giovedì 13 maggio 2021

IL VERO COSTO SOCIALE DELLA PANDEMIA

 DISUGUAGLIANZE

STIAMO SPERANDO SOLO NELLA FINE DELLA PANDEMIA?

Lo scoppio della pandemia ha stravolto la vita di tutti, ma gli effetti più devastanti hanno interessato le fasce più fragili della popolazione, non necessariamente quelle di età più avanzata, acuendo le diseguaglianze. L’Italia è arrivata già in affanno alla sfida del coronavirus. Poco benessere, scarsa crescita, alta disoccupazione in particolare giovanile, debito pubblico eccessivo, squilibri demografici grandi differenze di reddito, genere, territorio e generazionale. Il risultato è che le criticità potrebbero aggravarsi nell’immediato futuro.

La crisi occupazionale, il debito che grava sulle future generazioni, la povertà in rimonta acuisce il divario con la parte più ricca del paese. Prima della pandemia, secondo il Global Wealth Databook di Credit Suisse, il 20% più ricco degli italiani deteneva quasi il 70% della ricchezza nazionale, mentre il successivo 20% era titolare del 16,9 % della ricchezza, lasciando al 60% più povero solo il 13,3% delle risorse. Durante il lockdown circa la metà degli italiani ha subito una contrazione del reddito.

Inoltre, durante la pandemia, nonostante il blocco dei licenziamenti, la crisi occupazionale ha colpito quasi esclusivamente le donne, i dati Istat confermano 470.000 occupate in meno rispetto all’anno precedente.

L’impatto più negativo sul lavoro femminile si è avuto nell’occupazione a termine (-327.000 lavoratrici), nel lavoro autonomo (-87.000), nelle forme part-time (-243.000) nei servizi, in particolare nel food e nel settore dell’assistenza domestica. Dove il lavoro è meno garantito per gli uomini, per le donne lo è ancora di più.

Poiché gli uomini hanno bisogno “sia del pane sia delle rose”, il virus logora anche dal punto di vista mentale.

La paura per la propria salute e quella dei propri cari, lo stress, la sensazione di essere soli di fronte a qualcosa di incontrollabile sta aumentando il disagio psichico. Sono in aumento la depressione, l’ansia e l’insonnia.

Le giovani generazioni si sono trovate strette fra chiusure e didattica a distanza, senza strumenti adeguati.

Per costruire nel presente le basi del futuro, formazione, ricerca, sviluppo e innovazione, anche se possono apparire solo uno slogan, saranno il riferimento per i prossimi anni.

Le famiglie italiane sono state colpite in particolare dalla seconda ondata, infatti nell’”indagine straordinaria sulle famiglie italiane”, condotta da Banca d’Italia, si evidenzia che un terzo delle famiglie ha avuto una riduzione del reddito, quasi il 40% degli affittuari e oltre il 30% delle famiglie indebitate hanno dichiarato di avere difficoltà nel sostenere il pagamento dell’affitto o delle rate ed il 15% ha preso in considerazione la possibilità di chiedere un prestito, si spera ad una banca o ad una finanziaria e non al mercato illegale, nuovo business per le mafie. La metà delle famiglie dichiara di non disporre di risorse finanziarie sufficienti a sostenere il proprio tenore di vita per almeno tre mesi in assenza di reddito.

I consumi continuano a risentire dell’emergenza sanitaria. La spese effettuata in abbigliamento, alberghi, bar e ristoranti è inferiore al periodo precedente per circa l’80% delle famiglie.

Per molti la contrazione dipende più dalla paura che dalle minori disponibilità economiche, ad esempio i dipendenti pubblici non sono stati minimamente toccati dalla crisi, per cui si può sperare in ripresa dei consumi appena la diffusione del virus sarà contenuta con il completamento delle operazioni vaccinali.

Secondo uno studio di Allianz Risk Barometer i rischi da violenza politica e sociale sono tra i più temuti, infatti a fronte di un calo, negli ultimi cinque anni, degli eventi terroristici, si è visto un incremento di proteste con atti vandalici.

La ripresa europea stenta a partire in attesa di una situazione sanitaria non ancora definita, le chiusure di fatto, anche se allentate ci sono ancora e preoccupa il rialzo dell’inflazione, che per gli economisti è causato da fattori transitori, ma per famiglie riguarda direttamente il proprio portafoglio.

La discussione però è spesso solo sull’aspetto sanitario, con contrapposizioni quasi ideologiche, sarebbe ora di riportare il dibattito agli aspetti concreti della vita di tutti.

Massimo Cingolani

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