SFIDA AL POPULISMO E OLTRE
I candidati a succedere a
Susanna Camusso sono Maurizio Landini e Vincenzo Colla. Cosa li differenzia?
Landini lotterà e tratterà per difendere (dentro e a valle dei processi) gli
interessi dei lavoratori. Colla vuole misurarsi anche a monte e contribuire a
politiche aziendali condivise e sostenibili. Landini pensa al lavoro; Colla
all’impresa e parla di Democrazia economica e Politiche industriali. Landini è freudiano
e legge il conflitto come antagonismo (Lavoro vs Impresa); Colla (junghiano)
come dinamica di una realtà (l’impresa) unitaria, non divisibile,
contraddittoria e vitale.
Le scelte della Cgil
peseranno. Milano s’impegni a parlarne. Io dico: miriamo a nuove Relazioni e
Istituzioni, per imprese vincenti con la qualità e la creatività. Di
quantità (e bassi costi e precarietà e inquinamento) già si muore. Di certo,
non basta dire: la crescita farà occupazione e ricchezza; zitti e buoni. Non è
così. E non lasciamo soli (alla fatica del buon senso) tante avanzatissime PMI
e i loro collaboratori. Il sindacato osservi bene il suo compito di oggi: prevenire
le crisi (produttive e di relazione), promuovere il lavoro, suscitare
capacità, ruolo e autonomia; fargli spazio istituzionale, fino a
negarsi alla rappresentanza, come fa il bravo medico secondo Gadamer (Dove
si nasconde la salute).
La Cgil discute mentre la
rappresentanza sociale (anche d’impresa) è strattonata dai populisti. Lo è da
un po’. Una concorrenza salutare, perché fa venire a galla vecchi limiti. Cosa
significa rappresentare? Per Pierre Carniti (segretario della Cisl dal ’79
all’’85) significava fare gli interessi del lavoro nella sua concreta
organizzazione e anche nella prospettiva. Avere visione da “soggetto
politico”,“osare più democrazia” diceva, e traduceva in progetti tipo un “Fondo”
dei lavoratori dipendenti per investire e misurarsi con la complessità del
fare azienda. Cassato, allora, dalla Cgil (e dal Pci). Non merita riparlarne?
Il riferimento a Carniti
vale per dire alla Cgil di mirare all’unità sindacale; metterci cuore. La
divisione fa imperare idee asfittiche. Il sindacato dei Lama, Trentin, Carniti
e Benvenuto rivendicava e contribuiva, lottava e proponeva; cercava mediazioni
alte. È su questa scia Marco Bentivogli (Fim Cisl), troppo solo per andare
oltre l’idea dello skills development (dare spazio e riconoscimento alle
capacità dei lavoratori e, quindi, valore all’impresa).
Infatti, se il sindacato si
limita a stare raso terra, a valle dei processi, sui problemi, sulle crisi e
disfunzioni, sugli interessi immediati dei lavoratori, poco incide, fa la
crocerossa, il consenso è ballerino e porta acqua alla casa dei populisti, che
hanno il vantaggio della presa diretta e delle soluzioni semplici, pagate con
risorse che non ci sono, a debito. Questa sfida si affronta nel Paese e tra i
lavoratori alzando lo sguardo, contribuendo a soluzioni creative. Solo così,
oggi, si rappresenta. Mi pare abbia ragione Colla.
Da un punto di vista
politico, l’errore del populismo consiste nel tenere ognuno al suo vecchio
posto e distribuire quel che non c’è, che per essere prodotto richiede
relazioni e ruoli nuovi. E l’Europa ne è l’architrave. Il populismo fa perdere
il Paese perché lo ingessa nel vecchio assetto istituzionale (micro e macro),
che non è più in grado di farsi apprezzare, di vendere e creare valore. A
partire dagli Stati europei (vasi di coccio tra Usa, Russia e Cina) per finire
alla inefficiente PA locale. Per dire: i Comuni andrebbero ridotti da 8 a
3mila, per lavorare meglio (in gruppo), risparmiare 10 miliardi l’anno e
ridurre la corruzione. E chi osa?
Altro tema (ostico) per la
Cgil: Stabilità, Flessibilità o Mobilità del lavoro? Per il giurista è un senso
unico e per certo imprenditore è il licenziare facile. Quel che nessuno dice è
che anche il 70% dei lavoratori vorrebbe dimettersi, andarsene, cambiare
impresa, crescere. Hanno ragione entrambi. L’azienda può essere luogo di
confronto e conflitto di merito, sulle migliori soluzioni produttive e sulla
equa distribuzione del valore creato. Basta portare fuori – in Istituzioni di
territorio (Agenzie del lavoro partecipate: AFOL a Milano e Monza) – il
conflitto relazionale, i problemi di grave crisi produttiva e di disarmonia che
esistono (c’è gente che tira sera e ci sono imprese che umiliano e saccheggiano
il lavoro). Ne parlerà la Cgil? Non credo. È concorrenza, libero mercato (il
reciproco meritarsi). Parole dure, difficili
Francesco Bizzotto
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