FAREI COME
TRUMP
Trump può
esserci utile. Gli Usa riducono le tasse alle imprese e l’Europa deve pensare a
come rendere competitive le sue economie, attrarre investimenti ed esportare
prodotti e servizi. Alesina e Giavazzi, al solito, propongono: ridurre le tasse
e aumentare la produttività. E siccome le tasse come si fa?, resta la
produttività. Questa volta però non picchiano sul lavoro. Dicono: in molti
comparti è alta (si tocca con mano), mentre nei servizi alle imprese e dove c’è
lo zampino della PA è bassa. Vero. Come aumentare la produttività dei servizi e
della PA? Penso ai servizi assicurativi e alle puntuali indicazioni dell’Europa
e dell’Istituto di vigilanza IVASS: Gestire i rischi, fare Investimenti
“prospettici”, Prevenire i danni. Lo dice anche il presidente Mattarella per le
catastrofi naturali. Ma sono cose che faticano a farsi strada. E Alesina e Giavazzi?
Tacciono sui servizi e propongono di privatizzare le imprese pubbliche.
Semplicistico.
Se avessi
40anni, anziché quasi 70, tornerei a fare Politica e proporrei di fare come
Trump, ma un po’ diverso. Mirerei al libero mercato che non c’è, con forti pubbliche
Istituzioni che fanno la loro parte, come lucidamente auspica Ernesto Galli
della Loggia sul Corriere della sera del 18.12 u.s. Un mercato vero,
responsabile e regolato leggero.
Mi porrei
tre obiettivi: 1° rendere esteso, normale, vivace e concorrenziale il fare
impresa; 2° mettere la PA al servizio del Paese e farla lavorare in gruppo
(aprendo così una chiara e sufficiente prospettiva di riduzione della
corruzione e del debito pubblico); 3° non lasciare nessuno in difficoltà. Avrei
dal 60 al 70% del consenso. Farei così:
1. IMPRESA.
Punterei tutto sull’attivarsi delle persone e delle imprese, su chi può far da
sé, crescere ed esportare, e disegnerei una prospettiva di veloce riduzione
delle tasse alle PMI, ai commercianti e ai professionisti – il 98% del lavoro
autonomo –, con ampia esenzione fiscale per le Start up. Lavoro nero ed
evasione scenderebbero alla metà senza colpo ferire. N.B. Se si fa ricerca e
dibattito aperto esce questo: il futuro è del lavoro responsabile e creativo,
in imprese e reti trasparenti. È il nostro punto di forza. Rafforziamolo! E la
grande impresa? Non so. Ha un ruolo decisivo. Farei qualcosa; ne parlerei, la
sosterrei.
2. PA AL SERVIZIO del
Paese. Mi dedicherei ai “rami bassi” (Sabino Cassese) della PA: incentiverei gli
8mila Comuni a unirsi o consorziarsi e utilizzare le loro intelligenze per
infrastrutturare il Paese e mettersi a disposizione di chi fa impresa e di chi
ha bisogno, di chi ce la fa e di chi è in difficoltà: semplificare, farsi
carico e risolvere i problemi con Sportelli unici. O così, utili al Paese, o
pochi soldi. Milano ha 134 Comuni (uno ogni tre km.!); ne bastano 30 che
operano in gruppo, dai sindaci in giù. Si risparmia un miliardo l’anno. Del
Nord Milano – Sesto, Cinisello, Bresso, Cormano, Cusano e Paderno – si fa un
Municipio di 250mila abitanti. Così può pesare, fare Metropoli e avanzare
soldi.
3. LAVORO.
Chiamerei gli interessati a una radicale riforma del lavoro: da dipendente /
indifferente a collaborativo / creativo, con piena libertà di licenziamento e
forti Istituzioni locali di accompagnamento e sostegno del lavoratore: potenti
Agenzie pubbliche del lavoro partecipate da imprese, professioni e sindacati,
orientate ad anticipare i problemi e assicurate – qualcuno interessato a non
avere “sinistri”; che non guadagni sui disoccupati –. Questa riforma la
pagherebbe l’Europa, che non sa più come dirci di fare Politiche attive. Con le
economie sul gretto sistema attuale di casse integrazione, assistenza a gogò e
pseudo formazione ci pagheremmo il sostegno (servizi e reddito) che è
sacrosanto diritto di chi è nel bisogno e, pur attivandosi, non ce la fa.
Cos’altro, nel tempo degli ingegneri e dei robot?
In
Lombardia è domanda latente. Esploriamola.
FRANCESCO BIZZOTTO
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