venerdì 18 ottobre 2019

LA POLITICA CHE CI SERVE


PD & M5S


Il Pd si rinnovi e rinnovi la democrazia. Questa è la domanda (e la sfida del M5S). E Renzi? E i liberali?


Zingaretti pensa a una coalizione con il M5S per governare, e vuole cambiare il Pd: "Nuovi gruppi dirigenti e una nuova segreteria unitaria. Si è aperta una fase nuova" (Corriere della sera, 16 c. m.). Il Pd li può fare questi passi, e dare stabilità al Paese (prima esigenza degli italiani) con un sistema maggioritario, se affronta il rischio (dico io) del suo nome.

Cioè se immagina il balzo di "democrazia" atteso, nell’aria: dalla concezione piramidale, paternalista, delle tutele, a quella a Rete (scatenante, fatta di autonomie e responsabilità). Un balzo sia nei rapporti tra Partito e votanti, simpatizzanti, iscritti (una organizzazione per le idee e la progettualità diffusa e vasta, nazionale e di territorio), sia nei rapporti con le Istituzioni (primarie vere per gli eletti – di dialogo, di lotta –, e rappresentanza corta: pesarli sull’ascolto, il confronto con i competenti, l’autonomia, la decisione, il rendiconto); indurli a rischiare il consenso. È il modo per gestire le fake news e le spinte disgregative che minano la società e l’ambiente. Ed è l’alternativa praticabile alla “democrazia diretta” del M5S.

Il tema è dunque: come si fa “democrazia” – che è rispetto nelle relazioni – in ogni ambito, dalla famiglia all’impresa, dai rapporti interpersonali alla Politica. Dico subito che il “come” (il mezzo, il percorso, il processo) vale più del “cosa” (del fine, degli ideali, degli obiettivi). Il “come” viene prima e condiziona il risultato. È il farsi delle cose la vita vera. Ed è rischio; e il rischio è cura e tensione (attesa, nel linguaggio del matematico applicato Bruno de Finetti).

Parlarne, aperti all’Europa. Per la Sinistra si tratta di compiere un percorso: dalle tradizioni comunista e socialista (di necessità centraliste, piramidali) alla democrazia, appunto, come ha detto il compianto Franco Volpi. Con coraggio, senza illusioni: fare passi, mettersi in via, rischiare. Dove arriveremo, precisamente non sappiamo. Bella la meta del buon cammino!

E Renzi? Mi pare contraddica l’“Italia viva”, cioè attiva, processuale: ritiene che basti il leader, la sua capacità di decisione, e lo show. Non basta: la buona soluzione, senza un percorso di partecipazione vera, che convinca, suonerà sempre male. Come lo sviluppo economico e il benessere strepitosi in cui siamo immersi; come la tecnica del 5G che si mette al nostro servizio, dicono i cinesi di Huawei (e noi, ci siamo? controlliamo?).

Concludo con i liberali – che hanno avuto ragione –: non dormano sugli allori della libertà. Anche la loro idea di democrazia è imbastita su logiche piramidali, individuali, insufficienti. Libera è la persona che sta in giuste relazioni. Ad esempio: l’esperienza Usa con Trump non dice niente? Basta eleggere il leader? Di più: è giusto eleggere il leader? Eleggerei una squadra (un Gruppo in Relazione); l’individuo da solo non esiste ed è ad alto rischio di non governarsi. E non può governare chi non si governa.

Francesco Bizzotto – 18.10.2019

Nessun commento:

Posta un commento