ACCOMPAGNARE A RISCHIARE. LIBERARE
Va bene e non basta descrivere (Andreoli e Ricolfi). Come cambiare?
Vittorino
Andreoli sul Corriere della sera del 21 c.m. dice che i giovani stanno perdendo
la percezione del rischio, catturati dalla realtà virtuale che esalta l'attimo
presente (bellissimo e vincente). Bellezza e successo subito si rivelano ambigui
o impossibili o tragici.
Direi: sono inconsapevoli
del rischio, cioè del percorso da compiere per costruire il futuro. E chi mai
lo ha detto (e fatto percepire) ai giovani? Il rischio ha una connotazione insieme
positiva e negativa: è un potenziale incerto. Ed è un rischio solo se é
valutato (misurato), rischiarato, gestito. Se non lo è, dovremmo parlare di
pericolo; e quando corriamo in auto un po' fatti é un azzardo (hybris: violenza, tracotanza), non un
rischio. Tragica cronaca.
La realtà
virtuale – stupefacente – moltiplica i pericoli: solo un impegno grande può
tradurli in rischi. E non ci siamo; non se ne parla. Il 5G e l'Intelligenza
artificiale: Milano faccia un dibattito mondiale di teoria e di pratica di traduzione
dei pericoli in rischi, e di loro Gestione. Sono due momenti diversi. Come fai
a Gestire un rischio se non è un rischio, se non è misurato?
Vale solo per i
giovani? Siamo persi (Occidente e Oriente) in miti inconsistenti ed estremi:
crescita quantitativa senza limiti (che brucia molti germogli di qualità
possibile); benessere materiale con esiti di malessere esistenziale; resa infantile
alla tecnica; Politica che vola rasoterra. Siamo ineducati al bel rischio: stare
avanti (anticipare) per vivere bene, in sobria e responsabile armonia. Un
esempio? Il trasporto personale in auto: ha superato il limite (costa, ingombra,
inquina, uccide); l’auto per lo più sta parcheggiata e la usiamo per fare 2 o 3
chilometri; sono possibili tecnologie e servizi per un suo uso smart (quando
serve, su chiamata); il mezzo pubblico (Metropolitana) può innervare le aree
urbane; l’auto in futuro sarà elettrica, interconnessa, condivisa e a guida
autonoma. Immaginiamo questo scenario, decidiamolo, investiamoci, lavoriamoci subito.
Una priorità per Milano.
Questa è
crescita; così competono le grandi città; questo è il bel rischio da correre! E
questa domanda (di rischio) ha corso in Europa nelle relazioni sociali degli
ultimi 50anni. Ora, non basta descrivere la realtà che vediamo e prendersela
con il ’68 (Luca Ricolfi su ItaliaOggi di oggi: “siamo una società signorile di
massa”; “i politici sono passeggeri di prima classe che ballano sul Titanic”;
dobbiamo “rimettere in piedi quel che è stato smontato […] dal 1968 a oggi”). Vanno
piuttosto individuati i nodi, progettate le Istituzioni, fatto il cambiamento, senza
capri espiatori ma guardando avanti, non certo indietro.
Soprattutto per
i giovani, le prime indicazioni per poter vedere la necessità e la bellezza del
rischiare consapevole (responsabile) vengono dalla scuola (Ricolfi lo dice
chiaro) e da Istituzioni per Politiche di vita attiva, di Promozione all’impegno
e al lavoro (Orientamento, Formazione, Accompagnamento alla ricerca e Tutele)
che l'Europa raccomanda da sempre e che noi abbiamo trascurato (Ricolfi qui tace),
presi da logiche paternalistiche, di sola tutela, di sottomissione. La Germania
ha fatto da 10 a 20 volte di più su questo terreno. Le Tutele (doverose per chi
è in difficoltà) seguano le azioni di attivazione, di promozione, di
liberazione; non le sostituiscano. Se lo fanno, non risolvono i problemi, fanno
lievitare i costi, bruciano potenziali, creano dipendenza e alimentano
corruzioni, sprechi, azioni inutili: la realtà in cui siamo; pochezze ad alto costo
e produttività ferma.
Vivere,
lavorare, creare è – vuole essere – rischiare: un agire consapevole, misurato,
equilibrato, faticoso e armonioso; gioioso. E fare Politica significa mostrare
orizzonti e accompagnare a rischiare; scatenare, liberare. Servono, e non
bastano, molti Andreoli e Ricolfi.
Francesco
Bizzotto - 25.10.2019
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