giovedì 22 settembre 2022

FARSI CARICO DEL FUTURO

PRIMA L’AMBIENTE

Abbiamo alle spalle mesi drammatici di siccità, lo scioglimento del ghiacciaio sulla Marmolada, il caldo opprimente. Da ultimo la catastrofica alluvione delle Marche.

I cambiamenti climatici esistono e sono ormai sotto agli occhi di tutti, non sono in discussione.

Sono un convinto sostenitore del PD e del lavoro che abbiamo fatto in questi anni sul tema dell’ambiente.
Sono molto orgoglioso di essere uno dei parlamentari che ha portato a inserire la difesa dell’ambiente nella Costituzione italiana. Questa cosa è passata inosservata ma è di grande importanza.
Sono orgoglioso di stare in un partito che nel suo programma mette la questione ambientale tra le tre priorità, insieme al lavoro e ai diritti, su cui costruire un’altra idea di Paese.

Il PD, quindi, è un partito che ha capito che la questione ambientale attraversa e deve attraversare tutte le politiche (la politica estera, il governo delle città, i comportamenti individuali).

Dobbiamo però discutere di come affrontiamo questa situazione.

Su questo la risposta non è scontata. La politica italiana, e non solo italiana, dà risposte diverse.

C’è una risposta politica e culturale che dice che, di fronte a quello che sta succedendo, il primo problema che ci si deve porre è quello di difendere lo status quo e difendere ciò che esiste.
C’è poi la nostra idea che, invece, dice che dobbiamo cambiare, costruire in modo nuovo e secondo approcci nuovi e farci carico del futuro.
Non è una novità che c’è una destra che cerca di lucrare sul presente e preferisce dire alle persone che il problema è riscaldare quest’inverso e non importa cosa accadrà tra vent’anni e chi, invece, come pensiamo di fare noi, si preoccupa al futuro.
Credo che questa sia la motivazione più evidente di uno scontro tra posizioni diverse, su cui si cerca di far finta di niente ma c’è.
Quando parliamo, ad esempio, della necessità di rispettare i principi che l’Europa si è data per arrivare ad una transizione che porti nel 2035 a smettere di produrre auto con combustibili fossili, noi consideriamo giusto questo mentre altri ritengono che non lo sia perché costringe a cambiare il modo di produrre e di costruire.
Qui, dunque, c’è una differenza fondamentale, così c’è come rispetto a come si affronta l’emergenza bollette.
È evidente che di fronte alla crisi energetica abbiamo bisogno di pensare al gas come combustibile per gestire una transizione. Il problema, però, oltre a gestire la transizione, è quello di capire dove si intende andare.
Noi continuiamo a pensare che gli obiettivi che ci siamo dati anche in Europa di arrivare ad una produzione prevalentemente fatta con le energie rinnovabili debba essere la priorità.
Altri, anche in questi giorni, hanno messo in conto l’ipotesi di non abbandonare neppure i combustibili fossili. C’è una differenza fondamentale e credo che questo vada detto e vadano rivendicate le ragioni per cui abbiamo preso alcune posizioni.
Penso che abbiamo fatto tante cose in questa Legislatura, tra queste ci sono i 70 miliardi del PNRR destinati all’ambiente, al dissesto idrogeologico, alla manutenzione della rete idrica.
Queste sono cose importanti.
Abbiamo perso, però, una grande occasione: in Senato eravamo arrivati alla fine della costruzione della legge sulla rigenerazione urbana, che è il compendio di molte cose dette fin qui.
Si tratta di una legge che metteva tanti soldi al servizio dell’idea per cui dobbiamo guardare ciò che nelle nostre città non funziona più, come le aree dismesse o le aree degradate e cambiarle ma non guardando semplicemente all’edilizia ma anche alla necessità di dare risposte ai temi della mobilità sostenibile e dello sviluppo delle energie rinnovabili.
Credo, quindi, che interrompendo la Legislatura e non potendo arrivare all’approvazione della legge sulla rigenerazione urbana, abbiamo perso una grande occasione.
L’altra occasione che si è persa è quella del superbonus.
Io continuo a pensare che il superbonus sia stata un’iniziativa straordinaria, che ci ha consentito di mettere mano ad una parte importante del nostro patrimonio edilizio, di renderlo efficiente dal punto di vista energetico e più sostenibile, di mettere in campo energie alternative e fonti energetiche rinnovabili.
Spiace che tutto questo non si è fatto dove più serviva: le case popolari erano il posto in cui il superbonus andava realizzato. Pensiamo a che risparmio ci sarebbe sulle bollette di chi oggi paga pochi soldi di affitto e centinaia di euro di riscaldamento e pensiamo anche all’aumento del valore di quelle case se si avesse avuto il coraggio - e le aziende non lo hanno avuto - di utilizzare il superbonus.
Stiamo parlando di questioni molto concrete su cui la pensiamo in modo molto diverso dalla destra e come si voterà inciderà sulle cose che si faranno nei prossimi anni.

Sen. Franco MIRABELLI

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