SICUREZZA SUL
LAVORO
Gli incidenti sul lavoro continuano,
anche se diminuiti. Il rapporto uomo / macchina / contesto va ripensato: per far fronte, oltre che
agli infortuni, anche alle malattie e al disagio psichico. La macchina ha una
rigidità e una decadenza che richiedono l’intervento umano, in prima e in
ennesima battuta. Miriamo alla Safety: un salto di qualità; formare e
accompagnare. Torna utile l’Assicuratore.
Mi ha impressionato la morte di Luana
D’Orazio il 3 c.m. nell’orditoio di una tessitura del pratese. Sono in corso
indagini per capire se i sistemi di sicurezza erano in funzione e perché non
hanno protetto Luana. Sono un Assicuratore in pensione di lungo corso e scuola
americana: assuntore di rischi e poi formatore. Guardo avanti.
Va ormai considerato il
rapporto persone / macchine / ambiente (tanto più con il digitale): un
intreccio non separabile. La persona è sia il primo attore di rischi crescenti sia
la prima vittima di incidenti (infortuni) e tensioni, ansie e poi malattie. Non
ho dubbi: a certe condizioni, questi rischi sono gestibili. Nelle attività, nel
fare impresa, si rischiano diversi tipi di danni: propri, agli affari, a terze
parti, alla vita, all’ambiente, fisici ed esistenziali in senso lato e non
separabili. È un intreccio che merita di essere ripensato e meglio gestito. Negli
Usa si inizia a parlare di “governance” dei rischi. Significativo. Ancora una
volta, Europa e Usa sono punte avanzate di riflessione. Aiutano il mondo,
generosamente.
La tradizionale gestione dei
rischi spazia dalla consapevolezza alle valutazioni e stime del caso; dalle
azioni di Prevenzione dei danni e Protezione di beni e persone alle opportune
Assicurazioni. E mira (la gestione, la governance) sia alla Security, agli aspetti fisico
materiali, alle condizioni di sicurezza dei mezzi, delle tecniche, oggettive, esterne,
sia alla Safety (distinguono gli
anglosassoni), cioè alla sicurezza attiva, che parla anche al cuore, forma
capacità profonde, radicate, sciolte, e dà senso alle relazioni (macchine
comprese). La Safety rende bello, sicuro e produttivo il lavoro. C’è, insomma,
un aspetto di adeguata predisposizione dei mezzi e un aspetto di cura del
sistema, delle relazioni. Occorre formare (e accompagnare) le persone, la loro
attitudine positiva a comprendere, rispettare e reggere la complessità tecnica e
relazionale dei sistemi. Non è cosa da poco.
Non ci spaventi l’immenso
patrimonio quantitativo di ricerca e lavoro che sta dentro ogni macchina, competenza,
processo. Può farsi “qualità” ed essere “compreso”. Possiamo essere ottimisti,
anche guardando al 5G e all’Intelligenza artificiale: nel lavoro, con le
macchine, l’uomo può trovare il senso delle cose, avere padronanza e gioia, se punta
con decisione sul gioco d’anticipo, sulla Prevenzione, e se vi aggiunge un rispettoso
distacco, racchiuso nel motto dell’artigiano vetraio: “Non dare confidenza, non avere paura”.
Negli Usa l’Assicuratore è tra i
principali attori di Prevenzione. Fa cultura del rischio – oltre che assicurare
nel rischio – per un suo interesse di mercato: minori i sinistri, maggiore il suo
guadagno, specie nel breve termine. Così, la Polizza viene spesso preceduta e
accompagnata da servizi di Prevenzione dei danni e di Protezione di beni e
persone. Da noi, ci siamo in linea di principio ma si fatica a trovare i modi. C’è
un eccesso di interesse (e incentivo) ai volumi finanziari.
Eppure, basterebbe dare un vantaggio fiscale alle
polizze con percorsi di Prevenzione per esaltare questo mondo. Infatti
Prevenzione & Assicurazione è un’abbinata di buon senso: allargherebbe il
mercato ed è necessaria all’Assicuratore: gli consente di avere in chiaro il rischio
che sta assumendo. Non gli basta più una buona fotografia e la scrupolosa
tariffazione di base, statistica. Un maestro di mestiere (il mitico Edo
Castagnoli dell’AIU Italy) già negli anni ’60, a Milano, studiava i rischi, li
confrontava, pesava gli atteggiamenti dell’imprenditore come di preposti e
tecnici: le attitudini al rischio. L’uomo fa l’80% della probabilità di danno,
diceva. Nei sistemi complessi occorre formare e incentivare alla sicurezza
attiva. Perché il rischio si forma nelle relazioni e nel tempo; non esiste in
astratto.
Rischiare è un continuum; è creare e parte
dal cuore. La tecnica non lo sa. Sta all’uomo affermarlo. Con Industry
4.0 sono attivabili interconnessioni e rapporti che consentono – oltre che di programmare
e comandare da remoto apparati con una loro autonomia – di valorizzare la
gestione del rischio sia negli aspetti macro sia in quelli micro,
comportamentali. E, se l’impresa ha un prevalente interesse economico al
business, l’Assicuratore lo ha alla sicurezza (alla Safety) delle persone e dei
processi. Può contribuire alla consapevolezza e alla concentrazione; alla
salvaguardia dei beni, della salute, dell’equilibrio psicofisico e quindi della
produttività di imprenditori, professionisti autonomi e lavoratori dipendenti: tutti
a rischio, cioè liberi, capaci, responsabili.
Penso a
Luana e a chi soffre sul lavoro. Non sia invano.
Francesco
Bizzotto
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