lunedì 25 novembre 2019

UNA RISPOSTA PER ANZIANI E GIOVANI


GRATTACIELI A MILANO



Una Metropoli in verticale, integrata e ricca di Servizi. Azzera il traffico locale, piace a giovani e anziani, attrae investitori e costa la metà. Via dalla “solitudine contemporanea” (Giancarlo Consonni)


Sono geometra delle Civiche scuole serali di Milano. Non ho pretese e sono grato a Milano. Mi occupo di rischi, dove la misura è tutto, e vedo il rischio, il fascino dei grattacieli. Ho una gran voglia di entrarci e percorrerli in basso e in alto; amo le loro scale, che metterei in bella evidenza perché educano il corpo, il passo, il respiro, la mente.


Vorrei più grattacieli, anche nelle periferie e nel Contado; e che si esplicitasse meglio la città nuova. Deve farsi largo in verticale, azzerando brutture e recuperando spazio e verde, e organizzarsi con hub di trasporti e servizi che capovolgano i flussi: prossimi ai cittadini, vadano da loro, non più il contrario. Come le “Case della Salute” immaginate da Pisapia, dove sei accolto e risolvi l’80% dei problemi, e si riduce al 50% il costo della Sanità. Ne voglio una in ogni grattacielo. Bene le griffe e le suggestioni. Non bastano.

Dunque, grattacieli tra loro in bella concorrenza e ben collegati da ampie piste ciclabili, con un mix di presenze, funzioni e servizi smart per una vita personale autonoma e relazionale. È la domanda sia dei giovani (la “casa taxi” del Censis), sia degli anziani, per abbattere il loro tremendo rischio di “non autosufficienza” (è al 40% a 70anni!). Alla umiliante galera della dipendenza l’anziano arriva così: stress, solitudine, depressione, malattie. Una pesante croce per i figli, con costi enormi, insostenibili, se giochiamo d’attesa. La casa è un tassello decisivo per poter anticipare i problemi, attivare, allungare la vita in salute e darle senso. Così i servizi costano la metà.

Immagino i servizi, pubblici e privati, che si possono                                                           

avere comodi, sottomano: palestre, lavanderie, ritrovi, ristoranti, piscine, supermercati, “Case della salute”, ospedali, alberghi, centri di assistenza personale. E il Metrò dabbasso, che porta ovunque. Chiedo troppo? Voterei il partito che proponesse ai miei figli questo futuro. Ci investirei. E anche gli Assicuratori, in base a Solvency II, sono interessati a questi “investimenti prospettici”.

Insomma, io vedo una Lombardia di grattacieli, ma non ci siamo. Oso dirlo dopo aver letto l’intervista al Corriere della sera del 16 c.m. di Giancarlo Consonni, 76 anni, umanista, poeta e docente emerito di Urbanistica al Politecnico di Milano. Dopo il progetto “Porta di luce” di Citylife, fa una critica tagliente; parla di “omologazione alle metropoli dominanti dell’Occidente e del Sud-Est asiatico”, di grattacieli funzionali alla “solitudine contemporanea”, che “in realtà sono un mortorio”. E di spazi aperti al pubblico “ambigui e con una sottile militarizzazione” in basso. E in alto? Esprimono “arroganza e indifferenza”. È così.

Eppure, il balzo in avanti di Milano “dice la sua potenza, merita di essere guardato con rispetto. Ma le nuove forme tradiscono la sua storia, fatta di misura e di rapporti umani. D’altra parte l’architettura non mente: il nuovo skyline (…) si distacca dalle periferie e dal sistema metropolitano”. Guardare oltre i bastioni è decisivo per Milano.

Conclude Consonni (e io con lui): “La storia va continuamente reinventata ma tenendo fermi i valori su cui si fonda la vita associata. La trasformazione va governata. Compito dell’amministrazione è dialogare con i privati per dare vita a una città equilibrata e in cui si integrino i ceti sociali”. A Milano giovani e anziani esprimono un’esigenza nuova di casa, ambiente e servizi. Può abbattere di molto tutti i costi. Servono visioni (e mani politiche) coraggiose e aperte, relazionali e poetiche; profetiche e femminili, direi. Si facciano avanti.

Francesco Bizzotto

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