“BILANCIO DELLA ZONA EURO”
Milano – a tutti i livelli –
dica Sì, riformi la PA e pensi a una grande crescita di qualità
La proposta Macron - Merkel di Bilancio
della zona euro è un bel passo avanti. Avrà innervosito Trump e Putin, che
vogliono l’Europa à la carte. Serve a “rafforzare la tenuta e la
competitività dei Paesi e assicurare la stabilità dell’eurozona”. Così Olaf
Scholz, ministro delle Finanze tedesco, che auspica un accordo nell’Eurogruppo.
Il Consiglio dei capi di Stato e di governo deciderà in merito il 15 dicembre.
Milano si schieri a tutti i livelli.
La proposta vuole escludere “i
paesi con deficit o debito eccessivo dai fondi per investimenti, ricerca e
innovazione” (Corriere della sera, 19.11). È questione di serietà. Non si può
vivere a debito senza prospettiva di rientro. Chi ti farà prestito?
Ma, il governo da noi eletto ha
posto due giuste questioni: la povertà e la flessibilità d’uscita dal lavoro.
Bisogna trovare i soldi. Dico: ci sono per stare bene tutti, non umiliare
nessuno, far emergere e riconoscere i potenziali di ciascuno e premiare
l’impegno e i risultati (il merito). Chi non lo crede, bestemmia. Certo,
occorre cambiare, fare sistema.
Immaginiamo una prospettiva in due
tempi: 1° riforma della PA locale finalizzata alla sua qualificazione e a
risparmi motivati (senza licenziamenti, anzi); 2° investimenti di base
infrastrutturali, scatenanti una crescita bella, sostenibile, etica, di alta
qualità. Vediamo.
1° Già Cassese invitava a puntare
sui “rami bassi” della PA. Milano non aspetti Roma e si proponga di passare da
134 Comuni (uno ogni 3 km.) a 30. Il Politecnico prevede un risparmio di un
miliardo l’anno. Ci sono incentivi che possono essere aumentati. Io guardo alle
motivazioni: le macchine rendono 30 volte più di 30 anni fa; l’online può
andare oltre; servono visioni e progetti di area vasta; si può, si deve
lavorare in gruppo (sindaci, assessori, uffici) e consorziare servizi; Milano
Città Metropolitana deve decollare; la PA può crescere come hub di
servizi, presidio territoriale e cura delle relazioni economiche e sociali
(iniziative pubblico – private, urbanistica creativa, negozi vuoti ai
professionisti).
2° Investimenti infrastrutturali
come volano di crescita qualitativa. Altro che No Tav. Con un’urgenza: il
riassetto idrogeologico del territorio, ovviamente almeno lombardo,
accompagnato da un ambizioso e innovativo piano integrato di trasporto merci e
persone (strada e ferro). Va fatta ricerca. Guardiamo alle grandi città
europee. Pensano a 30 metrò, non comprano 30 carrozze. Stoccarda è un esempio:
la Stazione passante (un investimento da 8,2 miliardi) come occasione per
riprogettare il sistema e collegare treni e metropolitane, centri, quartieri e
aeroporto. Sarà terminata nel 2025, quattro anni più tardi del previsto (nel
2010). Una cosa seria. Anche Milano ha una Stazione di testa e un bisogno
estremo di collegare tre aeroporti e centinaia di quartieri e città (il
Contado) tra loro e con i centri direzionali. A cosa penso? Dal Garda al Monte
Rosa e da Madesimo al Ticino. Non c’è al mondo un posto più ricco e più bello.
Da Sondrio a Pavia, da Brescia a Novara e Valsesia. Milano è porta d’Europa se
si pensa nodo della rete lombarda e di più.
Sì, mi dicono, e i soldi? Ne ho
già parlato. La riforma della PA da un lato e gli investitori dall’altro:
riparte la fiducia. Un esempio. Gli Assicuratori, investitori istituzionali da
8.000 miliardi in Europa, hanno lo sguardo lungo per mestiere. Ora, sono tenuti
ad averlo: a investire sulle infrastrutture materiali e sociali (per ridurre i
rischi che hanno in pancia e che assumeranno). La direttiva europea Solvency II
li chiama “investimenti prospettici”. Un indirizzo geniale, accolto da
tutti. Più investono, più liberano capitali di solvibilità e più guadagnano
(avranno meno sinistri). Meno investono nelle infrastrutture, più i rischi
crescono e meno guadagnano (avranno più sinistri e devono accantonare più
capitali).
Milano alzi la voce di merito, si schieri, a
tutti i livelli. Dica sì a un responsabile Bilancio europeo e sia visionaria,
pensi in grande.
Francesco Bizzotto