mercoledì 24 luglio 2024

"PERICOLI" DI GUERRA

 COME TRASFORMARLI IN "RISCHI" 

 Ammiriamo le riflessioni di molti nostri giornalisti. Ad esempio il 23 luglio 2024 (Editoriale del Corriere della sera: L'EUROPA INDIFESA), Angelo Panebianco offre spunti e motivazioni interessanti: la Difesa europea è centrale; rafforziamo la "gamba europea" della Nato con il 2% del Pil. Ora, dice Panebianco, "un diffuso sentimento antimilitarista, ha reso l'opinione pubblica insensibile alle esigenze della sicurezza". 

Siamo d'accordo e proponiamo di mirare alla Governance dei Rischi di guerra, violenza, prepotenza. Ora, non sono Rischi (misura, probabilità), ma Pericoli smisurati, direbbe Niklas Luhmann. E gli esperti (ciascuno nel suo ambito) attendono il Cigno nero di Nicholas Taleb: incredibile, impossibile, impensabile (sia in positivo sia in negativo). 

Abbiamo detto che la Difesa europea, per essere un Rischio misurato, deve cercare un equilibrio tra forza e diplomazia: una Politica estera. Dunque: Difesa / deterrenza / armi e Diplomazia (un'Istituzione forte e una Persona giusta, tipo Draghi). Basterà? 

PIÙ COLLABORAZINI E MENO CONFLITTI 

Panebianco ci fa dubitare. Serve rilanciare l'idea e le autorità di Governo delle Relazioni (collaborazioni e conflitti) tra Stati sovrani. L'idea cara al presidente Mattarella. L'Onu, ad esempio, rivedendone il sistema decisionale. E pure il Tribunale dell'Aia. Per moltiplicare le collaborazioni e ridurre i conflitti. Per non svegliarci un mattino con 60 km di carro armati in fila verso una capitale europea. O peggio. 

Dobbiamo, in generale, aprirci e attrezzarci per anticipare le tragedie. Lo ha detto Ilaria Capua a proposito del rischio che epidemie tipo Covid, ma molto più letali, passino dai polli ai bovini e poi all'uomo. Anticipare è l'imperativo. 

Ora, se manca un elemento (Armi, Diplomazia, Governo dei conflitti) – vedi in Medio Oriente –, se non ci impegniamo a trasformare in Rischi misurati i Pericoli smisurati in cui siamo, questi crescono e aprono al Cigno nero. Non ce lo possiamo piu permettere. 

IL RISCHIANTE. OLTRE L'UOMO PREDATORE 

Rapporti tra Stati, Ambiente, Economia, Digitale, Intelligenza Artificiale. Possiamo andare oltre l'uomo di cui siamo eredi; oltre l'intelligenza da predatori che ci caratterizza: balziamo sulla preda (il Possibile), poco curanti di Rischi e Pericoli. 

Così invitava a fare – diciamo ad Angelo Panebianco – l'eroe liberal Joseph Schumpeter. Pensava ai Rischi come ad aspetti marginali dell'iniziativa, gestibili con accantonamenti finanziari (neanche specialistici, assicurativi). Un errore. Il business, come ogni attività – tanto più se innovi –, è una moneta a due facce. Viaggiano insieme; vanno osservate e gestite in contemporanea. Mai separatamente. 

Così, in questa ricerca di equilibrio, di armonia, di qualità, il rischiante scopre altri business, altre, migliori Possibilità. È l'amore per la qualità che carica sviluppi quantitativi. L'amore per la quantità (l'ingordigia) carica ribaltamenti, incomprensioni, guerre. 

L'amore per la qualità, l'arte, la bellezza, la giustizia (parte decisiva della cultura europea, occidentale) ci invita a portare al tramonto l'uomo predatore e aprire all'uomo nuovo. Un "Oltre uomo" che ci salvi, che ami il Rischio, il "bel rischio" di Deborah Lupton, che insegna a gestire l'incertezza. A Sidney.

Francesco Bizzotto 

mercoledì 17 luglio 2024

CASSA DEPOSITI E PRESTITI

DONNE IN CDP

Donne (4) e uomini (6). Per fare cosa?

Quel che serve 

"Per fare cosa?" non lo chiediamo agli uomini – che qui ci hanno portato con il loro modo di rischiare (il comando semplice, opaco, a volte geniale) – ma alle donne sì. Rappresentano la modalità del fare Rete, lavorare in Gruppo (l'Inter-essere buddhista). Quel che serve. 

È modalità da approfondire, praticare (gli Usa lo stanno facendo). Per reggere i Rischi della AI. implica specialisti con visione ampia e un nuovo umanesimo: "contemplativo" direbbero le suore cattoliche (Usa) della Lcwr; capace di alta concentrazione cosciente, di osservazione che ammira e apprezza. Capace, quindi, di agire in relazione con gentilezza (immaginare, anticipare). Quel che serve. 

Per non perdere il livello raggiunto di benessere e libertà personali; per reggere e trarre nuovi vantaggi dalle Possibilità/Rischi in cui siamo, diamo spazio al nostro lato femminile, in primis alle donne! È quel che serve.

 

PS. Dunque, per Gestire bene i Rischi (non farci male), torna utile la saggezza dell'artigiano vetraio: "stare sul pezzo, non dare confidenza, non avere paura". Quel che serve.

Francesco Bizzottto

martedì 16 luglio 2024

SU UN PROGETTO DI SISTEMA PUBBLICO - PRIVATO

RISCHI E ASSICURAZIONI.CRONACA

Riprendiamo e applichiamo vecchi spunti politici specifici. Il mestiere con visione ampia

"Le assicurazioni stanno investendo in innovazione e Intelligenza artificiale. Ma serve un nuovo approccio, una nuova cooperazione tra pubblico e privato a livello Ue". Così la presidente di Ania Bianca Maria Farina a un convegno del marzo scorso sul ruolo delle Assicurazioni. 

Ora, "Assicurazioni Generali e Intesa S. Paolo guardano al fondo di fondi che Cassa depositi e prestiti (Cdp) sta attivando per spingere gli investimenti nelle eccellenze imprenditoriali italiane, in particolare nelle medie imprese quotate" (così Paola Pica, Corriere della sera, 14.7.'24). È "un progetto di sistema pubblico-privato promosso dal governo". 

Qui ne parliamo bene, lo sosteniamo e critichiamo (contribuiamo, con rispetto) dal nostro punto di vista. 

Innanzitutto, ci pare decisiva la collaborazione pubblico-privato. È sostenuta e motivata anche da Draghi. Gli investimenti necessari (infrastrutture, ambiente, inclusione sociale, digitale) sono tali che il pubblico da solo non può farcela. Peccherebbe di dirigismo, salirebbe il debito, sbaglierebbe. Serve fare Rete con il privato. 

È un bel modo per mettere a terra l'intuizione "rivoluzionaria" (così Salvatore Rossi, primo presidente di Ivass) di Solvency II, che impegna le Compagnie europee a fare – per rendere sicuri i lori bilanci – "investimenti infrastrutturali prospettici" materiali e sociali; a guardare avanti, formare i trend. Ricordiamo che gli Assicuratori europei sono investitori istituzionali di lungo periodo da 12mila miliardi. 

COSA MANCA? 

POLITICHE INDUSTRIALI e DEMOCRAZIA ECONOMICA 

Ci permettiamo ora di invitare governo e parti sociali (e di mercato) a dare coerenza e forza a questa visione condivisa. Per aumentarne la probabilità di successo. Serve, ci pare: 

1° Saldare investimenti e politiche industriali. Come? Con la cultura chiave della Gestione dei Rischi, al cui cuore c'è la Prevenzione. 

2° Muovere le Relazioni d'impresa ("osare più democrazia"). 

– Politiche industriali. In quale ottica? Ma, quella matura, quasi scontata, della Gestione dei Rischi, della Prevenzione dei danni. Lo auspicava Pierluigi Stefanini, presidente del Gruppo Unipol, vent'anni fa in un dibattito al Politecnico di Milano. 

L'offerta è pronta ed è domanda latente degli assicurati. Le Compagnie hanno qui investito. Manca solo un motivato indirizzo politico, un po' di opinione pubblica e un vantaggio fiscale per chi innova in questa direzione. Per inciso: solo così la Politica non sfugge ma assume e corre il suo proprio Rischio. 

Si tratta di inclinare verso la cultura dell'anticipare gli eventi, ormai d'obbligo data la tendenza dei danni a essere senza rimedio. Sì, indennizzi e risarcimenti rischiano di perdere senso quando il sinistro lascia un deserto. 

Lo insegna l'anglosassone ERM (Enterprise Risk Management), le cui punte avanzate mirano all'approccio strategico e dunque alla Governance, alla condivisione. 

– Democrazia economica. Provare a muovere le relazioni d'impresa. Si tratta di lanciare segnali di innovazione sociale; di fare prove di libera e responsabile "partecipazione", secondo l'auspicio del papa; di "osare più democrazia" (Pierre Carniti, 1976); di scommettere che "la libertà viene prima" (Bruno Trentin, 1994). 

Fare Rete dentro le imprese per sostenere l'impegno responsabile, la dedizione creativa, il contributo innovativo delle persone a diverso titolo competenti e coinvolte. Come altro si può fare innovazione diffusa? Quale altra base può avere la nostra capacità di intraprendere e competere? Come reggere l'urto autoritario?

NO CONTRAPPOSIZIONI; SÌ RISCHI 

Ora, osserviamo le Compagnie dall'interno: come superare il contrasto storico tra Reti commerciali e Direzioni? Un equivoco durato troppo a lungo, che ha impedito lo sviluppo dei relativi Servizi, ovvero la moderna, ampia e attesa Gestione dei Rischi. Una Gestione indispensabile per fare il mestiere di Assicuratore di questi tempi; per misurare davvero (e quindi assicurare) i Rischi per quel che sono: realtà soggettive, processuali, relazionali, vive, dinamiche. Tutto il contrario delle probabilità cantate da un certo digitale: individuali, ferme, statistiche. 

Così, l'Assicuratore è interessato a dati di relazione, determinazione, concentrazione, impegno, processo, dinamica (small data), assai più che a dati storici (big data). Più che al passato, gli serve capire, è interessato al futuro. Da costruire insieme.

Francesco Bizzotto

lunedì 8 luglio 2024

SANITÀ: "Liste di attesa: dov'è la fregatura".

GABANELLI PRENDE UN ABBAGLIO (prende il toro per la coda) 

Sanità. La pagina di oggi di Milena Gabanelli sul Corriere (e 'sta sera da Mentana) descrive e denuncia ma solo in superficie. È aspetto decisivo. 1° errore, grave: parlarne così, per passate. Si fa in molti ambiti, specie tra specialisti di farmaci e di cure: ognuno chiuso in sé stesso; l'Italia delle corporazioni finto appassionate. Serve un confronto di idee e interessi diversi, che miri a un reciproco capirsi per farsi capire (dalla Opinione pubblica). Per incontrare l'interesse del cittadino. Dirlo forte! Questo confronto (una concorrenza per la Salute) dovrebbero organizzarlo i partiti, ma tant'è. 

2° errore: prendere il toro per la coda. Le liste d'attesa, gli aspetti gestionali, il controllo, le sanzioni sono conseguenze, effetti importanti ma aggirabili e indecifrabili, se sbagli l'approccio. Lo diciamo con rispetto per il coraggioso e solitario lavoro di denuncia di Milena Gabanelli. L'approccio, dunque. Da tempo proponiamo – qui, ad esempio: https://networkassicuratoripd.blogspot.com/2022/12/salute-anticipare-malattie-e-sofferenze.html – di partire dalle esigenze dei cittadini e dal dettato costituzionale: porre al centro la Salute e la Prevenzione, non la Malattia e le cure. Si finge di non vedere: troppi gli interessi centrati sulla Malattia. Dominano. 

L'articolo 32 della Costituzione recita: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività". Chiaro? Come tutelare la Salute è il tema. Equivale a dire: come soddisfare le esigenze del cittadino, correndo sul doppio binario della Prevenzione e della Cura. Vediamo. Quali esigenze? 

1° i cittadini vogliono (chiediamoglielo!) una tutela pubblica, sociale ed eguale, con un certo standard fiscalmente sostenibile garantito a tutti, al Nord come al Sud, al residente come all'immigrato. È questione di umanità, fraternità e giustizia. 

2° i cittadini vogliono (chiediamoglielo!) poter integrare, personalizzare, le tutele della Salute. Si può fare in molti modi: con lo stile e le scelte di vita; investendo per la Salute. Da ultimo, per curarsi al meglio al suo venir meno (nella malattia). Siamo tutti un po' costretti in questo trend: spendiamo, con qualche esitazione, per curarci al meglio. 

3° i cittadini vogliono (chiediamoglielo!) semplicità ed efficienza. Il 70% dei problemi di Salute sono risolvibili con un consiglio e con rimedi semplici. Servono le strutture socio sanitarie locali di cui dopo il Covid si parla. A che punto sono queste decisive strutture? Se lo chiedete, è facile vi dicano: mancano i soldi. Non è vero. Siamo seduti su montagne di soldi, anche a prescindere dal Pnrr. 

Abbiamo proposto di parlarne con gli investitori istituzionali più interessati alla Salute dei cittadini (gli Assicuratori), che nel mondo fanno quasi un terzo dei loro affari (in tutto 6mila miliardi) tutelando la Salute. In Europa poi hanno 12mila miliardi di investimenti che l'Ue, con Solvency II, ha stabilito debbano mirare a essere "infrastrutturali e prospettici", cioè utili ai bilanci delle compagnie (innanzitutto) perché capaci di anticipare, di dare forma e forza ai trend, di ridurre i "sinistri". 

Inutile dire che questi investimenti sono nella nebbia e questo mercato (della Salute) esiste solo per coloro a cui non serve: i ricchi.

Francesco Bizzotto

giovedì 4 luglio 2024

UE & UK. AUSPICABILI NUOVE INTESE

È TEMPO DI STRINGERE 

LONDRA, AD ESEMPIO, ASSICURA AL TOP 

Danilo Taino nell'editoriale del Corriere del 3 luglio fa giornalismo di alta qualità politica. Questo giornalismo, sempre più spesso, supplisce a produzioni politiche di bassa qualità di troppi Partiti. Purtroppo. 

"Londra-Ue un legame necessario" e possibile, dice. E lo dimostra. Anche l'UK crediamo ci stia pensando. Uno dei primi passi di Re Carlo é stato una visita ufficiale in Francia. 

Taino ricorda le tensioni post Brexit e l'illusione europea "che la City di Londra fosse riproducibile sul continente, a Francoforte, a Parigi o ad Amsterdam. Non è successo: la piazza internazionale della capitale britannica é il risultato di qualche secolo di storia". L'Ue "ha bisogno di una piazza finanziaria sofisticata, efficiente e internazionale. E questa c'è". É la City. 

Lo é anche per il mercato Assicurativo. Londra ha un approccio al Rischio assicurabile che non ha pari. Offre tutte le carte per fare bene e (se vuoi) per innovare, creare, personalizzare. Il resto d'Europa assicura in modo più rigido. Investe molto sulla tecnologia e sta (da decenni) perdendo pezzi di capitale umano; di cultura assicurativa. 

In particolare, l'Assicuratore londinese ha un approccio disponibile, interessato alla gestione attiva, cioè alla Prevenzione dei danni. Vede il Rischio per quello che é: una probabilità, insieme, da valutare e formare / creare. Un modo di fare avanzato, scientifico: il Rischio, infatti, é tale (una Probabilità) se è misurato. Ed é misurato se é letto come un processo (una realtà dinamica, non statica). Un processo sia soggettivo sia relazionale. Molti soggetti in relazione. Il suo obiettivo? La "Giusta misura" – Métrion – dei filosofi greci; un misurare saggio, armonioso. 

Non puoi misurare una realtà se la pensi oggettiva, ferma, a sé stante, solo matematica. Lo fanno spesso i mercati del continente europeo (Assicuratori e Assicurati) e tendono a farlo i Paesi semplici, affluenti. Così, però, si infragilisce il lavoro e, in particolare, la Finanza assicurativa che ha un ruolo decisivo e non può rimanere sola. 

Se le viene a mancare il sostegno (il senso) della gamba industriale (la gestione tecnico - relazionale del Rischio all'altezza dei tempi e dei mercati), la Finanza assicurativa si annebbia e fatica a fare affari (buoni e strategici "investimenti infrastrutturali prospettici", li chiama l'Ue con Solvency II). 

Quella del mercato assicurativo é una lunga storia di sostegno decisivo ai coraggiosi che solcano gli oceani, esplorano il nuovo, creano, rischiano. Questa storia ha radici nelle grandi città italiane (Venezia, Genova) e oggi ha Londra come capitale e riferimento.

Francesco Bizzotto