Bologna Medicina, maggio 2015. L’appello di Luc Montagnier, premio Nobel 2008: «Nei nostri Paesi mancano sì i fondi alla ricerca. Pubblici e privati. Ma c’è un fatto, più importante: serve più spirito di innovazione». E nel 2012 aveva detto: «La nuova medicina deve essere innanzitutto preventiva e personalizzata». Cambiamo il sistema Salute. Apriamo alla concorrenza (correre insieme per obiettivi condivisi) per fare spazio alla Prevenzione e premiare le eccellenze. Chiamiamo il soggetto più interessato alla Prevenzione delle malattie e alla Personalizzazione delle cure: l’Assicuratore. Farà arrivare risorse aggiuntive per due vie. E guardiamo al rischio di non Auto-sufficienza in età avanzata. Si può dimezzare con la Prevenzione e la Riabilitazione. Serve un progetto di respiro, che abbia consenso. Serve la Politica.
Tira aria di tagli
alle prestazioni sanitarie. Ma al sistema, stanco di cure gestionali, servono
prospettive e apertura. Investimenti, non ristrettezze. Risorse aggiuntive,
ricerca e innovazione, non chiusure e tagli. Ora che il consumo leggero si è
contratto e il risparmio è aumentato (siamo primi al mondo, secondo Piketty),
c’è spazio per un’offerta di percorsi e servizi di cura della Salute. Possono
farci risparmiare un sacco di soldi. Vedo le due iniziative di Montagnier per
attrarre investimenti e un soggetto (un cavaliere bianco) interessato a
favorirle, per due vie, dirò:
1° La Prevenzione. Si tratta di rompere
il monopolio del rimedio (anticipare la cura). Investire in percorsi di
prevenzione di malattie, infortuni, epidemie comportamentali. La chiusura qui
porta a eccessi specialistici (carenza di visione) ed è alla base del lievitare
del rischio di responsabilità dei medici. Non a caso nell’antica Cina venivano
pagati per il solo tempo della Salute. È una scelta etica. E, come convincere
il monopolio ad aprirsi? Con…
2° La Personalizzazione. È esigenza
espressa. Rimette al centro il cittadino e si piega al suo carattere. Gli offre
possibilità di scelta nel merito, non pro forma, come nel sistema di cura
lombardo. Gli fa scegliere priorità, percorsi, comportamenti. E poi gli
specialisti, le terapie alternative, i tempi del ricovero, il comfort.
Implica un concorrere alla sua soddisfazione. E un lasciarsi misurare da lui.
Un concorrere tra operatori di Prevenzione, cliniche e ospedali, e all’interno
degli stessi ospedali. È il senso dei reparti solventi. Questa concorrenza
sortirà come effetto un qualificarsi del privato e l’innalzarsi dello standard
di base. A cominciare dai tempi delle prestazioni. Oggi da piangere.
E qual è il cavaliere bianco economicamente
interessato a prospettive così virtuose? L’Assicuratore. Un mestiere con una
storia tra le più antiche. Quasi millenaria. Eppure con un’immagine offuscata e
un respiro affannoso. Non siamo più nel XVII secolo, quando alle porte di
Milano si leggevano cartelli con scritto: “Vietato l’accesso a zingari e
assicuratori”. Tuttavia è necessario che l’Assicuratore si esprima meglio, si
sbilanci di più, si affermi. Si renda disponibile a innovare, investire, dare
garanzie e rischiare sulla Salute, com’è nel suo DNA.
È un mediatore orientato ai grandi
numeri e interessato alla Salute, cioè a non pagare sinistri. Ed è un
investitore strategico, di lungo periodo, con questo nuovo orizzonte: investire
per rendere misurati i grandi rischi. In nessun altro modo può renderli
assicurabili. Dunque, può far giungere risorse alle strutture che sanno
eccellere per due vie: l’investimento diretto su grandi progetti e la scelta (a
costo mediato, accessibile) del cittadino. Offre spesso nelle sue polizze
“Sanitarie” percorsi di Prevenzione che possono essere ampliati e mirati. Mi
diceva un’esperta: bastano tre visite in età scolare per ridurre del 50% le
malattie in età adulta. Fate quattro conti!
Quella dell’Assicuratore è una funzione
di solidarietà impersonale (scelta, su misura e pagata) nei grandi rischi. Una
funzione, che va oltre la gestione comunitaria (mutualistica) dei rischi
omogenei, dei diritti. Tiene insieme libertà d’iniziativa, di rischio, e
sicurezza di relazioni sociali.
La logica dell’Assicuratore, fin dai tempi
di Alfonso Desiata, è integrativa del pubblico (non sostitutiva). Si tratta,
allora, non di delegare ma di definire un progetto e un rapporto istituzionale.
Un progetto politico che abbia consenso su un chiaro indirizzo: salvaguardare,
innovare e integrare il sistema Sanitario. Lo fa da vent’anni la Germania.
E la Germania è un buon riferimento
anche per il capitolo non scritto più delicato, di cui si discute in questi
giorni a Bologna: il rischio di non Auto-sufficienza in età avanzata. Quasi
metà delle famiglie sperimenta la sofferenza e la fatica di questa malattia.
Non possiamo chiudere gli occhi e lasciare sprecare fiumi di risorse in rimedi
senza progetto. E soprattutto senza porre al centro della gestione di questo
rischio i due punti indicati da Montagnier: la Prevenzione (che qui significa
anche Recupero, Riabilitazione: possibile al 50%) e la Personalizzazione, che
implica anche responsabilità (pensarci bene, per tempo).
Diamoci, dunque, questi obiettivi:
garantire, non tagliare, le Prestazioni di base, attirare risorse con la
Personalizzazione che premia le Eccellenze, rompere il monopolio della Cura con
la Prevenzione, investire in Ricerca e per l’Auto-sufficienza in Età avanzata.
Obiettivi possibili? Solo con
un’articolata e plurale discussione politica. La Politica: la carità più
grande, diceva Paolo VI. Milano e la Lombardia lo sanno. Ci mettano il cuore e
la testa.
Francesco Bizzotto
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