo; diamoci un ritmo, uno stile. Riflettiamo: è l’esperienza di qualità
– da cui la bellezza – che desideriamo e apprezziamo. Ma, se bene e bellezza
non ci convincono (è già successo), dobbiamo sapere che c’è di peggio: sono in
arrivo i Cigni neri. Da restare a bocca aperta.
Il Cigno nero è un evento casuale, di enorme
impatto, a priori impossibile da prevedere, incredibile; spiegabile solo a
posteriori. Ne ha parlato Nassim Nicholas Taleb, un
consulente finanziario che insegna incertezza
in Usa. Può essere sia negativo sia positivo
("Cigni neri fortunati" - p. 14). È nell’aria e manda in ansia l’atteggiamento
routinario che non lo attende. Il caso (pura incertezza) non viene colto da chi
osserva "i dettagli invece che il quadro generale", chi si concentra
"sulle minuzie e non sui grandi eventi possibili", su ciò che sa anziché
su ciò che non sa. Così una certa "lettura dei giornali diminuisce la
nostra conoscenza del mondo" (p. 12). Vediamolo da vicino. Cosa e come
fare per coglierlo?
Accetto l'imprevedibile; mi focalizzo
sull'anticonoscenza (il molto che non so); alzo le antenne, mi apro ed espongo;
investo in ricerca e in capitale di rischio ma con metodo e con sguardo lungo,
strategico; osservo la realtà, i grandi trend, ciò che li benedice e che li contraddice,
e le nuove scoperte e possibilità. Qui, mantengo uno sguardo d’insieme che ne
percepisca e custodisca l’equilibrio, la tenuta, e ne colga movimenti e tendenze.
“È sempre meglio diffidare della conoscenza che deriva dai dati” (p. 55). “Sospettosi
riguardo al passato, che è subdolo” (p.102), ci serve agire con “approcci dal
basso e procedimenti non pianificati per prove ed errori” (p. 53). Via dagli
automatismi, consapevoli dell’”effetto tossico del veleno che consiste nel
guardare indietro” (p. 92).
Seppure Taleb (o la traduzione) usi un
linguaggio fantasioso e confonda i rischi (misurati) con i pericoli (“abbiamo
ereditato il gusto per i rischi non calcolati” - p. 131), è chiaro quando dice:
“la tendenza a correre rischi ha spinto molte specie verso l’estinzione” (p.
132).
Ora, forzo il ragionamento di Taleb (è in filigrana)
e apro alla possibilità di misurare e gestire anche il Cigno nero. Il
necessario sguardo al presente (non troppo sul passato, sui dati, per cogliere
l’improbabile) deve essere mobile, rispettare l’esperienza (la storia) e
soprattutto provare a sentire il futuro nel suo duplice sviluppo (positivo e
negativo: vantaggi / utilità e conseguenze indesiderate / disastri). Per
poterlo intuire e anticipare.
Ma, lato in fiore e lato in ombra delle
possibilità viaggiano insieme. Li dobbiamo osservare e gestire insieme, non
separatamente com’è nella nostra ingorda prassi: oggi io colgo i vantaggi,
domani lui si occuperà dei rischi. È qui il cambio di passo. La Possibilità
letta come Rischio (simbolo contraddittorio e vitale) formerà la capacità di
vedere i Cigni neri (di anticiparli). È l’immaginazione creativa, o nous per gli antichi; una visione, una
luce che sta oltre la psiche ed è pura presenza mentale illuminante.
Potentissima. Ciò che serve.
Si tratta di frenare il lato sinistro del
cervello, il lato maschile, analitico e aggressivo, e dare campo alla visione
d’insieme del destro, quello femminile, ben presente anche nei maschi. E arrivare
a passi e atteggiamenti misurati e misuranti – contemplativi – capaci di misurare
anche l’imprevedibile; di ridurlo a rischio. Da Cigno nero a rischio, appunto.
Però, non illudiamoci. Questo passaggio è
difficile, di lunga lena; parla di crescita spirituale; figuriamoci. Intanto, i
Cigni neri incombono: vedi il 5G, l’AI … & le loro ombre.
Francesco
Bizzotto
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