sabato 26 ottobre 2019

PER UN RISCHIO CONSAPEVOLE E RESPONSABILE


ACCOMPAGNARE A RISCHIARE. LIBERARE


Va bene e non basta descrivere (Andreoli e Ricolfi). Come cambiare?


Vittorino Andreoli sul Corriere della sera del 21 c.m. dice che i giovani stanno perdendo la percezione del rischio, catturati dalla realtà virtuale che esalta l'attimo presente (bellissimo e vincente). Bellezza e successo subito si rivelano ambigui o impossibili o tragici.

Direi: sono inconsapevoli del rischio, cioè del percorso da compiere per costruire il futuro. E chi mai lo ha detto (e fatto percepire) ai giovani? Il rischio ha una connotazione insieme positiva e negativa: è un potenziale incerto. Ed è un rischio solo se é valutato (misurato), rischiarato, gestito. Se non lo è, dovremmo parlare di pericolo; e quando corriamo in auto un po' fatti é un azzardo (hybris: violenza, tracotanza), non un rischio. Tragica cronaca.

La realtà virtuale – stupefacente – moltiplica i pericoli: solo un impegno grande può tradurli in rischi. E non ci siamo; non se ne parla. Il 5G e l'Intelligenza artificiale: Milano faccia un dibattito mondiale di teoria e di pratica di traduzione dei pericoli in rischi, e di loro Gestione. Sono due momenti diversi. Come fai a Gestire un rischio se non è un rischio, se non è misurato?

Vale solo per i giovani? Siamo persi (Occidente e Oriente) in miti inconsistenti ed estremi: crescita quantitativa senza limiti (che brucia molti germogli di qualità possibile); benessere materiale con esiti di malessere esistenziale; resa infantile alla tecnica; Politica che vola rasoterra. Siamo ineducati al bel rischio: stare avanti (anticipare) per vivere bene, in sobria e responsabile armonia. Un esempio? Il trasporto personale in auto: ha superato il limite (costa, ingombra, inquina, uccide); l’auto per lo più sta parcheggiata e la usiamo per fare 2 o 3 chilometri; sono possibili tecnologie e servizi per un suo uso smart (quando serve, su chiamata); il mezzo pubblico (Metropolitana) può innervare le aree urbane; l’auto in futuro sarà elettrica, interconnessa, condivisa e a guida autonoma. Immaginiamo questo scenario, decidiamolo, investiamoci, lavoriamoci subito. Una priorità per Milano.

Questa è crescita; così competono le grandi città; questo è il bel rischio da correre! E questa domanda (di rischio) ha corso in Europa nelle relazioni sociali degli ultimi 50anni. Ora, non basta descrivere la realtà che vediamo e prendersela con il ’68 (Luca Ricolfi su ItaliaOggi di oggi: “siamo una società signorile di massa”; “i politici sono passeggeri di prima classe che ballano sul Titanic”; dobbiamo “rimettere in piedi quel che è stato smontato […] dal 1968 a oggi”). Vanno piuttosto individuati i nodi, progettate le Istituzioni, fatto il cambiamento, senza capri espiatori ma guardando avanti, non certo indietro.

Soprattutto per i giovani, le prime indicazioni per poter vedere la necessità e la bellezza del rischiare consapevole (responsabile) vengono dalla scuola (Ricolfi lo dice chiaro) e da Istituzioni per Politiche di vita attiva, di Promozione all’impegno e al lavoro (Orientamento, Formazione, Accompagnamento alla ricerca e Tutele) che l'Europa raccomanda da sempre e che noi abbiamo trascurato (Ricolfi qui tace), presi da logiche paternalistiche, di sola tutela, di sottomissione. La Germania ha fatto da 10 a 20 volte di più su questo terreno. Le Tutele (doverose per chi è in difficoltà) seguano le azioni di attivazione, di promozione, di liberazione; non le sostituiscano. Se lo fanno, non risolvono i problemi, fanno lievitare i costi, bruciano potenziali, creano dipendenza e alimentano corruzioni, sprechi, azioni inutili: la realtà in cui siamo; pochezze ad alto costo e produttività ferma.

Vivere, lavorare, creare è – vuole essere – rischiare: un agire consapevole, misurato, equilibrato, faticoso e armonioso; gioioso. E fare Politica significa mostrare orizzonti e accompagnare a rischiare; scatenare, liberare. Servono, e non bastano, molti Andreoli e Ricolfi.

Francesco Bizzotto - 25.10.2019

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