TEMA: IL “LAVORO DELLO SPIRITO”
Il Lavoro è veicolo di libertà, decisivo nella
competizione globale. I lavori, le attività, gli impegni: come li concepiamo, li
gestiamo, ce ne curiamo? Approcci diversi, troppo spesso separati. Tutti
legittimi e insufficienti, mentre il Lavoro necessario (per creare, avere cura
e innovare) è sempre più “lavoro dello spirito”, dice Massimo Cacciari, che
interpreta Max Weber e pensa al futuro. Dobbiamo guardare avanti, uscire dal
sonno degli interessi a breve. I lavori sono potenze scientifiche; “beni
comuni”, direbbe Elinor Ostrom (Governare i beni collettivi, Marsilio, 2006). Ci
possono assicurare un bel vantaggio rispetto ai grandi, fragili e spicci (facili
alla guerra) sistemi politici autoritari. Valorizziamoli, curiamoli! Per il
loro governo, la Ostrom (prima donna Nobel per l’Economia – 2009) parla di Istituzioni costruite in modo graduale, incrementale,
per tentativi ed errori, da attori pubblici e privati sulla base di scelte
condivise. Decidere insieme, in modo trasparente.
Politica del lavoro è sì orientare, decidere,
tutelare e – prima – chiamare i diversi approcci al dialogo pratico in
Istituzioni ad hoc (luoghi di ascolto, contaminazione e iniziativa). Non il
contrario. Alla Politica mancano le basi scientifiche se non si allea con la
Scienza (Cacciari). È indicazione europea: nelle Politiche del Lavoro, dare
spazio a coloro che hanno competenza, passione, interesse. Partire da lì. Per
un conflitto di merito, produttivo e liberante: è Democrazia. Rende l’Europa vincente
e convincente.
Le Agenzie del Lavoro (“AFOL Metropolitana” a
Milano) sono le Istituzioni del caso. Si formano per decisione dei
livelli amministrativi responsabili. A Milano per delega della Regione
Lombardia alla Città Metropolitana. La funzione di indirizzo è, dunque, della
Città Metropolitana che, sui temi del Lavoro, può assumere uno sguardo autentico,
lombardo.
La Metropoli potrebbe ritenere che la
priorità non sia più questione di quantità, di occupazione, ma di
qualità, rapporti e contributi (il “lavoro dello spirito”). In effetti, se
mettiamo in buona relazione domanda e offerta di Lavoro – e sosteniamo i fronti
giovanile e femminile – la disoccupazione lombarda è fisiologica. Possiamo, tutelato
il bisogno, puntare a promuovere e liberare insieme l’Impresa e il Lavoro. E,
forse, ce ne manca.
Il nodo sta, dunque, nell’indirizzo e nella
decisione politica. Qui c’è incertezza, attesa, e alibi, opacità. I Governi sono in
affanno, le Istituzioni in tensione e i protagonisti (il meraviglioso intreccio
di società, scienza ed economia) assai spesso curano l’orticello e si lamentano.
Questa idea piramidale e patriarcale della Politica, che va dall’alto al basso,
dal comando all’esecuzione, intessuta di autorità e furberie, è inadeguata
rispetto alla nostra maturità, alla potenza dell’insieme. Occorre passare a
un’idea di Rete dell’indirizzo e della decisioni politiche: tutte le parti
hanno ruolo anche politico e si espongono; prendono parte, contribuiscono, dialogano
e confliggono aperta-mente. Parlano chiaro.
Per esempio. Le Politiche Attive del Lavoro. Sono fatte
di Orientamento, Accoglienza sul territorio, Formazione mirata, Accompagnamento
al dialogo tra offerta e domanda delle Imprese. Qui c’è il nostro ritardo
(facciamo un decimo della Germania. 1/10!). L’Europa e il Governo Draghi le
vogliono rilanciare. È possibile che sorgano a tavolino, come pensata di chi
decide, fosse pure un Draghi? No. Le Politiche Attive devono maturare nel
dialogo delle parti: progetti delle Istituzioni preposte, che recepiscono e
contribuiscono all’indirizzo politico. Esporsi, fare proposte, pratica politica.
Alla Elinor Ostrom.
La Formazione, in specifico: fatto
salvo un giusto livello di privacy, le imprese devono dire chiaro cosa serve
loro, e concordare contenuti e obiettivi con i sistemi scuola e formazione
professionale (e con la pubblica opinione). A Milano c’è un mondo che rifiuta una
formazione tecnico funzionale che trascuri i riferimenti umanistici e
relazionali. Perché non aiuta la creatività. È pensabile una mediazione
intelligente, che ne tenga conto.
Assolombarda e i Sindacati milanesi (e
diversi altri attori interessati al tema: per esempio gli Assicuratori,
impegnati da Solvency II a fare “investimenti
infrastrutturali prospettici”, a guardare lontano) si confrontino in AFOL
Metropolitana: che idea abbiamo di Lavoro e come valorizzarlo? Lo lasciamo
morire di digitale, assistito nel precariato, o lo promuoviamo, orientiamo,
sosteniamo e formiamo perché diventi “lavoro dello spirito”?
Francesco
Bizzotto
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