PD & M5S
Il Pd si rinnovi e rinnovi la democrazia. Questa è la domanda (e la sfida del M5S). E Renzi? E i liberali?
Zingaretti pensa a una coalizione con il
M5S per governare, e vuole cambiare il Pd: "Nuovi gruppi dirigenti e una
nuova segreteria unitaria. Si è aperta una fase nuova" (Corriere della
sera, 16 c. m.). Il Pd li può fare questi passi, e dare stabilità al Paese
(prima esigenza degli italiani) con un sistema maggioritario, se affronta il
rischio (dico io) del suo nome.
Cioè se immagina il balzo di "democrazia"
atteso, nell’aria: dalla concezione piramidale, paternalista, delle tutele, a
quella a Rete (scatenante, fatta di autonomie e responsabilità). Un balzo sia nei
rapporti tra Partito e votanti, simpatizzanti, iscritti (una organizzazione per
le idee e la progettualità diffusa e vasta, nazionale e di territorio), sia nei
rapporti con le Istituzioni (primarie vere per gli eletti – di dialogo, di
lotta –, e rappresentanza corta: pesarli sull’ascolto, il confronto con i
competenti, l’autonomia, la decisione, il rendiconto); indurli a rischiare il
consenso. È il modo per gestire le fake news e le spinte disgregative che
minano la società e l’ambiente. Ed è l’alternativa praticabile alla “democrazia
diretta” del M5S.
Il tema è dunque: come
si fa “democrazia” – che è rispetto nelle relazioni – in ogni ambito, dalla
famiglia all’impresa, dai rapporti interpersonali alla Politica. Dico subito
che il “come” (il mezzo, il percorso, il processo) vale più del “cosa” (del
fine, degli ideali, degli obiettivi). Il “come” viene prima e condiziona il
risultato. È il farsi delle cose la vita vera. Ed è rischio; e il rischio è
cura e tensione (attesa, nel
linguaggio del matematico applicato Bruno de Finetti).
Parlarne, aperti all’Europa. Per la
Sinistra si tratta di compiere un percorso: dalle tradizioni comunista e
socialista (di necessità centraliste, piramidali) alla democrazia, appunto,
come ha detto il compianto Franco Volpi. Con coraggio, senza illusioni: fare
passi, mettersi in via, rischiare. Dove arriveremo, precisamente non sappiamo. Bella
la meta del buon cammino!
E Renzi? Mi pare contraddica l’“Italia
viva”, cioè attiva, processuale: ritiene che basti il leader, la sua capacità
di decisione, e lo show. Non basta: la buona soluzione, senza un percorso di
partecipazione vera, che convinca, suonerà sempre male. Come lo sviluppo
economico e il benessere strepitosi in cui siamo immersi; come la tecnica del
5G che si mette al nostro servizio, dicono i cinesi di Huawei (e noi, ci siamo?
controlliamo?).
Concludo con i liberali – che hanno
avuto ragione –: non dormano sugli allori della libertà. Anche la loro idea di
democrazia è imbastita su logiche piramidali, individuali, insufficienti. Libera
è la persona che sta in giuste relazioni. Ad esempio: l’esperienza Usa con
Trump non dice niente? Basta eleggere il leader? Di più: è giusto eleggere il
leader? Eleggerei una squadra (un Gruppo in Relazione); l’individuo da solo non
esiste ed è ad alto rischio di non governarsi. E non può governare chi non si
governa.
Francesco Bizzotto – 18.10.2019
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