giovedì 18 ottobre 2018

LA CGIL VA A CONGRESSO


SFIDA AL POPULISMO E OLTRE



I candidati a succedere a Susanna Camusso sono Maurizio Landini e Vincenzo Colla. Cosa li differenzia? Landini lotterà e tratterà per difendere (dentro e a valle dei processi) gli interessi dei lavoratori. Colla vuole misurarsi anche a monte e contribuire a politiche aziendali condivise e sostenibili. Landini pensa al lavoro; Colla all’impresa e parla di Democrazia economica e Politiche industriali. Landini è freudiano e legge il conflitto come antagonismo (Lavoro vs Impresa); Colla (junghiano) come dinamica di una realtà (l’impresa) unitaria, non divisibile, contraddittoria e vitale.

Le scelte della Cgil peseranno. Milano s’impegni a parlarne. Io dico: miriamo a nuove Relazioni e Istituzioni, per imprese vincenti con la qualità e la creatività. Di quantità (e bassi costi e precarietà e inquinamento) già si muore. Di certo, non basta dire: la crescita farà occupazione e ricchezza; zitti e buoni. Non è così. E non lasciamo soli (alla fatica del buon senso) tante avanzatissime PMI e i loro collaboratori. Il sindacato osservi bene il suo compito di oggi: prevenire le crisi (produttive e di relazione), promuovere il lavoro, suscitare capacità, ruolo e autonomia; fargli spazio istituzionale, fino a negarsi alla rappresentanza, come fa il bravo medico secondo Gadamer (Dove si nasconde la salute).

La Cgil discute mentre la rappresentanza sociale (anche d’impresa) è strattonata dai populisti. Lo è da un po’. Una concorrenza salutare, perché fa venire a galla vecchi limiti. Cosa significa rappresentare? Per Pierre Carniti (segretario della Cisl dal ’79 all’’85) significava fare gli interessi del lavoro nella sua concreta organizzazione e anche nella prospettiva. Avere visione da “soggetto politico”,“osare più democrazia” diceva, e traduceva in progetti tipo un “Fondo” dei lavoratori dipendenti per investire e misurarsi con la complessità del fare azienda. Cassato, allora, dalla Cgil (e dal Pci). Non merita riparlarne?

Il riferimento a Carniti vale per dire alla Cgil di mirare all’unità sindacale; metterci cuore. La divisione fa imperare idee asfittiche. Il sindacato dei Lama, Trentin, Carniti e Benvenuto rivendicava e contribuiva, lottava e proponeva; cercava mediazioni alte. È su questa scia Marco Bentivogli (Fim Cisl), troppo solo per andare oltre l’idea dello skills development (dare spazio e riconoscimento alle capacità dei lavoratori e, quindi, valore all’impresa).

Infatti, se il sindacato si limita a stare raso terra, a valle dei processi, sui problemi, sulle crisi e disfunzioni, sugli interessi immediati dei lavoratori, poco incide, fa la crocerossa, il consenso è ballerino e porta acqua alla casa dei populisti, che hanno il vantaggio della presa diretta e delle soluzioni semplici, pagate con risorse che non ci sono, a debito. Questa sfida si affronta nel Paese e tra i lavoratori alzando lo sguardo, contribuendo a soluzioni creative. Solo così, oggi, si rappresenta. Mi pare abbia ragione Colla.

Da un punto di vista politico, l’errore del populismo consiste nel tenere ognuno al suo vecchio posto e distribuire quel che non c’è, che per essere prodotto richiede relazioni e ruoli nuovi. E l’Europa ne è l’architrave. Il populismo fa perdere il Paese perché lo ingessa nel vecchio assetto istituzionale (micro e macro), che non è più in grado di farsi apprezzare, di vendere e creare valore. A partire dagli Stati europei (vasi di coccio tra Usa, Russia e Cina) per finire alla inefficiente PA locale. Per dire: i Comuni andrebbero ridotti da 8 a 3mila, per lavorare meglio (in gruppo), risparmiare 10 miliardi l’anno e ridurre la corruzione. E chi osa?

Altro tema (ostico) per la Cgil: Stabilità, Flessibilità o Mobilità del lavoro? Per il giurista è un senso unico e per certo imprenditore è il licenziare facile. Quel che nessuno dice è che anche il 70% dei lavoratori vorrebbe dimettersi, andarsene, cambiare impresa, crescere. Hanno ragione entrambi. L’azienda può essere luogo di confronto e conflitto di merito, sulle migliori soluzioni produttive e sulla equa distribuzione del valore creato. Basta portare fuori – in Istituzioni di territorio (Agenzie del lavoro partecipate: AFOL a Milano e Monza) – il conflitto relazionale, i problemi di grave crisi produttiva e di disarmonia che esistono (c’è gente che tira sera e ci sono imprese che umiliano e saccheggiano il lavoro). Ne parlerà la Cgil? Non credo. È concorrenza, libero mercato (il reciproco meritarsi). Parole dure, difficili

Francesco Bizzotto

Nessun commento:

Posta un commento