sabato 25 settembre 2021

AGENTI VERSUS COMPAGNIE

UNA DOPPIA AUTOREFERENZIALITÀ 

Il mercato assicurativo è segnato da un conflitto sbagliato, che non pone al centro il cliente, la sua soddisfazione, ma i volumi finanziari, la loro spartizione. Così si concretizza una doppia autoreferenzialità, irresponsabile perché non fa quel che deve: puntare sulla Prevenzione dei danni. Che è l’unico modo per misurare il rischio moderno; rendere misurata la nostra potenza.

C’è un non dibattito – perché c’è contrapposizione – tra Compagnie e Agenti di Assicurazione. Mentre le Compagnie mirano alla separatezza (fare a meno di una rinnovata relazione con le loro Agenzie e con i clienti, con il mercato), gli Agenti (quanti? Parla il Sindacato SNA, che ha poche migliaia di iscritti) pensano la stessa cosa: mirano a un’autonomia dalle compagnie (e dai clienti) assai poco probabile, perché non fondata su progetti, competenze, servizi, utilità e chiarezza di ruoli. Vince l’autoreferenzialità. Non si mette al centro il Cliente e il merito (e l’innovazione) del servizio, se non in termini ripetitivi e banali.

Ciò mentre i cittadini, le imprese, le Istituzioni sono chiamati (ancora confusamente) a rischiare la vita, a correre grandi rischi. A loro serve un forte comparto assicurativo che li affianchi e accompagni. Non nego il conflitto distributivo interno. Dico: è positivo se basato su un’idea condivisa di servizio, mirato a incontrare e soddisfare i Clienti.

Qual è il punto? Il rischio (una probabilità) è simbolo dell’umano. Dice di grandi attese e timori in qualche modo misurati; di luci e ombre percepite, valutate. Parla di unità e armonia, pur contraddittoria, del reale. E fonda la libertà.

Infatti rischio è possibilità reale valutata (misurata). Se c’è rischio, ci può essere Responsabilità (titolarità e risposta ai problemi), e solo se c’è Responsabilità c’è Libertà. Possiamo correrlo, il rischio, come una buia fatalità? Gestirlo solo ex post, come ai tempi delle carrozze a cavallo?

Gli Assicuratori (quanti, non è chiaro) litigano per spartirsi la resa di un mercato che deve raddoppiare in termini sia di affari sia di apprezzamento, e quindi di guadagno per gli operatori. Con sviluppi di attività parallele insondati. Lo si desume osservando il mondo anglosassone e anche Germania e Francia. Un autentico Eldorado quasi in abbandono!

I litiganti sono spinti da un vento di libertà anarchica (senza confini, senza limiti) che spazza ogni ambito. È il lato oscuro di una stagione di grandi conquiste e altrettante solitudini, responsabile sia di incredibili avanzamenti di benessere sia di rischi – meglio chiamarli con i loro nomi: pericoli (pure incertezze, senza misura) e azzardi (tracotanza ignorante) – che ci stanno portando e ci porteranno disastri impensabili. Lo dimostra lo stato dell’ambiente, del clima, delle relazioni politiche e personali. E il Covid è la ciliegina.

Si tratta di una cultura anarcoide, con riferimenti deboli, insofferente, ansiosa; malata. La prova? Anela in modo infantile, a tutte le età, ai vantaggi della tecnica (delle possibilità) senza valutarne l’ombra (le conseguenze indesiderate). Quando lo fa, ne ha fastidio, separa, gestisce l’ombra (il rischio) come un costo, una seccatura, un rimedio. Viaggia a occhi chiusi a velocità crescente. Non sa curarsi nei e dei rischi.

Torniamo agli Assicuratori. Entrambe le parti sono tentate da quella potente droga che è la finanza quando è svalutata, lasciata sola. Pensano di potersi limitare al vecchio gioco ex post (oggi con il digitale): stare sui piccoli rischi di breve periodo e indennizzare così piccoli sinistri senza contribuire al gioco ex ante, alla gestione dei rischi, in specie dei grandi rischi. E senza contribuire alla Prevenzione dei danni, pur essendo in obbligo di farlo, sia per le norme in corso (Responsabilità amministrativa; Solvency II) sia per il senso comune (il dettato del buon Padre di famiglia), sia perché il trend dei rischi è ormai tale per cui il gioco ex post (attendere gli eventi) è sempre più incerto, pericoloso, drammatico, irresponsabile. Tutto dice (vedi il Cyber risk) che c’è un solo modo per far fronte agli eventi avversi: anticiparli, fare anche il gioco ex ante; lavorare bene, combattere, vivere bene.

Qui si sta adagiati sui soldi, mentre cresce l’evidenza che vi sia un generale e plateale conflitto di interessi: si guadagna sui volumi finanziari, sull’incassato (e sulla sua gestione), non sulla consapevolezza e la soddisfazione dei clienti (e delle Istituzioni).

Il sistema ha un alto potenziale ma è disarmonico e bloccato. Al Paese viene a mancare il contributo di un servizio di Assicurazioni orientato alla Gestione a tutto campo dei rischi. Quel che serve e deve.

A sbloccarlo, abbiamo detto, basterebbe forse un indirizzo politico motivato e un vantaggio fiscale per i servizi e le polizze orientati alla Gestione, alla Prevenzione. Per dire della responsabilità politica…

Diciamo anche che, pur in assenza d’indirizzo politico, una garanzia c’è: IVASS, l’Istituto di controllo. Fa la sua parte (controlli di compliance e di gestione finanziaria e amministrativa). Un ruolo importante, ben agganciato all’Europa, ma limitato.

Il mondo assicurativo vive, in termini strettamente sociali, il processo di frammentazione e separazione già definito corporativo e ora anarco sovranista: una dinamica che spinge ceti e rappresentanze in difficoltà a fermare l’apertura e l’innovazione sociale e produttiva, perché difficili da affrontare (senza l’accettazione consapevole e la gestione dei rischi). Una dinamica che ci emargina, ci fa declinare e perdere. A tutti i livelli. Tutti.

A dominare il campo della diatriba in corso tra Agenti e Compagnie di Assicurazioni sono, dunque, l’assenza di indirizzo politico, un macroscopico conflitto d’interessi e l’insidiosa tentazione di sfuggire alle Relazioni e ai Clienti. Così la finanza si fa droga.

A porvi rimedio basterebbero, forse:

1.    Un indirizzo politico chiaro e motivato, che mettesse al centro l’interesse del cliente (chiederglielo! Fare una bella ricerca; discuterne);

2.    Una visone di futuro e d’innovazione necessaria (esempio: la Gestione dei rischi, la Prevenzione dei danni!);

3.    Un’equa fiscalità di vantaggio per indirizzare il libero mercato e la connessa gestione finanziaria.

 

La Prevenzione dei danni costa la metà del loro rimedio (fin che c’è rimedio).

Un servizio assicurativo che faccia bene il suo lavoro, cioè miri a rendere misurati (rischi) le incertezze, i pericoli, le ombre della nostra potenza, è indispensabile ora e in futuro.

La finanza è risorsa strategica della nostra attesa crescita materiale e spirituale. Che non sono separabili.

 

Francesco Bizzotto

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