SERVE L'UMANO DELL'UOMO PER VALUTARE I RISCHI DELLA NOSTRA POTENZA
Ancora "crescere"? Cottarelli:
"Arriveremo al 6%". Pensiamoci. Troviamo riferimenti più precisi e
opportuni. Crescita sì, ma di qualità, per via creativa, innovativa, di valore
percepito e di apprezzamento ricevuto. È il nostro punto di forza. Guardiamoci attorno.
Limitiamoci! Portiamo rispetto! Ne trarremo vantaggi.
Miriamo alla bella sobrietà; a una secca diminuzione di volumi, ingombri,
inquinamento di processo e di prodotto, a breve e lungo termine. Era il trend
del Nord Milano, tempo fa.
Sobrietà significa attenta valutazione a vasto raggio dei rischi implicati
dalle iniziative e attività. Significa trattare con prudenza e lungimiranza
(discernimento) il lato oscuro della nostra Potenza. Un tema caro al cardinal
Martini. Certo, vanno fatte scelte, ci vuole coraggio. Lascerei decidere al
mercato. Userei con discernimento le Casse integrazione (tema esplosivo, mi
rendo conto).
Ma, qualità e sobrietà si esportano alla grande e hanno alti margini di
guadagno. Chiamano in campo il fattore umano, anzi l'umano dell'uomo, le sue
capacità esclusive di cura, impegno, creatività, intuizione, innovazione e
servizio.
Certo, l'umano dell'uomo va riconosciuto, sostenuto, formato, liberato. Avete
visto mai un creativo in catene che non sia Gandhi o Mandela?
Va fondato un diritto europeo del lavoro fortemente orientato alla libertà,
all'intrapresa, alla mobilità e all'inclusione sociale.
Un diritto individuale
che raddoppierà il tasso di concorrenza, consentirà di anticipare le crisi
produttive (e relazionali), ci renderà imbattibili sui mercati e costerà la
metà.
Produrrà risorse per
garantire a tutti una vita dignitosa perché socialmente impegnata.
Queste garanzie o
tutele sono una questione sociale. Non ha più senso farne carico all'impresa.
E accanto al diritto vanno poste forti Istituzioni garanti. Come ha cercato di
fare Milano con la sua AFOL Metropolitana.
Qui, in Italia, non paiono pronte né la destra né la sinistra. Ma, lo è
l'opinione pubblica. E lo è l'Europa.
Francesco Bizzotto
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