mercoledì 4 novembre 2015

L’INDICE DI RISCHIO PER LE CITTA’


I LLOYD'S DI LONDRA GUARDANO ALLA POLITICA MILANESE


Quali sono i veri rischi di Milano? Le criticità e le opportunità? Secondo i Lloyd's di Londra che hanno commissionato all'Università di Cambridge “Il City Risk Index”, in Italia sono a rischio 44 miliardi di dollari di PIL. L'analisi evidenzia l'impatto economico dei problemi che minacciano le città. Obiettivo della mappatura dei Lloyd's? Sviluppare un maggior confronto tra assicuratori, governi nazionali e locali, aziende per limitare le incognite del futuro e proteggere le infrastrutture. Il lavoro indica che i pericoli legati alle attività dell'uomo, quali attacchi informatici, terrorismo e fluttuazioni del prezzo del petrolio, costituiscono le minacce più significative rispetto alle tradizionali catastrofi naturali come inondazioni e terremoto.

La paura più importante per il PIL mondiale è il crollo dei mercati finanziari, basti pensare a: crisi greca, rallentamento dell’economia cinese, Volkswagen. Infatti tale criticità rappresenta un quarto dei potenziali danni descritti nello studio. Nel caso Italia il 70% delle perdite deriva da “rischi legati direttamente alle attività dell'uomo, quali il crollo dei mercati, shock petroliferi e cyber attack”.

Il report rileva che Milano insieme a Torino, Roma e Napoli, potrebbero produrre nel corso del prossimo decennio un PIL pari a 499 miliardi di dollari e il 9% sarebbe a rischio a causa dell'insieme delle minacce naturali derivanti dall'attività umana. Secondo il City Risk “la crisi dei mercati costituisce l’esposizione economica più significativa ponendo a rischio 12,02 miliardi di dollari di PIL, seguita dalla crisi del prezzo del greggio 9,68 miliardi di dollari, attività di hacker 6,49 miliardi, pandemia umana 3,87, e inondazioni 3,36.

A Milano, principale centro finanzia-rio italiano, i tre rischi legati al settore finanziario, crollo dei mercati, cri-si petrolifera e attacchi informatici, rappresentano circa tre quarti del PIL in pericolo. La quota del PIL to-tale critico a Milano, a causa di minacce legate all’uomo, è la quarta più alta a livello mondiale e riflette una tendenza comune a molte metropoli sviluppate. Ebbene, di questi potenziali rischi e di opportunità per evitarli, ben difficilmente si parlerà nella prossima campagna elettorale, perché semplicemente non sposta-no un voto.

Forse di quelli evidenziati, quelli che in una piccola quota potrebbero a-vere uno spazio sono le inondazioni in una parte di una zona di Milano, la 9, dove esiste il problema del Seveso, ma le scelte fatte e il buon la-voro del Consiglio di Zona e, non ultimo il sottovalutato lavoro di ana-lisi e proposte fatte dal Network Assicuratori PD, dovrebbero tampona-re eventuali attacchi.

Una pandemia o una crisi igienico sanitaria potrebbero incidere solo se speculatori politici professionisti, magari padani, cercassero un unto-re al quale addossare responsabilità, ma obiettivamente, a parte del possibile inquinamento a seguito dello smaltimento di rifiuti pericolosi in corsi d’acqua, non sembra un problema a breve termine.

Visto che l’obiettivo di tale ricerca è fare in modo che parte di questi rischi siano trasferiti nel settore assi-curativo, non sarebbe male che la politica facesse in modo che tali premi fossero intermediati sulla piazza di Milano. In questa città, tra chi produce occupazione in via di-retta e indiretta c’è anche l’inter-mediazione assicurativa, anche se al mondo politico milanese in maniera bipartisan, non interessa molto, probabilmente perché gli addetti a questo settore non esprimono un voto ben organizzato, a differenza di commercianti, taxisti, ecc.

La campagna elettorale si giocherà, forse, sul bilancio di Expo, ma molto più probabilmente su buche nelle strade, immigrazione e sicurezza reale o percepita, in particolare in certe zone. Un terreno sul quale il centrosinistra sarà sempre in difficoltà, come afferma Renzi “salviamo la vita ai migranti anche se costa voti”. Ogni formazione politica ha dei principi non negoziabili.

Il traffico, è un problema che i milanesi ancora subiscono e sentono ancora come di non semplice soluzione, a parte chi vive in centro. La chiusura del centro e la presenza di spazi commerciali aperti sempre e raggiungibili solo in auto ha trasferito il problema, compreso quello del-la qualità dell’aria nelle zone esterne.

I candidati alle primarie del PD hanno cominciato il loro giro partendo dalle periferie, sapendo che molto probabilmente lì si giocherà un bel pezzo delle sfida. Potrebbero anche cominciare a pensare come indirizzare e dove redistribuire una parte del PIL che si produrrà secondo le stime dei Lloyd's, possibilmente non tutto nell’Area C.

Massimo Cingolani

da Arcipelago Milano.org 29.x.2015

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