mercoledì 14 novembre 2018

ANZIANI E RICOVERI


FARNE LUOGHI DI GIOIA



A 70 anni abbiamo il 40% di probabilità di finire la vita in un Ricovero. Occupiamocene. I Ricoveri per anziani? Sono luoghi complessi, d’impegno e fatica; quasi sempre sono anche una galera. La cura sistematica delle Relazioni può farli costare meno e trasformarli in luoghi di vita vera, di pace e di gioia.




La legge 219/17 “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” innova le disposizioni di cura sanitaria in un senso che valorizza la vita di Relazione del paziente. Non può essere diversamente: “tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona” (art. 1.1.). Notiamo: la dignità sta alla pari con gli altri valori ed è sinonimo di reciprocità e rispetto nelle relazioni. E lo ribadisce così: “è promossa e valorizzata la relazione di cura e di fiducia” (art. 1.2.), e poi così: “il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura” (art. 1.8.). Ne consegue: “la formazione iniziale e continua dei medici e degli altri esercenti le professioni sanitarie comprende la formazione in materia di relazione e comunicazione con il paziente, di terapia del dolore e di cure palliative” (art. 1.10.).


La centralità della Relazione è confermata al suo livello più alto (la Relazione con sé stessi) con l’invito al medico “nei casi di paziente con prognosi infausta a breve termine o di imminenza di morte” ad “astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure”. Qui il medico “può ricorrere alla sedazione palliativa profonda continua in associazione con la terapia del dolore” (art. 2.2.). La sedazione profonda la chiese anche il Cardinale Carlo Maria Martini. Perché nessuno deve morire disperato. La legge 219/17 sottolinea poi l’importanza del consenso informato del paziente e dei suoi cari, e introduce la possibilità di lasciare formali Disposizioni anticipate di trattamento. È un problema grande e delicato: non possiamo lasciarlo sulle spalle di figli e nipoti.

La buona Relazione è dunque un valore in sé, ha un potenziale innovativo di terapia ed è la migliore cura palliativa, oltre che la condizione per prevenire depressioni, malattie e dipendenza. È poi condizione di Comunicazione, che non si realizza mai senza una buona Relazione.

Ora, l’80 o 90% degli anziani arriva nei Ricoveri con forme di demenza senile, assai spesso per scarsa cura delle Relazioni negli ambienti di vita. Il 50% degli anziani dichiara di non avere amici e il 30% di non poter contare su nessuno (26° Rapporto Istat). La demenza si aggrava nel Ricovero per la stessa causa, contrastata solo dalla informale iniziativa, dal carattere e dal buon cuore del personale (sempre necessari). La non messa a tema, la non sistematicità della cura delle Relazioni è culturale: diamo importanza – a partire, pare, da Aristotele – alle cose e alle persone (in sé, separate) e trascuriamo l’aspetto vitale, relazionale. Ma l’uomo intero – dice l’Europa – è sia individualità che socialità. Le strutture di cura finiscono per occuparsi delle sole 3 evidenze: salute, cibo, pulizia. Le attività di animazione sono, esse stesse, separate e limitate nel tempo e ai soggetti in salute mentale. Ma la demenza è malattia del cervello Pensante (ha 20 mila anni), che lascia attivissimi i Cervelli Emotivo (200 milioni di anni) e Rettiliano (400 milioni di anni).


Come si può curare la Relazione nei Ricoveri? Formando una risorsa (scelta tra i competenti in struttura?) e attribuendole ruolo nei luoghi e momenti di servizio all’anziano, per renderli più belli ed efficaci. E lui più compreso. La funzione avrà cura del clima, del dialogo, dell’ascolto, dello svago e della motivazione all’impegno tanto dell’anziano quanto del personale interessato. È un coach (un formatore) ed è immaginabile che organizzi e animi l’apporto di un bel gruppo di volontari. Qui siamo al cuore dell’invecchiamento attivo. Ho visto Medici, Infermieri e Oss meravigliosi, pronti al ruolo.

Ormai è chiaro: la cura delle Relazioni si paga. Produrrà efficacia ed efficienza e un bel clima. Avrà effetti positivi sull’umore, la gioia e la salute dell’anziano. Lo aiuterà ad accettare l’inevitabile. È un’azione di umanità e giustizia che alleggerisce i lavori più delicati. Uno sforzo (ben comunicato) in questa direzione verrà molto apprezzato dagli anziani e anche dai parenti (oggi preoccupati e catturati da sensi di colpa: vedono i loro cari scivolare verso una fine disperata). È un’innovazione che si presta a essere finanziata dagli interessati, dalla Regione e dagli Assicuratori, disponibili a investire su polizze e infrastrutture per le cure di lungo termine (LTC), come prevede la direttiva europea Solvency II. Ed è un buon consiglio: anticipa interventi della Magistratura, che ritengo maturi e vicini.

Si può trarre spunto dall’esperienza dei “Clown dottori” o fare riferimento alla saggezza mistica, spirituale di tante tradizioni religiose. Le migliori pratiche? Sono specifiche e nascono sul campo.

Francesco Bizzotto 

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