CREDITI AL CONSUMO
Il Jobs Act
non ha portato un solo posto di lavoro in più, tuonano le varie opposizioni:
interne ed esterne. Probabilmente è anche vero, ma il mercato automobilistico
in luglio, in particolare a Milano è aumentato del 14,54 % e a far volare
questi incrementi è l’aumento di domanda dei privati principalmente giovani,
cresciuta del 20%. Ma non solo, sono in aumento anche i consumi di materiale
tecnologico come telefonini, computer e piccoli elettrodomestici. Secondo il
Centro Studi di Confcommercio un trend di questo tipo potrebbe portare a
un aumento del PIL al 2% alla fine del quarto trimestre dell’anno, dando una
definitiva accelerazione alla crescita del paese.
Apparentemente
questi due elementi del Jobs Act, aumento del mercato auto e dei consumi
in generale sembrano non essere collegati, ma non è così. Il Jobs Act
indica una riforma del diritto del lavoro in Italia, promossa e attuata in
Italia dal governo Renzi, attraverso diversi provvedimenti legislativi varati
tra il 2014 e il 2015. Il termine deriva dall’acronimo “Jumpstart Our
Business Startups Act“, riferito a una legge statunitense, promulgata
durante la presidenza di Barack Obama nel corso del 2012, a favore delle
imprese di piccola entità. In Italia il termine è stato invece usato per
definire un insieme di interventi normativi in tema di lavoro a carattere più
generale.
Eccoli i primi
effetti del Jobs Act. Secondo i dati sui rapporti di lavoro, tratti dal
sistema informativo delle comunicazioni obbligatorie, lo scorso marzo ci sono
stati circa 21mila contratti di lavoro in più rispetto alle attivazioni
registrate nello stesso mese di un anno prima con un saldo positivo di ben 92
mila unità rispetto alle cessazioni. Significativo (+54mila) il balzo compiuto
dai rapporti a tempo indeterminato, ora fortemente incentivati, e la cui quota
sul totale sale così dal 17,5 al 25,3%. Mentre la quota dei contratti a tempo
determinato cala dal 63,7 al 59,4%.
Significativo
anche il dato delle trasformazioni della tipologia dei contratti, che segnala
un miglioramento della qualità del lavoro: a marzo sono state infatti 40.034 le
trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo
indeterminato contro le 22.116 nello stesso periodo del 2014.
La
stabilizzazione dei contratti produce un effetto virtuoso: l’accesso al
credito, un aspetto a lungo dibattuto, ma che aveva bisogno di una novità del
genere per ripartire. Le auto e quasi tutti i beni sono venduti nel più del 70%
dei casi attraverso sistemi di finanziamento. Con il consolidamento del
contratto di lavoro, anche i giovani hanno potuto accedere alla rateizzazione ,
senza dover ricorrere alla garanzia di parenti o amici con buste paga a tempo
indeterminato.
Secondo i dati
forniti dagli operatori del settore l’aumento di mutui e prestiti e del 50% in
più rispetto all’anno precedente e la tendenza è ancora in crescita. Infatti un
finanziamento è in vigore mediamente 36 mesi, quanto la durata di un contratto
a tutele crescenti e anche nel caso non fosse rinnovato, il trattamento di fine
rapporto, cioè la liquidazione garantisce la rata finale. Questo dimostra che
un mercato del lavoro più stabile e competitivo non può che rilanciare
l’economia.
Storicamente la
crisi dell’auto è sintomo di crisi generale e stagnazione, basti pensare che
una delle prime operazioni della prima presidenza Obama fu quella di rilanciare
l’auto, con il sostegno del governo federale all’operazione Fiat/Chrysler e non
solo. Inoltre, secondo una previsione del “Salary budget planning study”
di Towers Watson nei prossimi mesi i lavoratori del nostro paese beneficeranno
di un aumento dei salari fermi al palo negli ultimi anni.
A partire dal
2016, i lavoratori potranno beneficiare di una crescita degli stipendi. La
combinazione di un discreto aumento dei salari e un’inflazione vicina a livelli
record negativi saranno un fattore determinante per i dipendenti italiani, i
quali inizieranno a vedere un reale incremento del loro reddito dopo anni di
crescita zero. La ricerca, condotta nel luglio 2015 con 8.000 questionari
ricevuti da 110 aziende del settore privato, rivela che lo stipendio medio
italiano è cresciuto del 2,5%: questo, unito alla bassa inflazione annuale del
0,4%, porterà a una crescita in termini reali delle paghe che non si registrava
da molti anni.
Aumento dei
salari e aumento dei consumi potranno generare una crescita generalizzata
dell’economia, che non potrà che generare nuova occupazione. Analizzare il Jobs
Act in questa prospettiva evidenzia che certe polemiche appaiono solo
strumentali e contingenti, soprattutto quando a farle è chi sostiene di essere
un riferimento per il mondo del lavoro.
Massimo Cingolani da Arcipelagomilano.org 17 novembre 2015