DAL PREDARE AL RISCHIARE
Aiutiamo imprese e persone a gestire bene i
rischi. A Prevenire i danni. Serve una cultura attenta, contemplativa, capace
di correre grandi rischi in scioltezza. Dal mondo Assicurativo e dei Risk manager
un contributo innovativo
Pubblico
e Privato devono investire insieme per contenere le emissioni di CO2 e il
riscaldamento della Terra. Lo hanno detto sia Mario Draghi sia Carlo
d'Inghilterra. "I soldi ci sono" (Draghi). Come dire: è un problema
di visione, convergenza, progetti, realizzazione. È l’indicazione di Elinor
Ostrom, prima donna Nobel per l’Economia (2009) su come “governare i beni
collettivi”. Si deve poi andare a vedere come ciascuno fa la propria parte.
Come lavoriamo e viviamo? Dobbiamo innovare e concorrere, contribuire.
Ad
esempio gli Assicuratori. Sono molto interessati, per ovvi motivi. Il
riscaldamento del clima li espone a rischi (e sinistri) impensabili, in
tendenza catastrofali (Cigni neri li ha chiamati Nassim Nicholas Taleb). Come
il Covid. Lo stesso rischio base (l’Incendio) di attività, imprese ed enti, con
il surriscaldamento aumenta la sua probabilità. Incendi e Catastrofi
imprevedibili (con variabilità dei fenomeni fino a 400 volte, dicono gli esperti)
fanno saltare lo strumento di misura storico: la statistica, la frequenza dei
danni.
Per
l’Assicuratore, e per tutti noi, il futuro non si dice guardando al passato
(geniale intuizione di Pascal – XVII secolo). Il passato è storia utile, non
oracolo. Il futuro è creativo in ogni suo istante (Georg Simmel); è attesa
soggettiva (Bruno de Finetti). E il “possibile” è potenza nelle nostre mani. Ma,
"tutto ciò che è in potenza, è in
potenza gli opposti". Così già Aristotele, ci ricordava Emanuele
Severino. Dunque, c'è speranza. Possiamo dare ai rischi (e al futuro) una
misura. È necessaria, perché rischio è probabilità, misura appunto. Se non è
misurato, non è un rischio, è un’incertezza. Niklas Luhmann lo chiama pericolo.
Ripensiamo,
allora, all'invito di Galileo Galilei: "Misura ciò che è misurabile e rendi
misurabile ciò che non lo è” (il Cigno nero). E come misurare ciò che non si
può misurare? È il problema che turba i sonni di Assicuratori e di Risk manager.
Questi in Usa (Università della North Carolina) propongono di passare dalla
Gestione alla Governance dei rischi, che dice di trasparenza e condivisione
delle decisioni, a partire dalle strategie. Serve il salto di qualità
raccomandato dall’Onu: ESG – Ambiente, Inclusione sociale, Governance.
L'Assicuratore
dunque ha interesse a entrare in questa logica. Già la direttiva europea
Solvency II – per la sicurezza dei suoi bilanci – lo orienta a fare
“investimenti infrastrutturali prospettici” (ridurre i rischi della
prospettiva). Può mettere in campo anche servizi di accompagnamento al rischio:
contribuire a una cultura attenta, concentrata,
capace
di correre grandi rischi in scioltezza. Servizi che mirino, accanto alla
Protezione (ex post), alla Prevenzione (ex ante). Anticipare I danni, i Cigni
neri. Lo sostiene da anni la stessa presidente dell'Ania, l'Associazione delle
compagnie di assicurazioni italiane, Maria Bianca Farina. Meritano un vantaggio
fiscale le polizze che contribuiscono alla Prevenzione.
Ora lo
vediamo: la Governance dei rischi (della nostra potenza) è condizione di
libertà. E Dante – ci ricorda Massimo Cacciari – dice che la libertà (un dono
del dio) richiede di essere accompagnati, per non fallire: "Da solo, dove
credi di andare? Non ce la farai se non sei aiutato, sostenuto,
indirizzato". Essere liberi? Significa rischiare in Giusta misura. Non
isoliamo il problema ambientale. C’è il cuore e l’intelligenza dell’uomo da
affinare. Infatti, abbiamo difficoltà a curare il
processo (il rischio), dice Henri Bergson. Tendiamo a bypassarlo. Ci avventiamo
sui risultati con atteggiamento predatorio. Ascoltiamolo:
“È il
risultato delle azioni che ci interessa. […] Noi siamo interamente
tesi al fine da realizzare. […] La
mente si dirige di colpo allo scopo, ossia alla visione schematica e
semplificata dell’atto nel suo essere immaginato come compiuto. […] L’intelligenza rappresenta dunque alla
attività solo degli scopi da raggiungere, ovvero dei punti di stasi. E, di
scopo raggiunto in scopo raggiunto, di stasi in stasi, la nostra attività si
sposta attraverso una serie di salti, durante i quali la nostra coscienza si
distoglie il più possibile dal movimento che si compie [dal processo, dal
rischio] per conservare soltanto
l’immagine anticipata del movimento compiuto. […] Esaminate da vicino ciò che avete in mente quando parlate di un’azione
che sta compiendosi. C’è l’idea di cambiamento, è ovvio, ma rimane nascosta, in
penombra, mentre in piena luce c’è la figura immobile dell’atto considerato
come se si fosse già compiuto. […] La
conoscenza si riferisce a uno stato, anziché a un cambiamento. […] La mente si ritrova sempre ad assumere una
prospettiva di stabilità su ciò che è instabile.” Henri Bergson,
L'evoluzione creatrice (1941), Cortina ‘02, pagg. 244 - 248.
Ci
attende un lavoro di lunga lena per convincere i nostri automatismi predatori e
far crescere un’intelligenza riflessiva. Vedo tre step per Assicuratori e Risk
makers.
1. Un certo
Comportamento. Quale? Quello (si racconta) di Ayrton Senna, pilota di Formula 1.
Grande Concentrazione e Immaginazione, prima della gara: cosa farò? Come?
Perché? Dove mi esalterò? Dove potrò fallire? Anticipo il percorso. Porto al
massimo la Concentrazione. Riprendo le misure al mio rischiare. Sono pronto? Vado,
agisco e alterno il mio passo: lento e veloce, quando serve. In tre parole:
Immagino, Anticipo, Processo. Il nemico di questo comportamento necessario è il
Multitasking (fare due, tre cose insieme).
2. Ma,
per giungere a questo Comportamento, serve un Atteggiamento a cui non siamo
predisposti (Bergson). Serve un'intelligenza del percorso, della Via, del
Processo. Dove rischiamo la vita. Serve un Atteggiamento riflessivo, aderente, creativo.
Volto a ben osservare la realtà nell'insieme e nel dettaglio, ammirarne la
bellezza (vederne il lato in fiore) e apprezzarne l’importanza, il valore. Le
tre parole chiave: Osservare, Ammirare, Apprezzare.
3.
Quest'uomo nuovo (in Comportamento e Atteggiamento) non può che avere una base
personale di qualità nuova, che deriverà da una preparazione e una pratica
adeguate: consapevolezza e pace interiore; un certo distacco attivo; un’armonia
personale. È il radicamento Contemplativo raccomandato da tutte le tradizioni
spirituali. Ad esempio dalla LCWR – Leadership Conference of Women Religious; sono
suore cattoliche americane, meravigliosamente attive su tutti i fronti e capaci
di coglierne insieme problematicità e bellezza.
La
pratica del personale radicamento Contemplativo (o pacificazione attiva) è riassumibile
nell’invito del monaco buddhista “impegnato” Thich Nhat Hanh: Respira,
Rallenta, Sorridi.
Non dogmi
ma doti per l'uomo nuovo che cerchiamo. Poi, la realtà la vedremo: ci
sorprenderà.
Francesco
Bizzotto