martedì 21 marzo 2023

STRATEGIE DELL’ABITARE. MILANO DISCUTE

 "10 CITYLIFE NEL CONTADO"

     L'assessore Pierfrancesco Maran ha organizzato una tre giorni di confronto sulle Strategie dell'Abitare, e presentato idee con l'approccio giusto: strategico e metropolitano. Complessità, interessi, esigenze. Complimenti al coraggio!

Ora, però, dove batte la lingua? Il Comune di Milano, gli affitti turistici, il mercato libero alle stelle, il patrimonio pubblico allo sfascio. Un Comune di Milano ricco e accerchiato. Questione sensibile per chi ama Milano.

E, l'impressione è che Milano un po' annaspi; cerchi con fatica una Visione politico urbanistica e di crescita qualitativa. Anche Assolombarda lo ha chiesto. Deve immaginare un salto di qualità attorno a cui far nascere dibattito, disponibilità, progetti, prospettive, opinione pubblica e investimenti. E costruire consenso (anche critico)! Maran lo sta facendo.

Chi governa Milano non può che indirizzare, esporsi, rischiarlo il consenso. Non può aspettare, mediare, amministrare, sfuggire al rischio. Per concorrere in Europa e nel mondo. Milioni di giovani studenti indiani e cinesi sognano Milano. Come attirarli?

Spunti e riflessi di parte:
• Mettere al centro la Città Metropolitana (non il Comune) di Milano. Un patto tra i 134 Comuni per il futuro insieme. Subito calerà l'attenzione (i prezzi) in Centro.
• Credere nel libero mercato, articolare per bene l'indirizzo e rischiarlo: vantaggi normativi e fiscali a chi vi contribuisce in positivo (anche criticamente, arricchendolo). Fare una grande Politica urbanistica di sistema.
• Serve un'idea
💡 chiave, simbolica. Ad esempio: fare 10 CityLife nel Contado, con relativa rete di Metrò. Milano respira, finalmente!
• E come? È bene mixare la Casa, il Lavoro, i Servizi, i Commerci, le attività. Un nuovo Abitare; provare a non separare, a servire. Portare Commerci, Servizi (anche della PA) e Attività diverse (profit e non) vicino al cittadino. A portata di ascensore. È questione Sociale, di inclusione. Il 13% (gli Anziani) la vuole così, ben servita, la casa. E anche i giovani (la casa taxi). Non perdere tempo, energie, ritmi di vita. Renderli sostenibili. Cosi, penso, reggeremo i Rischi in cui siamo (5G, Intelligenza Artificiale).
• Consumo di suolo. Invertire la rotta e mirare a ritrovarlo, ripulirlo; lasciarlo libero e verdeggiante. Decisivo per la questione ambientale.
• Allora, verificare come (in libertà e sicurezza) demolire il vecchiume e crescere in verticale. È di tutte le grandi città. Vedere i pro e i contro. Appunto: 10 Citylife nel Contado! Con tutto alla portata. E il Metrò dabbasso. Scatenare i competenti, urbanisti e architetti.
• Con la questione urbanistica (e sociale) va posta quella Ambientale (regionale): l'assetto idro-geologico lombardo, un articolato sistema di trasporti (lombardo pure lui), il rapporto tra le città e con le aree verdi e le montagne. Milano? Si pensi, ragioni come Lombardia!
• Un "sogno", mi si dice, da 100 miliardi e più. È credibile? Sì, se ha il piede (un ragionamento con-vincente). Se è, appunto, Visione grande e Politica (e generosa, come ha da essere la Politica). Cosa fanno le grandi città europee? Parigi mira a servire con i suoi Metrò 11 milioni di abitanti. Dove meglio investire se non nel cuore della Pianura Padana?
• Gli Assicuratori europei, ad esempio, sono impegnati da Solvency II a fare "investimenti infrastrutturali prospettici": mettere in sicurezza i bilanci lavorando sui rischi, prevenendo i disastri, riducendo i "sinistri". Semplice. Sono investitori istituzionali da 13mila miliardi e (forse è solo una battuta) il 40% di loro non sa più dove metterli i soldi. Sono diffidenti. Vogliono vedere progetti credibili e sostenibili nei decenni (abbiano senso e siano gestibili).
Il tema chiave, come si vede, è quello della relazione tra Pubblico e Privato. Tutta da ripensare. Ovunque, separare non fa bene.
Penso che se ne parlerà nei prossimi giorni a Milano. Nella Grande Milano.

Francesco BIZZOTTO

mercoledì 8 marzo 2023

DIRITTI SOCIALI

 

IL LAVORO

Messaggio (con Auguri!) per Elly Schlein e tutti noi. Lavoro: mettere il collaboratore giusto con l'imprenditore giusto.

Un nuovo Welfare, non il "meno welfare" visto (Gabanelli).

Per un concorrere armonioso, innovativo, di qualità. Unica via per reggere i Rischi che accompagnano le Possibilità in campo

 

Nei due ultimi anni siamo cresciuti del 10,5% e il debito è passato dal 154,3% del Pil al 145%. E solo nel '22 le esportazioni sono cresciute del 9%. È questione di fiducia, dice Giavazzi sul Corriere della sera del 5 marzo. E c'è il Pnrr, che vale 2 punti all'anno di crescita per 4 anni. Un bel traino. Ottimismo.

La fiducia deriva dalla qualità e affidabilità del nostro manifatturiero, secondo in Europa dopo la Germania. Piace anche all'India.

Siamo nelle condizioni giuste per osare un salto di qualità. Dove? Nelle relazioni di lavoro, di collaborazione al fare impresa, che sono il nostro punto di forza, e non ce ne siamo accorti.

Fare impresa creativa, che innova e cura la qualità, non è banale; richiede armonia nelle relazioni. Nella realtà siamo bravi. Meno nelle Istituzioni. Quanta strada possiamo fare! Qui, infatti, siamo fermi agli aspetti formali; ai diritti e alle tutele come flessibilità (licenziabilità) e garanzia di reddito per sé e la famiglia (vivere).

Il diritto atteso e latente (sia personale sia collettivo, cioè sindacale) è una qualità nuova di coinvolgimento, partecipazione e dunque di ingaggio e impegno nell'impresa. Niente di meno. E il presupposto di ciò è la reciproca libertà tra imprenditore e collaboratore, dipendente o autonomo che sia. Altro che articolo 18 (il posto garantito; dato e sicuro) o reddito garantito. No. Piuttosto: mettere l'imprenditore giusto con il collaboratore giusto. Dialogo. Basta, forse, dare un vantaggio fiscale a chi lo fa.

Molte le questioni da chiarire. Una su tutte: se non c'è soddisfazione, si deve cambiare. Vale sia per l'imprenditore (massima flessibilità; licenziabilità) sia per il collaboratore (diritto alla formazione, accompagnamento responsabile a nuova occupazione e salde garanzie di reddito). Salvo preavvisi e non discriminazioni. Il tutto è anche facile da rendere sicuro; facile da Assicurare. Tutto secondo chiari indirizzi europei, e oltre: siamo l’Italia!

È ciò che bolle in pentola. E non solo da noi. Non bastasse il flusso delle dimissioni, osserviamo l'impresa. In Usa il rischio chiave del fare impresa è "Attrarre e trattenere talenti" (concorrere in questo ambito), oggi e nel "decennio di sconvolgimenti" che ci attende, dice Christine Ferrell – Enterprise Risk Management - North Caroline State University – sulla base di dati di ricerca Protiviti.

Il diritto, allora, muove dalla insoddisfazione (da misurare!), non dalla crisi manifesta, dal licenziamento. Come è ora. Prevenire, non solo rimediare, tamponare, tacconare.

 È la lezione silenziosa delle democrazie alle autocrazie: miriamo alla collaborazione armoniosa (soddisfacente). La sola che offra speranza di futuro: speranza che diventeremo capaci di reggere i Rischi che accompagnano le Possibilità e gli sviluppi della tecnica. Speranza di benessere sostenibile; di salvarci.

Francesco Bizzotto