mercoledì 17 novembre 2021

PUBBLICO E PRIVATO INSIEME

DAL PREDARE AL RISCHIARE

Aiutiamo imprese e persone a gestire bene i rischi. A Prevenire i danni. Serve una cultura attenta, contemplativa, capace di correre grandi rischi in scioltezza. Dal mondo Assicurativo e dei Risk manager un contributo innovativo

Pubblico e Privato devono investire insieme per contenere le emissioni di CO2 e il riscaldamento della Terra. Lo hanno detto sia Mario Draghi sia Carlo d'Inghilterra. "I soldi ci sono" (Draghi). Come dire: è un problema di visione, convergenza, progetti, realizzazione. È l’indicazione di Elinor Ostrom, prima donna Nobel per l’Economia (2009) su come “governare i beni collettivi”. Si deve poi andare a vedere come ciascuno fa la propria parte. Come lavoriamo e viviamo? Dobbiamo innovare e concorrere, contribuire.

Ad esempio gli Assicuratori. Sono molto interessati, per ovvi motivi. Il riscaldamento del clima li espone a rischi (e sinistri) impensabili, in tendenza catastrofali (Cigni neri li ha chiamati Nassim Nicholas Taleb). Come il Covid. Lo stesso rischio base (l’Incendio) di attività, imprese ed enti, con il surriscaldamento aumenta la sua probabilità. Incendi e Catastrofi imprevedibili (con variabilità dei fenomeni fino a 400 volte, dicono gli esperti) fanno saltare lo strumento di misura storico: la statistica, la frequenza dei danni.

Per l’Assicuratore, e per tutti noi, il futuro non si dice guardando al passato (geniale intuizione di Pascal – XVII secolo). Il passato è storia utile, non oracolo. Il futuro è creativo in ogni suo istante (Georg Simmel); è attesa soggettiva (Bruno de Finetti). E il “possibile” è potenza nelle nostre mani. Ma, "tutto ciò che è in potenza, è in potenza gli opposti". Così già Aristotele, ci ricordava Emanuele Severino. Dunque, c'è speranza. Possiamo dare ai rischi (e al futuro) una misura. È necessaria, perché rischio è probabilità, misura appunto. Se non è misurato, non è un rischio, è un’incertezza. Niklas Luhmann lo chiama pericolo.

Ripensiamo, allora, all'invito di Galileo Galilei: "Misura ciò che è misurabile e rendi misurabile ciò che non lo è” (il Cigno nero). E come misurare ciò che non si può misurare? È il problema che turba i sonni di Assicuratori e di Risk manager. Questi in Usa (Università della North Carolina) propongono di passare dalla Gestione alla Governance dei rischi, che dice di trasparenza e condivisione delle decisioni, a partire dalle strategie. Serve il salto di qualità raccomandato dall’Onu: ESG – Ambiente, Inclusione sociale, Governance.

L'Assicuratore dunque ha interesse a entrare in questa logica. Già la direttiva europea Solvency II – per la sicurezza dei suoi bilanci – lo orienta a fare “investimenti infrastrutturali prospettici” (ridurre i rischi della prospettiva). Può mettere in campo anche servizi di accompagnamento al rischio: contribuire a una cultura attenta, concentrata, capace di correre grandi rischi in scioltezza. Servizi che mirino, accanto alla Protezione (ex post), alla Prevenzione (ex ante). Anticipare I danni, i Cigni neri. Lo sostiene da anni la stessa presidente dell'Ania, l'Associazione delle compagnie di assicurazioni italiane, Maria Bianca Farina. Meritano un vantaggio fiscale le polizze che contribuiscono alla Prevenzione.

Ora lo vediamo: la Governance dei rischi (della nostra potenza) è condizione di libertà. E Dante – ci ricorda Massimo Cacciari – dice che la libertà (un dono del dio) richiede di essere accompagnati, per non fallire: "Da solo, dove credi di andare? Non ce la farai se non sei aiutato, sostenuto, indirizzato". Essere liberi? Significa rischiare in Giusta misura. Non isoliamo il problema ambientale. C’è il cuore e l’intelligenza dell’uomo da affinare. Infatti, abbiamo difficoltà a curare il processo (il rischio), dice Henri Bergson. Tendiamo a bypassarlo. Ci avventiamo sui risultati con atteggiamento predatorio. Ascoltiamolo:

“È il risultato delle azioni che ci interessa. […] Noi siamo interamente tesi al fine da realizzare. […] La mente si dirige di colpo allo scopo, ossia alla visione schematica e semplificata dell’atto nel suo essere immaginato come compiuto. […] L’intelligenza rappresenta dunque alla attività solo degli scopi da raggiungere, ovvero dei punti di stasi. E, di scopo raggiunto in scopo raggiunto, di stasi in stasi, la nostra attività si sposta attraverso una serie di salti, durante i quali la nostra coscienza si distoglie il più possibile dal movimento che si compie [dal processo, dal rischio] per conservare soltanto l’immagine anticipata del movimento compiuto. […] Esaminate da vicino ciò che avete in mente quando parlate di un’azione che sta compiendosi. C’è l’idea di cambiamento, è ovvio, ma rimane nascosta, in penombra, mentre in piena luce c’è la figura immobile dell’atto considerato come se si fosse già compiuto. […] La conoscenza si riferisce a uno stato, anziché a un cambiamento. […] La mente si ritrova sempre ad assumere una prospettiva di stabilità su ciò che è instabile.” Henri Bergson, L'evoluzione creatrice (1941), Cortina ‘02, pagg. 244 - 248.

Ci attende un lavoro di lunga lena per convincere i nostri automatismi predatori e far crescere un’intelligenza riflessiva. Vedo tre step per Assicuratori e Risk makers.

1. Un certo Comportamento. Quale? Quello (si racconta) di Ayrton Senna, pilota di Formula 1. Grande Concentrazione e Immaginazione, prima della gara: cosa farò? Come? Perché? Dove mi esalterò? Dove potrò fallire? Anticipo il percorso. Porto al massimo la Concentrazione. Riprendo le misure al mio rischiare. Sono pronto? Vado, agisco e alterno il mio passo: lento e veloce, quando serve. In tre parole: Immagino, Anticipo, Processo. Il nemico di questo comportamento necessario è il Multitasking (fare due, tre cose insieme).

2. Ma, per giungere a questo Comportamento, serve un Atteggiamento a cui non siamo predisposti (Bergson). Serve un'intelligenza del percorso, della Via, del Processo. Dove rischiamo la vita. Serve un Atteggiamento riflessivo, aderente, creativo. Volto a ben osservare la realtà nell'insieme e nel dettaglio, ammirarne la bellezza (vederne il lato in fiore) e apprezzarne l’importanza, il valore. Le tre parole chiave: Osservare, Ammirare, Apprezzare.

3. Quest'uomo nuovo (in Comportamento e Atteggiamento) non può che avere una base personale di qualità nuova, che deriverà da una preparazione e una pratica adeguate: consapevolezza e pace interiore; un certo distacco attivo; un’armonia personale. È il radicamento Contemplativo raccomandato da tutte le tradizioni spirituali. Ad esempio dalla LCWR – Leadership Conference of Women Religious; sono suore cattoliche americane, meravigliosamente attive su tutti i fronti e capaci di coglierne insieme problematicità e bellezza. La pratica del personale radicamento Contemplativo (o pacificazione attiva) è riassumibile nell’invito del monaco buddhista “impegnato” Thich Nhat Hanh: Respira, Rallenta, Sorridi.

Non dogmi ma doti per l'uomo nuovo che cerchiamo. Poi, la realtà la vedremo: ci sorprenderà.

Francesco Bizzotto

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