RISCHI E ASSICURAZIONI.CRONACA
Riprendiamo e applichiamo vecchi spunti politici specifici.
Il mestiere con visione ampia
"Le assicurazioni stanno
investendo in innovazione e Intelligenza artificiale. Ma serve un nuovo
approccio, una nuova cooperazione tra pubblico e privato a livello Ue".
Così la presidente di Ania Bianca Maria Farina a un convegno del marzo scorso
sul ruolo delle Assicurazioni.
Ora, "Assicurazioni Generali e Intesa S. Paolo guardano al fondo di fondi che Cassa depositi e prestiti (Cdp) sta attivando per spingere gli investimenti nelle eccellenze imprenditoriali italiane, in particolare nelle medie imprese quotate" (così Paola Pica, Corriere della sera, 14.7.'24). È "un progetto di sistema pubblico-privato promosso dal governo".
Qui ne parliamo bene, lo sosteniamo e critichiamo (contribuiamo, con rispetto) dal nostro punto di vista.
Innanzitutto, ci pare decisiva la collaborazione pubblico-privato. È sostenuta e motivata anche da Draghi. Gli investimenti necessari (infrastrutture, ambiente, inclusione sociale, digitale) sono tali che il pubblico da solo non può farcela. Peccherebbe di dirigismo, salirebbe il debito, sbaglierebbe. Serve fare Rete con il privato.
È un bel modo per mettere a terra l'intuizione "rivoluzionaria" (così Salvatore Rossi, primo presidente di Ivass) di Solvency II, che impegna le Compagnie europee a fare – per rendere sicuri i lori bilanci – "investimenti infrastrutturali prospettici" materiali e sociali; a guardare avanti, formare i trend. Ricordiamo che gli Assicuratori europei sono investitori istituzionali di lungo periodo da 12mila miliardi.
COSA MANCA?
POLITICHE INDUSTRIALI e DEMOCRAZIA ECONOMICA
Ci permettiamo ora di invitare governo e parti sociali (e di mercato) a dare coerenza e forza a questa visione condivisa. Per aumentarne la probabilità di successo. Serve, ci pare:
1° Saldare investimenti e politiche industriali. Come? Con la cultura chiave della Gestione dei Rischi, al cui cuore c'è la Prevenzione.
2° Muovere le Relazioni d'impresa ("osare più democrazia").
– Politiche industriali. In quale ottica? Ma, quella matura, quasi scontata, della Gestione dei Rischi, della Prevenzione dei danni. Lo auspicava Pierluigi Stefanini, presidente del Gruppo Unipol, vent'anni fa in un dibattito al Politecnico di Milano.
L'offerta è pronta ed è domanda latente degli assicurati. Le Compagnie hanno qui investito. Manca solo un motivato indirizzo politico, un po' di opinione pubblica e un vantaggio fiscale per chi innova in questa direzione. Per inciso: solo così la Politica non sfugge ma assume e corre il suo proprio Rischio.
Si tratta di inclinare verso la cultura dell'anticipare gli eventi, ormai d'obbligo data la tendenza dei danni a essere senza rimedio. Sì, indennizzi e risarcimenti rischiano di perdere senso quando il sinistro lascia un deserto.
Lo insegna l'anglosassone ERM (Enterprise Risk Management), le cui punte avanzate mirano all'approccio strategico e dunque alla Governance, alla condivisione.
– Democrazia economica. Provare a muovere le relazioni d'impresa. Si tratta di lanciare segnali di innovazione sociale; di fare prove di libera e responsabile "partecipazione", secondo l'auspicio del papa; di "osare più democrazia" (Pierre Carniti, 1976); di scommettere che "la libertà viene prima" (Bruno Trentin, 1994).
Fare Rete dentro le imprese per sostenere l'impegno responsabile, la dedizione creativa, il contributo innovativo delle persone a diverso titolo competenti e coinvolte. Come altro si può fare innovazione diffusa? Quale altra base può avere la nostra capacità di intraprendere e competere? Come reggere l'urto autoritario?
NO CONTRAPPOSIZIONI; SÌ RISCHI
Ora, osserviamo le Compagnie dall'interno: come superare il contrasto storico tra Reti commerciali e Direzioni? Un equivoco durato troppo a lungo, che ha impedito lo sviluppo dei relativi Servizi, ovvero la moderna, ampia e attesa Gestione dei Rischi. Una Gestione indispensabile per fare il mestiere di Assicuratore di questi tempi; per misurare davvero (e quindi assicurare) i Rischi per quel che sono: realtà soggettive, processuali, relazionali, vive, dinamiche. Tutto il contrario delle probabilità cantate da un certo digitale: individuali, ferme, statistiche.
Così, l'Assicuratore è interessato a dati di relazione, determinazione, concentrazione, impegno, processo, dinamica (small data), assai più che a dati storici (big data). Più che al passato, gli serve capire, è interessato al futuro. Da costruire insieme.
Francesco Bizzotto
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