L’EUROPA PUÒ
RIPARTIRE
Il
rapporto di Mario Draghi alla Commissione e al Parlamento dell’UE ha suscitato
un dibattito che si è subito smorzato perché – dice Daniele Manca, Corriere
della sera, L’Economia, 17.10 us – manchiamo di “voglia di scoprire e
immaginare il futuro”. “La testa è affollata da bonus, agevolazioni,
decontribuzioni, defiscalizzazioni”.
In
Europa, ha detto Draghi, per crescere, innovare, servono grandi investimenti e
una dinamica, un contratto sociale e una governance. Per non subire il
cambiamento declinando, come stiamo facendo. Qui ci focalizziamo su due temi
(il Lavoro e i Rischi) che vediamo intrecciati: le nostre risorse chiave. Il
Lavoro perché può, solo lui, solo reti armoniche di specialisti, organizzate
nelle imprese e non solo, contribuire a innovare e a gestire senza affanno e
senza gravi danni, gli sviluppi digitali, l’Intelligenza Artificiale (IA).
Questa –
lo ricorda un suo protagonista, Federico Faggin – ridurrà i tempi di esecuzione
dell’80% e chiede di essere gestita da persone che ne sanno più di lei; da
specialisti con visione larga e un certo grado di autonomia. Su ciò che chiedi
di fare alla macchina (o su cui la interroghi) la devi sapere lunga, più di
lei.
E i
Rischi? Li abbiamo tenuti separati dalle Possibilità, mentre solo insieme
aprono a strategie lungimiranti, a progetti e processi curati, a sagge
valutazioni e giuste misure. Solo se gestiamo insieme le Possibilità / Rischio
(P/R) possiamo sperare in saldi positivi, senza sorprese; senza disastri. Siamo
abbagliati dalla potenza della Possibilità ma “tutto ciò che è in potenza è in potenza gli opposti” (già
Aristotele, citato da Emanuele Severino). Il Possibile ha in sé esiti opposti.
E, più grande è la Possibilità, più grande è il Rischio.
Ora,
Lavoro e Rischi sono due punti di forza della cultura europea su cui possiamo
avanzare. Il percorso di Draghi è ambizioso e credibile. Può avere ampio
consenso. È in sintonia con il chakra del cuore (apice individuale,
occidentale) che invita a coltivare ragioni e fare mediazioni.
E la
consapevolezza del Rischio ci deve indurre a prendergli bene le misure. Ad
esempio, con pareri esperti, terzi rispetto agli interessi, atti a porre
paletti, anticipare sviluppi e danni. Un nodo su cui si sta lavorando.
Evidenziamo
i punti salienti del rapporto Draghi e ne sottolineiamo il valore. Desideriamo
contribuire. “L’Europa cambi radicalmente”, ha detto, e si proponga di essere
tra i leader nel digitale, faro di responsabilità verso l’ambiente e attore di
sicurezza e pace.
LE IMPRESE: PRODUTTIVITÀ, INNOVAZIONE,
RICONOSCIMENTI
E
l’obiettivo per le imprese? Aumentare la produttività, gli stipendi e la
competitività con la digitalizzazione e con l’innovazione. Il reddito da lavoro
dal 2000 è cresciuto del doppio negli Usa rispetto all’Ue, per il vantaggio
nelle tecnologie digitali (“guideranno la crescita futura”). Oggi, solo 4 delle
prime 50 aziende tecnologiche sono europee. Vanno cercati nuovi motori per
crescere e pagare di più il lavoro. Usare a fondo il digitale e, “soprattutto”,
“sbloccare il nostro potenziale innovativo”, “colmare il divario di
innovazione”, per una “innovazione rivoluzionaria”.
Sottolineiamo:
l’innovazione “rivoluzionaria” va oltre il digitale, l’IA, i processi.
Interessa anche l’offerta, i prodotti e le relazioni con i clienti e
nell’impresa. Interessa l’uomo intero, i servizi, le garanzie, la cura, i
rapporti professionali e umani, la fiducia. Una politica industriale, questa,
che si fa apprezzare e conquista i mercati con alta probabilità.
È chiaro:
servono ingenti investimenti pubblici (“debito comune”) e privati: 800 miliardi
l’anno, stima Draghi. Qui si gioca (e pare incagliarsi) la partita. Germania e
Paesi del Nord si fanno sentire. Pensiamo abbiano buone ragioni: il debito è
una moneta, una Possibilità / Rischio (P/R) a due facce che va gestita come
tale in entrambi i suoi lati (luci e ombre): finalizzare i debiti a progetti
con obiettivi e riforme misurabili. E cambiare la prospettiva.
DEBITO COMUNE E INVESTIMENTI PUBBLICI E
PRIVATI
Come?
Intrecciare l’investimento pubblico e privato; dare al primo un ruolo di
indirizzo e garanzia, e al secondo di gestione, efficienza, rigore. Il pubblico
da solo non ce la fa. Ed è sbagliato lasciarlo solo, separato dal privato.
Molti presidenti di regione del nostro Sud pensano agli investimenti pubblici
come a Possibilità (coesione, solidarietà e consenso locale) a buon prezzo,
senza Rischio. Questa Possibilità non esiste.
Il
privato in Europa è pieno di soldi. Desidera e ha una necessità logica di
investire nella società. Gli servono garanzie di serietà. Ad esempio, gli
Assicuratori europei (investitori istituzionali di lungo periodo da 12 mila
miliardi): Solvency II li impegna a fare buoni bilanci investendo nelle
infrastrutture e nelle istituzioni; per anticipare, formare i trend dei rischi.
Questi investimenti possono ridurre le probabilità di danno, i sinistri e i
premi. Semplice.
È tempo
che il privato assuma ruolo e responsabilità nella gestione dei beni
collettivi; che finisca la storica maledizione ricordata da Elinor Ostrom in La
gestione dei beni comuni: ciò che è di tutti riceve la minima cura. Non ce lo
possiamo più permettere. L’ostacolo è nel pubblico (che teme e non sa aprirsi)
mentre il privato capisce bene che non esiste che la nave affondi e lui seguiti
a ballare.
Dunque,
la Coesione Politica è un valore prezioso, essenziale. E nell’impresa si tratta
di raddoppiare il tasso di libertà, partecipazione, concorrenza (“correre
insieme per obiettivi condivisi” – Massimo Cacciari).
LAVORO. FORMARE COMPETENTI IN RETE. USA IN
VANTAGGIO
Sul
Lavoro, Draghi propone di rinunciare al vessillo della flessibilità perché “la
competitività non si gioca sul costo del lavoro. Non in misura primaria”.
Decisiva è la formazione.
Solo il
competente capace, coinvolto e rispettato, è creativo e può gestire le P/R
dell’IA. Aggiungiamo: solo se inclina alla “Contemplazione”, ovvero se ha un
livello adeguato – non banale – di convinzione, motivazione, concentrazione,
equilibrio e armonia personali. Se si distrae e guarda l’orologio non è certo
creativo e le P/R dell’IA tendono al Cigno nero, alla catastrofe; a produrre,
dopo bagliori, disastri irrecuperabili, senza rimedio.
È vero:
la competitività (la produttività) si gioca sulla risorsa umana formata. Ma,
l’idea di flessibilità europea era giusta perché e quando tendeva a favorire la
mobilità del lavoro e quindi la libertà, sia del lavoro sia dell’impresa. Su
questo tema Draghi dice: “Garantire
a tutti i lavoratori il diritto all’istruzione e alla riqualificazione,
consentendo loro di cambiare ruolo (…) o di ottenere buoni posti di lavoro in
nuovi settori”. Chiara
indicazione, che richiede di investire nelle “Politiche attive”. Queste
favoriscono la condivisione e armonia in azienda, presupposto di innovazione e
produttività. E, nei casi in cui l’armonia non si realizzi? Politiche attive
significa concordare un percorso di fuoriuscita della risorsa dall’azienda.
Come dice Draghi.
In tema,
è il dibattito Usa? Ne abbiamo parlato, citando le fonti. Il primo rischio
della medio - grande impresa Usa (il 70% dei suoi direttori generali) riguarda
le competenze, il capitale umano. In primis, l’impresa – prima dello sconquasso
delle guerre – deve rendersi attraente e soddisfare i competenti. E gestire il
loro mix di diversità nelle reti aziendali. Per aumentare le probabilità di
innovare. Qui c’è
un ribaltamento, un salto qualitativo: dall’antagonismo del ‘900 alla Rete
delle partecipazioni imprenditive, responsabili. L’Europa può fare meglio.
Riflettere sulle esperienze europee di partecipazione: ad esempio sulla lunga e
coraggiosa co-gestione tedesca come sulle idee della cultura cattolica.
Valorizzare la libertà e rischiare il consenso con vantaggi fiscali per chi si
orienta a fare accordi e pratiche di Rete.
ENGAGMENT: LAVORO CREATIVO, “CONTEMPLATIVO”
Dice
Ferruccio de Bortoli sul Corriere della sera del 20.10, p. 30: “In base
all’indagine State of the global
workplace di Gallup, il senso di estraneità dei dipendenti, che sfiora in
alcuni casi il risentimento, è in Italia molto più alto che nella media dei
Paesi più industrializzati. (…) Ed è largamente più basso nel confronto
internazionale il grado di coinvolgimento dei lavoratori italiani nelle scelte
aziendali”.
Alla Rete servono donne
e uomini nuovi: l’Oltre-uomo (quello
del Nietzsche
di Vattimo e Cacciari) che esca dalla “caverna egoica”, che tramonti al mito
del potere come dominio. Che tipo è? Lo abbiamo chiamato “Contemplativo”. Una
donna e un uomo forti in termini materiali e spirituali. “Essere Pace”, propone
il monaco buddhista Thich Nhat Hanh (1926 – 2022). Se non sei Pace, la tua vita
perde senso e non puoi essere il creativo che vuoi essere e che serve.
Un “uomo
intero”, direbbe Georg Simmel (1858 – 1918),