SISTEMA
SANITARIO
Aprire
all’integrazione assicurativa: personalizza, fa prevenzione e porta risorse
Anticipiamo
la crisi del Sistema sanitario. In Lombardia è un’eccellenza ma
qualcosa non va: per una Risonanza magnetica aspetti 6 mesi. Le risorse
scarseggiano mentre cresce e si qualifica la domanda: mirare a soddisfarla, a
far apprezzare integrazioni e aumentare gli investimenti. E, come attirare
risorse? Competere nella loro destinazione da parte di famiglie e imprese.
Siamo campioni di spese in viaggi, ristoranti, giochi e divertimenti: essere
più bravi di questi. Chiudersi, tagliare, precarizzare è la morte. È chiaro che
il ruolo della Politica è decisivo: servono cultura e incentivi (nudge).
Ma, avremo Politici con grandi visioni, che non mirino alla carriera e rischino
il consenso, solo se cambiamo noi. Siamo noi la Polis. Noi, Milano.
Cosa
vuole la domanda di Salute? Vuole un sistema pubblico aperto
al privato, alla personalizzazione e alla prevenzione; un sano concorrere
(contribuire) per la salute dei cittadini, oltre gli standard ottocenteschi
piramidali e impersonali, e oltre la logica che non anticipa ma aspetta la
malattia (costa il doppio; è insensata). In Sanità, da qui si parte. Il privato
non è decollato se non accreditato, con standard, chiusure e logica
vecchi. E di concorrenza neanche l’ombra, né nel pubblico né nel privato.
Invece, deve interessare entrambi. La chiave di volta? La trasparenza delle
competenze e delle offerte di cura (motivate e valutate) che consenta la scelta
del cittadino. Questi limiti (di trasparenza, possibilità di scelta,
personalizzazione e prevenzione) sono alla base della sfiducia esplosiva che
tiene alto il rischio di responsabilità professionale specifica. È classico
rancore.
Rosy
Bindi, a suo tempo (D.lgs. 502/92), era andata vicina a un avvio di
soluzione con i reparti Solventi negli Ospedali pubblici. Qualcosa è rimasto,
malmesso, opaco, rinsecchito. Ora, come far arrivare risorse fresche negli
Ospedali e così scatenare (liberare) il sano contribuire (concorrere) pubblico
e privato per la salute dei cittadini? Serve una modalità di accesso alla
scelta delle cure (personalizzare tempi, specialisti, comfort) che coinvolga i
molti. Una modalità integrativa di massa che medi il costo di gestione dello
specifico rischio (il suo trasferimento e, prima, la sua valutazione e la
prevenzione di malattie e infortuni).
Gli
strumenti sono due. Le Mutue, forme di solidarietà a ripartizione che hanno
consentito la nascita delle città europee: si mettono insieme le prevedibili
risorse mirate allo scopo e le si ripartisce, secondo criteri definiti e
modificabili, fino al loro esaurimento. Qui aziende e associazioni (reti) sono
protagoniste con significativi vantaggi per qualche milione di famiglie. Negli
Usa il fenomeno è esploso da un ventennio con l’ART Market (Alternative Risk
Transfer). Va bene per i piccoli problemi (rischi). Ma, il costo della Mutua
non è poca cosa e poi 500, 1.000 euro di spesa li reggiamo facilmente.
E, il
grande rischio? Altro discorso, che Rosy Bindi non colse (glielo dissi
personalmente): sul grande rischio di malattie ed epidemie (virali e
comportamentali) le Mutue non bastano. E forse non basterà neanche la Mutua che
è lo Stato. Serve un Cavaliere bianco. Riflettiamo. Nel XIII e XIV secolo, a
fare grandi le città (Milano e Venezia giunsero a superare, ciascuna, la
ricchezza della Francia) fu lo scatenarsi dell’iniziativa commerciale globale e
d’alto mare; un rischiare innovativo, oltre misura e insostenibile per le
Mutue; un rischiare personale reso possibile da forme geniali di
accompagnamento finanziario e di tutela: prima la commenda e quindi la polizza
assicurativa; una promessa, in forma di impegno unilaterale e poi
contrattuale. Il singolo poteva correre il suo grande rischio. L’Europa aveva
trovato il modo di fare, insieme, solidarietà, sicurezza e libertà. Così, ora,
si può fare per il rischio Salute. Con un bel vantaggio.
Oggi,
assicurare implica essere avanti con lo sguardo, essere
predittivi, anticipare gli eventi avversi, fare prevenzione. La statistica (il
passato) non basta a misurare i rischi. Lo dice chiaro la direttiva europea
Solvency II, che impegna le compagnie a fare investimenti liberi e prospettici:
mettere in sicurezza i bilanci riducendo alla radice (in termini
infrastrutturali e
culturali) i rischi assunti e che
assumeranno. Ridurre così il capitale di solvibilità necessario. Fai poca
prevenzione? Devi avere più capitale di solvibilità a garanzia degli
assicurati. Esattamente quel che serve, per la Salute come per l’economia. E il
Mercato è pronto. Manca la Politica, cioè noi. Solo allora rientreranno i tempi
malati della Sanità e smetteremo di pagare due volte (il pubblico con le tasse
e il privato di tasca).
Francesco Bizzotto
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