mercoledì 6 aprile 2022

POLITICHE ATTIVE PER IL LAVORO

 TEMA: IL “LAVORO DELLO SPIRITO”

 Il Lavoro è veicolo di libertà, decisivo nella competizione globale. I lavori, le attività, gli impegni: come li concepiamo, li gestiamo, ce ne curiamo? Approcci diversi, troppo spesso separati. Tutti legittimi e insufficienti, mentre il Lavoro necessario (per creare, avere cura e innovare) è sempre più “lavoro dello spirito”, dice Massimo Cacciari, che interpreta Max Weber e pensa al futuro. Dobbiamo guardare avanti, uscire dal sonno degli interessi a breve. I lavori sono potenze scientifiche; “beni comuni”, direbbe Elinor Ostrom (Governare i beni collettivi, Marsilio, 2006). Ci possono assicurare un bel vantaggio rispetto ai grandi, fragili e spicci (facili alla guerra) sistemi politici autoritari. Valorizziamoli, curiamoli! Per il loro governo, la Ostrom (prima donna Nobel per l’Economia – 2009) parla di Istituzioni costruite in modo graduale, incrementale, per tentativi ed errori, da attori pubblici e privati sulla base di scelte condivise. Decidere insieme, in modo trasparente.

 Politica del lavoro è sì orientare, decidere, tutelare e – prima – chiamare i diversi approcci al dialogo pratico in Istituzioni ad hoc (luoghi di ascolto, contaminazione e iniziativa). Non il contrario. Alla Politica mancano le basi scientifiche se non si allea con la Scienza (Cacciari). È indicazione europea: nelle Politiche del Lavoro, dare spazio a coloro che hanno competenza, passione, interesse. Partire da lì. Per un conflitto di merito, produttivo e liberante: è Democrazia. Rende l’Europa vincente e convincente.

 Le Agenzie del Lavoro (“AFOL Metropolitana” a Milano) sono le Istituzioni del caso. Si formano per decisione dei livelli amministrativi responsabili. A Milano per delega della Regione Lombardia alla Città Metropolitana. La funzione di indirizzo è, dunque, della Città Metropolitana che, sui temi del Lavoro, può assumere uno sguardo autentico, lombardo.

 La Metropoli potrebbe ritenere che la priorità non sia più questione di quantità, di occupazione, ma di qualità, rapporti e contributi (il “lavoro dello spirito”). In effetti, se mettiamo in buona relazione domanda e offerta di Lavoro – e sosteniamo i fronti giovanile e femminile – la disoccupazione lombarda è fisiologica. Possiamo, tutelato il bisogno, puntare a promuovere e liberare insieme l’Impresa e il Lavoro. E, forse, ce ne manca.

 Il nodo sta, dunque, nell’indirizzo e nella decisione politica. Qui c’è incertezza, attesa, e alibi, opacità. I Governi sono in affanno, le Istituzioni in tensione e i protagonisti (il meraviglioso intreccio di società, scienza ed economia) assai spesso curano l’orticello e si lamentano. Questa idea piramidale e patriarcale della Politica, che va dall’alto al basso, dal comando all’esecuzione, intessuta di autorità e furberie, è inadeguata rispetto alla nostra maturità, alla potenza dell’insieme. Occorre passare a un’idea di Rete dell’indirizzo e della decisioni politiche: tutte le parti hanno ruolo anche politico e si espongono; prendono parte, contribuiscono, dialogano e confliggono aperta-mente. Parlano chiaro.

 Per esempio. Le Politiche Attive del Lavoro. Sono fatte di Orientamento, Accoglienza sul territorio, Formazione mirata, Accompagnamento al dialogo tra offerta e domanda delle Imprese. Qui c’è il nostro ritardo (facciamo un decimo della Germania. 1/10!). L’Europa e il Governo Draghi le vogliono rilanciare. È possibile che sorgano a tavolino, come pensata di chi decide, fosse pure un Draghi? No. Le Politiche Attive devono maturare nel dialogo delle parti: progetti delle Istituzioni preposte, che recepiscono e contribuiscono all’indirizzo politico. Esporsi, fare proposte, pratica politica. Alla Elinor Ostrom.

 La Formazione, in specifico: fatto salvo un giusto livello di privacy, le imprese devono dire chiaro cosa serve loro, e concordare contenuti e obiettivi con i sistemi scuola e formazione professionale (e con la pubblica opinione). A Milano c’è un mondo che rifiuta una formazione tecnico funzionale che trascuri i riferimenti umanistici e relazionali. Perché non aiuta la creatività. È pensabile una mediazione intelligente, che ne tenga conto.

 Assolombarda e i Sindacati milanesi (e diversi altri attori interessati al tema: per esempio gli Assicuratori, impegnati da Solvency II a fare “investimenti infrastrutturali prospettici”, a guardare lontano) si confrontino in AFOL Metropolitana: che idea abbiamo di Lavoro e come valorizzarlo? Lo lasciamo morire di digitale, assistito nel precariato, o lo promuoviamo, orientiamo, sosteniamo e formiamo perché diventi “lavoro dello spirito”?

 Francesco Bizzotto

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