PARTITI INCOSTITUZIONALI?
Per un dibattito politico serio, che si regga.
Trump? Dice la crisi dei partiti.
Innovare e rispettare gli Statuti: dare spazio a competenti appassionati per un dialogo alla pari con lobby trasparenti.
E i finanziamenti? Chiediamo troppo?
Sabino Cassese, da par suo (Editoriale, Corriere della sera, 27 agosto), critica, colpisce e quasi affonda i partiti.
Sul Foglio del 4 luglio scorso aveva denunciato "gli
interessi organizzati", le lobby, come "pericoli incombenti"
perché non trasparenti. Poneva la questione della "rappresentanza",
ma non dei partiti.
L'andazzo corporativo (potenti specialisti si muovono senza un
contraddittorio al loro livello) è un guaio, un pericolo; non produce un sano
concorrere che consenta al Governo di decidere (rischiare il consenso), e a
noi, corpo sociale, di scegliere il partito, la parte, che governi (rischiare a
nostra volta).
Servono partiti all'altezza degli specialisti e dello sviluppo scientifico: senza, non puoi fare buone riforme. Invece, sono chiusi, verticisti, idealisti e fordisti fuori tempo massimo. Si rinserrano in logiche dominate da tattiche e alleanze. Nel merito delle cose (le riforme) fanno chiacchiera di basso livello.
Rincara Cassese: i partiti, "più deboli e oligarchici sono,
più allungano le mani sullo Stato"; meno iscritti hanno ("solo il
2%"), minore è la "vita democratica interna" e maggiore la
"presenza continua nello spazio pubblico" (dichiarazioni bla bla ai
media).
"Questa politica declinata al quotidiano nasconde un vuoto
di proposte" e si manifesta con "l'affannosa ricerca di risorse
finanziarie" in "perenne tensione con l'Ue per ottenere il consenso
ad aumentare il debito pubblico".
Eccoci arrivati al pericoloso "carattere spartitorio della
politica". Con questi ovvi corollari: sempre più le leggi le fa il
Governo, che riserva al Parlamento fondi per "la libera disponibilità di
tutti i gruppi parlamentari". (Non lo sapevo ed è davvero brutto).
Puntualizza Cassese: l'opposizione in Parlamento dovrebbe fare
alte denunce e "cercare rimedi". Perché le "viene sottratta
l'arena del dibattito, la possibilità di esercitare una influenza, in ultima
istanza la dialettica democratica".
La questione – conclude – "dovrebbe essere al centro della
discussione pubblica, spingere a individuare cause e adottare correzioni.
Invece, ci si accontenta del tweet quotidiano, della battuta dinanzi alle
telecamere".
Cassese non distingue tra i partiti e prende di mira Fratelli d’Italia, dato il peso e le responsabilità. C'è da dire che, mentre il Pd ha questa tensione nel Dna d'origine (e in un certo senso lo frena: brucia i segretari), pecche e differenze sono troppo evidenti tra i partiti di un padrone (sia un comico sia un imprenditore) e quelli politici (tutti, chi più chi meno, in affanno). Certo, il re è nudo, in Italia e ovunque.
Crisi globale dunque, con gli Usa, al solito, più avanti di
tutti. Perché questo è Trump: la crisi del partito politico, che attende idee, passioni,
innovazioni organizzative e di comunicazione.
E una certa arroganza dei sistemi totalitari, i loro azzardi (Pericoli e Rischi s-misurati) traggono ossigeno da questa crisi. Crisi della Democrazia, dei suoi attori chiave, i partiti.
Quali rimedi? Diciamo, nel nostro piccolo: riformare i partiti;
imporre negli Statuti un'organizzazione per la Democrazia interna, richiesta in
modo esplicito dalla nostra Costituzione: "con metodo democratico".
Altro che parenti, fidati, patti indicibili e leader intramontabili. E tutto in
fretta e nottetempo.
Dare spazio a un serio, scientifico, lavoro di ricerca e
progettazione politica – su indirizzo di partito – da parte di competenti e
appassionati (con visione lunga e larga, politica). Ne abbiamo parlato qui più
volte.
Una critica faccio a Cassese. Non parla del tema chiave per
capire i partiti (e i leader): il loro finanziamento. Se leggi l'autobiografia
di Obama ti rendi conto: metà del suo tempo lo dedicava alla ricerca di
finanziamenti macro e micro. Nessuno è innocente. Parlarne.
Francesco BIZZOTTO