lunedì 23 dicembre 2019

BENVENUTO AL NUOVO PRESIDENTE IVASS

PROSEGUIRE IL BUON OPERATO DELL’ISTITUTO
FAVORIRE LA COLLABORAZIONE PUBBLICO – PRIVATO
AL SERVIZIO DEL PAESE

Daniele Franco è stato nominato direttore generale di Bankitalia, dove lavora da 40anni. Sarà, dunque, il nuovo presidente di IVASS, di cui era già componente del direttorio.

Gli diamo il benvenuto e ricordiamo con piacere che IVASS ha meritato il plauso degli attori del mercato assicurativo. E noi tra loro.

Desideriamo augurare a Franco buon lavoro e sottolineare il valore ricco di futuro di due indirizzi europei e nazionali, di cui i soggetti più aperti e innovativi auspicano una piena applicazione:

1) l'approccio al rischio dell'Assicuratore sia orientato alla Gestione (e dunque a consapevolezza e mitigazione) prima che alla polizza, all'immediato trasferimento assicurativo.

L'Assicuratore, infatti, influenza il rischio che assume; deve influenzarlo in positivo, contribuendo a ridurre costi e prospettive di danno.

È un approccio di responsabilità amministrativa forse dovuto, che chiama il settore a compiere un percorso di coerenza remunerativa interna, e il Governo a immaginare per esso una fiscalità di vantaggio che premi la Prevenzione dei danni, il gioco d'anticipo.

2) il ruolo di investitore istituzionale di lungo periodo dell'Assicuratore sia messo in primo piano come sancito (in modo bellissimo) dall'Europa con Solvency II. L'indicazione di mettere in sicurezza i bilanci delle compagnie con "investimenti infrastrutturali prospettici" (cioè anticipando derive, danni e disastri), invita a rilanciare la collaborazione tra Pubblico e Privato.

Questa collaborazione può impostare e rendere praticabile il delicato percorso di gestione ex ante dei grandi rischi della tecnica e della vita (5G, Intelligenza artificiale, genetica), che non sono gestibili ex post, con il solo rimedio, il risarcimento.

Come già per il Cyber risk, siamo di fronte a rischi il cui esito va immaginato e anticipato; che vanno processati con scrupolo e grande cura. Perché possono sfociare in disastri senza rimedio.
NETWORK ASSICURATORI LOMBARDI

giovedì 12 dicembre 2019

RISCHI E TECNOLOGIA


RIMEDIARE O ANTICIPARE?

Per misurare i Rischi, dobbiamo agire Ex Post (Big data) o Ex Ante (Small data)?

 “Un mondo di tecnologie embedded [ben integrate] intorno a noi. Sensori e meccanismi di comunicazione che consentono di spargere l’intelligenza artificiale ovunque: nei muri, sulle sedie, nei tavoli, negli elettrodomestici, in auto. Sistemi digitali che ti riconoscono e organizzano i servizi di cui hai bisogno”.

 È il mondo immaginato da Peter Schwartz, ingegnere Usa già consulente tecnologico di Steven Spielberg (Minority Report) e di altri registi. Vicepresidente di Salesforce, gigante di servizi informatici per le imprese, manco a dirlo, esplora il futuro ed è ottimista. Non crede ma simpatizza per la “singularity” (la fusione uomo - macchina a opera di genetica, nanotecnologie, robotica e Intelligenza artificiale). Alle domande, ai timori di Massimo Gaggi (intervista al Corriere della sera - La Lettura dell’8 c.m.) sulla "tecnologia che sorveglia" e che viene usata "per reprimere", riconosce che c'è una “crisi di fiducia” e "ci sono problemi di privacy e di possibili pregiudizi negli algoritmi che gestiscono i processi". Aggiunge: è certo utile "una commissione etica" e le imprese "devono essere più trasparenti e sentirsi più responsabili per le conseguenze sociali". Chiede Gaggi: regole esterne o autoriforma? "Bisogna reinventare il capitalismo (risponde ...) pensando alla comunità e alla qualità del lavoro, oltre che al profitto degli azionisti". Reinventare mi piace. Schwartz è attento.

 Ma, ritiene che si tratti di problemi (e incidenti) superabili, gestibili, in un radioso percorso tecnologico; si deve tener meglio conto del contesto e dei processi. Intende: cose esterne, di funzionamento. La sua idea: implementare tutto il possibile e essere trasparenti, responsabili. Pensa: i problemi si risolvono; facciamoci una buona assicurazione. Vedo apertura nell’idea della commissione etica, ma anche questa finisce separata. Ritengo che non siano cosette a cui si possa rimediare in itinere, ex post, facendo i bravi, stando attenti, assicurandosi. Non è così. Le Possibilità (incrociate con le libertà) sono talmente grandi che il vecchio approccio ex post (il rimedio) non basta. Il problema è la valutazione del rischio. È una sfida anche per l’Assicuratore: deve agire per misurare avanti. Bello e difficile.

“Le modalità di calcolo del rischio, come sono state sinora definite dalla scienza e dalle istituzioni legali, collassano.” Ulrich Beck, La società del rischio, Carocci, ‘00, p. 29
"Più non è possibile quello che era possibile nelle epoche passate dove, per una razionale previsione del futuro bastava guardare il passato.” Umberto Galimberti, Psiche e techne, Feltrinelli, ‘04, p. 52

 Cos’è la Possibilità se non Potenza, ora scatenata dai luoghi del sacro e del potere politico e posta nelle mani del potere economico? Ne parla Mauro Magatti in Oltre l’infinito, Storia della potenza dal sacro alla tecnica, Feltrinelli, ’18. Ma, "ciò che è in potenza è in potenza gli opposti", diceva Aristotele e ci ricorda Emanuele Severino (L’embrione e il paradosso di Aristotele, Corriere della sera, 01.12.’04). Oggi la Possibilità (un foglio a due lati) va gestita per quello che è: aperta a nuovi vantaggi e a perdite e danni. Vantaggi e danni della Possibilità sono stati separati ma non sono distinguibili; sono luce e ombra. Servirebbe un ideogramma, un’immagine. I danni possibili, poi, sempre meno sono valutabili nello spazio di una gestione economica classica, e sempre più come imprevedibili conseguenze indesiderate di lungo termine. Il geniale Joseph Schumpeter, ad esempio, non vede necessario che l’impresa si assicuri, perché pensa al rischio in termini di stabilità ciclica: basta guardare al passato. Lo pensano tutti (tranne, mi pare, Giulio Giorello). Non è così.

 A ben vedere, “the dark side of the moon” (album dei Pink Floyd del ‘73), ovvero il lato oscuro, contraddittorio, folle e necessario della Possibilità / Potenza si presenta come:

A.   Pericolo (opaco, incerto, vago; si sa poco; chi decide? – Niklas Luhmann, Sociologia del rischio, B. Mondadori, ‘96), oppure

B.   Rischio (si sa, è valutato / misurato, atteso, gestito; una probabilità responsabile), oppure

C.   Azzardo (un agire smisurato, tracotante, esagerato, aggressivo; un bluffare), oppure

D.   Cigno nero (Possibilità positiva e negativa di enorme impatto, impensabile, imprevedibile, dirompente, ansiogena – Nassim Nicholas Taleb, Il Cigno nero, Il Saggiatore, ‘08).

È evidente: navighiamo tra Pericoli e Azzardi, e percepiamo l’acre odore del Cigno nero. È chiaro ora perché gli Assicuratori vogliono occuparsi dei piccoli rischi? Gli sfugge la misura.

 Dunque, le Possibilità, per quanto mirabolanti nel loro lato in fiore, vanno viste (insieme) anche nel lato in ombra, e ridotte a misura, cioè a Rischi, a probabilità. Non possono più essere Pericoli (chi, come decide?) o Azzardi. E la misura? Basta la probabilità frequentista che – per dire del futuro – guarda agli eventi del passato? No. La probabilità che serve esce dal misurare avanti: è una valutazione (soggettiva e di gruppo) attiva; un grado di attesa, dice Bruno de Finetti (Filosofia della probabilità, Il Saggiatore, ’79). Attendere significa tendere a, darsi un obiettivo, anticipare: “Dare un’attendibile misura di ciò che non si può misurare oggettivamente” (idem, p. 70). È questione di motivazione, azione e fiducia, non solo di informazioni. Infatti informarsi, relazionarsi, implica influire, formare. Ci vuole altro che una bella squadra di ingegneri per gestire questa Potenza!

 I Risk manager Usa hanno posto la questione delle scelte strategiche (partono da qui). Attendo che scendano apertamente in campo a dire: rallentiamo, fermiamoci, respiriamo, riflettiamo; perché il rischio in molti ambiti può dar luogo a eventi tragici e senza rimedio. Anche il vecchio Risk Management collassa. Qui, il primo nemico è il multitasking (la multiprocessualità; fare più cose insieme). Serve piuttosto pacatezza, concentrazione e interdisciplinarietà; serve spirito (laico) contemplativo, per osservare e vedere e capire bene (vedere avanti, appunto, anticipare). Servono specialisti con visione larga. Non bastano certo i Big data, buoni, ottimi, per percorsi e processi ripetitivi, tecnici. Questi all’uomo vanno bene se gli ritornano in un formato comprensibile e accessibile, utile alla sua vita offline dice Deborah Estrin. Perché quando pensa e decide, è libero e nuovo; “qualcosa di qualitativamente unico”, “totalmente incalcolabile” (Monica Martinelli, L’uomo intero, la lezione inascoltata di Georg Simmel, Il Melangolo, ’14). Egli in realtà procede per Small data, per indizi, intuizioni che fanno uscire dagli schemi, scoprire i trend, vedere oltre.

 Ha detto Federico Faggin (fisico, inventore e imprenditore italiano naturalizzato statunitense) al Corriere della sera del 20 novembre scorso: l’Intelligenza artificiale non deve piegarsi a “far soldi o controllare le persone”; “serve uno statuto etico”; “le ripercussioni sono largamente imprevedibili”; “stiamo giocando con il fuoco”.

 Dunque, accanto agli ingegneri, ai Peter Schwartz (per curare the dark side del pensiero tecnico) serve un nuovo Risk management (per un nuovo capitalismo). Servono – dice l’ONU – decisioni strategiche e governance condivise. Verba docent, exempla trahunt. Prima di ritrovarci senza Assicuratori e senza libero mercato. E andare a sbattere.

 Francesco Bizzotto – docente di Risk management Master Università Mediterranea di Reggio Calabria – Dicembre 2019

giovedì 5 dicembre 2019

RCA, DILETTANTI ALLO SBARAGLIO

TARIFFA RC AUTO FAMIGLIARE?

Leggiamo cose da strabuzzare gli occhi. Si immagina un diritto alla classe di merito più bassa in famiglia. E chi è solo? Non è educativo ed è pure demagogico: non cambia i volumi, li sposta ingiustamente. Possiamo immaginare di orientare meglio il comparto all'interesse generale.

Esempi:

1 - Premiare con una fiscalità di vantaggio le polizze che legano la tariffa alla Patente e al comportamento di guida; quindi, più correttamente, al rischio non all'evento incidente; qui è bene favorire un clima di civile mutualità;

2 -  Idem per le polizze che offrono Servizi smart di Prevenzione dei danni e di Protezione e Assistenza con info e suggerimenti personalizzati anche in tempo reale;

3 - Accogliere la disponibiltà esplicita degli Assicuratori (su indirizzo europeo) a realizzare "investimenti infrastrutturali prospettici"... Progettazione per le grandi aree urbane un utilizzo dell'auto radicalmente innovativo. La logica quantitativa e individuale ha le maglie rotte e non è sostenibile. I furbi circolano pericolosamente e il traffico è già oltre i limiti di inquinamento e stress. Sprechiamo e andiamo alla paralisi. Basta osservare il traffico dell'area Metropolitana di Milano.

La politica ci inviti e incentivi a essere innovativi e imprenditivi, Ad anticipare.

Così, ex ante, con la Prevenzione, va gestito il rischio moderno.

Rimediare , intervenire ex post, è contro la legge (231/01), sempre più costoso e tra un po' impossibile. Ai disastri non c'è rimedio.

E le responsabilità della cattiva gestione dei rischi, a tutti  livelli, oltre che grandi sono anche personali.


Francesco BIZZOTTO

mercoledì 4 dicembre 2019

SOVRANISMO INTERSTELLARE?


NEGLI USA SPESI CENTINAIA DI MILIONI DI DOLLARI 
PER POLIZZE CONTRO IL RAPIMENTO DEGLI ALIENI


In Europa il prodotto assicurativo non esiste e un possibile rapimento da parte degli alieni fa sorridere. Negli Stati Uniti invece numerose compagnie hanno studiato il fenomeno e hanno pensato bene di sviluppare un business attorno alla paura dell’invasione extraterrestre. Le cifre d’affari sono colossali, stimate in alcune centinaia di milioni di dollari. La polizza mediamente viene venduta negli Usa fra i 25 ed i 50 dollari l’anno e il massimale in caso di sinistro, cioè a rapimento dimostrato, raggiunge i 10 milioni di dollari. Sono centinaia di migliaia le persone che sono corse negli ultimi mesi nelle agenzie di assicurazioni americane. In una cittadina della Florida, Altamonte Springs (44.000 abitanti) si è stabilito il record: oltre il 15% degli abitanti, pari a quasi la metà delle famiglie, ha acquistato la polizza contro i rapimenti alieni. La performance migliore è stata realizzata dall’agente che ha organizzato una serie di incontri con la clientela, il più importante dei quali non distante dalla famigerata Area 51 in Nevada. Sarebbe interessante sapere che algoritmo è stato usato per calcolare la percentuale di rischio. Alla luce di questo fenomeno forse si riesce a capire Trump e il sovranismo interstellare.

UN PATRIMONIO DI ALTO VALORE


ARMACÌE


i muri a secco di Calabria Esempio di gestione positiva del rischio di cambiamento climatico. Creare, insieme, lo sviluppo
Armacìa nel territorio del Parco dell’Aspromonte

Il potente intreccio della Calabria:Mare, Territorio, Paesaggio, Bellezza, Storia, Tradizioni, Comunità, Valori, Istituzioni, Turismo, Produzioni, Commerci.

Università Mediterranea e Ordine dei dottori agronomi e forestali di Reggio Calabria propongono un’azione concreta di gestione del rischio ambientale. Le armacìe come buon esempio. Partire dal basso, dalla terra, per anticipare e mitigare gli effetti del cambiamento di clima. La gestione del rischio proposta intreccia un punto di forza (Key Performance Indicator: la bellezza e ricchezza del territorio che incontra l’attività emergente, il turismo) con un punto debole, un rischio, un’area di miglioramento che può cambiare il paesaggio (Key Risk Indicator) e può essere decisiva per lo sviluppo di qualità: i muretti a secco. L’armacìa tampona l’erosione del suolo, favorisce il microclima necessario alle piante mediterranee e diviene un vero e proprio “corridoio ecologico”. Ritorniamo ad avere cura e cultura delle armacìe, emblema dell’agricoltura “eroica” e saggia degli antenati. Per una sicurezza come safety (Bauman: capacità di correre con profitto i rischi del nostro tempo).


"Il cambiamento climatico ci riguarda” ha detto Scott Kulp, prima firma di uno studio del Centro di ricerca no-profit Usa Climate Central, pubblicato su Nature il 30.10 u.s. Traguarda al 2050: i mari s’innalzeranno di 10 metri, spariranno il Sud Vietnam e Venezia, e l’Adriatico arriverà a lambire Padova e Treviso. Mumbai (18 milioni di abitanti) sarà sommersa e Giacarta (13 milioni) già corre ai ripari: arretrerà di 100 chilometri. Il mare è un problema; ci sono poi i fenomeni atmosferici estremi e intensi (siccità prolungata, desertificazione e salificazione del suolo, trombe d’aria e bombe d’acqua). Gestire bene il Rischio del Cambiamento Climatico (RCC) è una priorità.
Come fare? La Calabria ci provi. Qui il RCC (parte del più ampio Rischio Ambientale – RA), è associato a un tremendo rischio sismico e vulcanico, un rischio idrogeologico “di notevole importanza” (dice la locale Protezione civile) e un contenuto rischio di dissLe parole chiave in Calabria: recuperare, prevenire e adattarsi in modo attivo.esto da fattori antropici (inquinamento, impermeabilizzazione dei terreni e consumo di suolo). 


Proponiamo di leggere il RA con le azioni di cura e di crescita della Calabria. Possibilità e rischi sono i due lati dello stesso foglio, della stessa realtà. Non separiamo lo sviluppo della regione dalle azioni di gestione dei rischi, a partire da quelli strategici (come immaginiamo il futuro, a cosa miriamo?). Pensiamo che i rischi vadano gestiti in positivo, per lo sviluppo (di qualità) e mentre lo si fa. Perché la gestione del RCC, e più in generale del RA, crea sinergie sorprendenti.

Per la crescita di qualità della Calabria e per gestirne i rischi, proponiamo di partire dal basso, dalle parti elementari, dal terreno, costruendo la realtà che ci interessa verso l’alto. Vogliamo capire la parte (darle senso e gestirne i rischi) guardando in alto, alle sue relazioni significative nel sistema a cui contribuisce. Dalla semplicità alla complessità, dalla natura alla cultura, dalla terra all’uomo. Dalla vite al vino, potremmo dire.

E ci chiediamo quali siano i punti di forza o indicatori chiave nella storia e per la prospettiva della Calabria: i suoi Key Performance Indicator (KPI), dal punto di vista del RCC e del RA. E quali i suoi punti deboli, le sue esposizioni, le aree di crescita o miglioramento (Key Risk Indicator: KRI). Dalla buona gestione del loro intreccio può venire uno sviluppo di qualità e una sicurezza come safety (Zygmunt Bauman: armonia, capacità di reggere bene anche grandi rischi).

Ci pare che il primo KPI calabrese sia costituito dalla plastica bellezza e ricchezza del territorio (foreste incontaminate e agroalimentare di carattere: il vino, ad esempio) che incontra l’attività emergente, il turismo. Dunque: paesaggio da rispettare, attività agricole da innovare e sostenere, strutture per il turismo da immaginare e ripensare.

E il primo KRI? È rappresentato (se trascuriamo, solo per un attimo, il rischio sismico – vulcanico e ci concentriamo sul RCC) dalla seria esposizione del territorio ai fenomeni atmosferici estremi e intensi di cui abbiamo detto. È da qui che ci è utile partire. E, proponendoci di gestire questi rischi (anticiparne gli effetti, prevenire i danni, proteggere i territori), abbiamo subito incontrato un aspetto di cultura, di storia e di saggezza antica che ci ha sorpreso e meravigliato: le armacìe, i muri a secco della Calabria.

Le armacìe (un sistema di terrazzamenti costruito con pietre incastrate prelevate dal terreno), possono dare tenuta ed equilibrio al territorio anche nella prospettiva aperta dal RCC, ed essere cerniera di attrazione e promozione del turismo di qualità che la Calabria merita. È forse il primo passo, la più bella evidenza di un più ampio progetto che auspichiamo. E, non aspettiamo il progetto; proponiamoci di essere pratici, concreti, amanti del rischio misurato e gestito, bello e positivo. Lavoriamo sulle armacìe! Da qui verranno novità sorprendenti.

In Calabria, come in gran parte della penisola, il muro a secco rappresenta un patrimonio ancestrale che si perde nella notte dei tempi, e un segno identificativo del paesaggio agro-forestale. Nel territorio reggino, in particolare, oltre a delimitare i confini e sorreggere terreni agricoli, le armacìe hanno segnato e caratterizzano ancora oggi gli ambienti con terrazzamenti che, lungo i ripidi versanti della Costa Viola, ospitano i vigneti. Altri esempi di quest’arte possono essere ammirati sulla dorsale ionica, come su gran parte dei pendii dell’Aspromonte, dove orografie ed ecosistemi differenti presentano questo comune denominatore. Le armacìe fanno poi parte integrante del territorio che si affaccia sullo Stretto di Messina, con le Isole Eolie a fare da sfondo. Qui rappresentano un indiscutibile valore aggiunto del paesaggio, apprezzato e utile alla multifunzionalità dell’agricoltura, che dalle armacìe può trarre indiscutibili vantaggi.

Il sistema / modello dei “muri a secco” calabresi, riveste anche una specifica funzione ambientale. Forma gradoni – baluardo di difesa del suolo – che sono un filtro regolatore delle acque che ruscellano dai dislivelli: crea micro invasi che riducono il dilavamento del terreno e aumentano la disponibilità di acqua nel tempo; è antesignano delle moderne “briglie filtranti”, utilizzate in idraulica per ridurre la pressione idrostatica. L’armacìa tampona l’erosione del suolo e contribuisce a prevenirne la desertificazione e salificazione. Con il contenimento idrico, favorisce il microclima necessario alle piante mediterranee a superare la crisi estiva e assume un ruolo ambientale di importanza fondamentale: diviene un vero e proprio “corridoio ecologico” che consente a una microfauna costituita da mammiferi, insetti, piccoli rettili e anfibi, di trovarvi un habitat ideale e di operare in sinergia con l’agricoltura umana, garantendo un ecosistema sano e privo di parassiti. L’armacìa crea una importantissima nicchia eco sistemica, una riserva di biodiversità di notevole resistenza, valore e interesse.

Il riconoscimento dell’Unesco (l’arte del Dry stone walling – costruire muri a secco – è Patrimonio dell’Umanità) costituisce una dichiarazione di valore per i territori e assume il forte significato di strumento per la corretta, preventiva, gestione del RCC.

Purtroppo, la nobile arte della costruzione di questi manufatti è molto trascurata. E le manutenzioni sono divenute saltuarie, se non inesistenti, con la conseguenza di un inevitabile abbandono delle zone coltivabili solo con questa tecnica ed ancora peggio con la graduale distruzione delle armacìe. A breve potrebbe significare addirittura la loro cancellazione. Si tratterebbe della rimozione di un patrimonio storico e culturale di altissimo valore per la Calabria e per l’Italia, che rappresenta – dalla notte dei tempi - l’immagine dei luoghi reggini sia costieri sia dell’entroterra rurale. Significherebbe la cancellazione di una tradizione secolare agro forestale e pastorizia di cui l’armacìa è il simbolo (testimone della convivenza di diverse comunità). Un esempio di architettura naturalistica e di alto ingegno bucolico dal forte impatto emozionale: l’armacìa è emblema dell’agricoltura “eroica” dei nostri antenati.

Le armacìe sono dunque un patrimonio di alto valore da recuperare, conservare, proteggere e valorizzare, anche per le generazioni future. Vite, ulivo, foraggio, cereali, ortaggi, zootecnica, erano le attività tipiche dei terrazzamenti. Oggi, con un rigoroso programma di studio e progettazione che li rilanci, possono divenire strumento della multifunzionalità dell’agricoltura, che vede nel turismo naturalistico un eccezionale veicolo di promozione ed economia territoriale.

L’Università Mediterranea si propone di favorire l’acquisizione di conoscenze, abilità e modelli da parte di laureati, tecnici e maestranze, per il recupero, la manutenzione e la costruzione ex novo di questi splendidi manufatti, preziosi per l’ambiente e per l’economia locale, e indispensabili per gestire il RCC.



Demetrio Fortugno (dottore forestale – ODAF Reggio Calabria) e Francesco Bizzotto (docente Master Risk management Università Mediterranea di Reggio Calabria)