lunedì 29 agosto 2022

DOMANDA DISTRIBUTIVA. L'ESEMPIO LAVORO.

FARE COME DON BOSCO 

UN VANTAGGIO FISCALE A CHI INGAGGIA E SI CURA DEL LAVORO.

Ci lamentiamo dei partiti. Troppe volte, organizzati per prendere e gestire potere, hanno antenne per gli umori e i problemi. Non per le soluzioni. Non sono organizzati, non hanno spazio per le competenze, per il lavoro scientifico, che è lavoro di gruppo e di lunga lena. Non si fa scienza in una testa in un giorno. Così, pressati dalle richieste, s'attaccano al debito. 

Di riflesso nel dibattito pubblico, in cui hanno gran parte i media: sentiamo i problemi a livello limbico, come emozioni, umori, timori. E così voteremo. 

Cosa ci aspettiamo che bolla nella pentola della Pubblica opinione?

Responsabilità, iniziativa riformatrice, coraggio, proposte innovative, amore per il rischio? Bolle e ribolle l'auto difesa, la rivendicazione, e il rifiuto di farsi carico di soluzioni calate. La Politica organizzata per il potere produce domanda distributiva. È vero, come dice L'Economia del Corriere di oggi: "La ricchezza va creata prima di essere distribuita". Ma, caro Corriere, guardiamo se sono in campo le condizioni. 

Ad esempio il LAVORO. Draghi ha messo 5 miliardi nel PNRR per riformare e far decollare le Politiche attive, su cui l'Europa insiste da 20 anni e l'Italia fa 10 volte meno della Germania (10 volte!). Perché? Vogliamo parlarne? Intanto il LAVORO scivola scientificamente nel precariato, specie nella medio-grande impresa (che dà forma alla prassi). 

Per fortuna siamo un Paese di PMI che largamente curano il capitale umano, innovano ed esportano. E abitano il Contado, la provincia, che in Italia non conta niente. 

Non facciamoci prediche. Poniamo al centro le buone relazioni d'impresa. Favoriamo il dialogo, la creatività e l'innovazione. E se un rapporto di lavoro è incerto, precario, insoddisfacente (per entrambe le parti, ovviamente) introduciamo strutture di accoglienza e soluzione del problema. Niente di più semplice. 

Politiche attive e libertà sia di fare impresa sia di lavorare bene. Non limitiamoci ai casi di crisi produttive. Non aspettiamo i licenziamenti (come fanno un po' tutti, tranne Cristina Tajani) o le dimissioni di disperazione. 

Per creare ricchezza, allora: sostenere, formare, accompagnare il LAVORO sul territorio, con Istituzioni dedicate e belle, curate. Lo faceva don Bosco, da solo, a Torino nel 1800!

E in azienda? Rispettarlo, coinvolgerlo, ingaggiarlo. Diamo un vantaggio fiscale a chi lo fa. A chi investe (rischia) sul capitale umano.

Francesco Bizzotto 

 

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