"ABILISSIMI”
"PUNTO HR 2018!"a cura di Sergio Carbone e Angelo
Pasquarella è il testo a più mani presentato a Milano l'altro giorno, il 26
luglio, nella sala Falk di Assolombarda.
Ci è voluto del coraggio ad affrontare un tema così caldo (la risorsa umana
e le sue relazioni "nell'era della digital transformation") in una
data e con un clima così come è a Milano.
Nel testo c'è uno sguardo ampio sulle attività in generale e su quelle
assicurative in particolare. Nel nostro Paese e soprattutto fuori, per
imparare. Un libro da leggere.
Il tema delle Risorse umane è sì al centro delle discussioni, ma
guardato male (come fatica, schiavitù, vincolo o come laccio e costo); sempre
come se il lavoro fosse "merce" fredda, indifferente.
Grandissima questione affrontata troppo spesso con approcci negativi,
statici o difensivi e protettivi; che separano il lavoro, le competenze,
dall'impresa e dalla vita. Soprattutto separano il lavoro personale dalle sue
complesse Relazioni e dai contributi propositivi / creativi / innovativi che
nei fatti porta con sè. Relazioni e contributi che - a dir poco trascurati nel
dibattito, rimasti in ombra - non consentono di vedere l'altro aspetto
emergenziale del tema, di cui dirò: i nuovi Rischi implicati, forieri di grandi
opportunità / vantaggi & di altrettanto grandi danni, fino alla catastrofe,
se non gestiti. Un esempio? Il Cyber risk, che prende forma al 50% dentro le
imprese, per comportamenti poco attenti e consapevoli e non solo.
Bene. Il testo presentato è una piacevole eccezione. Parla di Risorse umane
con approccio positivo e attivo, aperto al mondo e alla tecnologia, capace di
intrecciare umanità, etica, velocità e produttività. Dice: c'è speranza! Se il
Capitale umano e le sue Relazioni (con se stesso, l'altro vicino e lontano,
l'esterno, il cliente, e le macchine, i sistemi, le cose, i servizi) vengono
posti al centro, curati, interrogati e ascoltati, valorizzati, ingaggiati,
formati, motivati e disciplinati ... Allora ci può essere fiducia nell'epoca
digitale; allora tutto può funzionare e bene; essere bene. Diversamente, senza
le donne e gli uomini o contro di loro (precarietà, esclusione) il sistema non
funziona. Non può funzionare. Si tratta di trovare un nuovo equilibrio di
partecipazione, riconoscimento e responsabilità (imprenditività). Innanzitutto
cercarlo.
Molti i contributi specialistici, a volte sorprendenti, sempre
interessanti. Il mantra: non c'è innovazione tecnologica se non intrecciata
alla crescita (e innovazione) delle Relazioni d'impresa. Cambia l'impresa?
Cambiano anche la donna e l'uomo. Perchè la Relazione è al centro? Perchè è
decisivo lavorare in Team, in Gruppo; una sfida grandiosa alla logica
piramidale, quella del comando, ovunque in crisi nera. La logica nuova? La
Rete, con i suoi nodi di competenza, le sue autonomie (piccole o grandi) e i
tratti di tenuta, di sistema, che sono appunto le Relazioni. Se anche solo un
tratto cede ... I pesci scappano.
Così, alle nuove fabbriche servono "persone", protagonisti attivi
del progetto aziendale. Non certo manodopera "presentista" (la forma
italiana dell'assenteismo, si è detto). Persone chiamate a essere interpreti, a
dare forma a ogni passo dell'innovazione dando il meglio di sè. Ecco, poter
dare il meglio di sè è bello, giusto e necessario. Serve una certa armonia
relazionale. E se non c'è? Io dico: si cambia.
Il libro è da leggere, anche se tutti andiamo a caccia di bigini. Dico solo
del bel contributo di Riccardo Billi sull'inserimento lavorativo dei
portatori di handicap. Dimostra con un caso concreto che la materia può essere
gestita non come vincolo ma come un bel rischio (una bella occasione / una
chance). Siamo tutti limitati e "Abilissimi!" (titolo del contributo)
ed è facile essere sorpresi dalle capacità creative e semplificanti dei
"diversamente abili". Vale per tutti. Infatti, saldare le doti del
17enne e del 60enne è stato un altro mantra dell'incontro. Ma, qui mi
fermo e faccio due personali osservazioni:
1°. Occorre affrontare il tema della istituzionalizzazione delle nuove
relazioni d'impresa compatibili nel tempo di Industry 4.0. Un modo che liberi
l'imprenditore e il lavoratore (entrambi) dai vincoli del '900 e dai rischi che
sappiamo. Portiamo le tutele (per tutti) nel Territorio con Agenzie del
lavoro partecipate (dalle parti sociali, da specialisti privati e anche
dall'Assicuratore, ho sostenuto altrove) e lasciamo in azienda solo il
conflitto di merito, necessario e molto produttivo. Darà vita a un nuovo
"concorrere". Agenzie del lavoro (dipendente e autonomo) orientate ad
anticipare i problemi (le crisi produttive e di relazione) e quindi che mirino
- con l'accompagnamento e il dialogo - a mettere il lavoratore giusto con
l'imprenditore giusto. Che facciano Mobilità, finalmente, con le Politiche
attive da noi rimaste al palo: la Fornero le aveva "rinviate di 6
mesi", mentre il Jobs act le prevede (e ha istituito l'Agenzia nazionale)
ma sono di competenza regionale. Campa cavallo. Vince (perchè a troppi
conviene) l'assistenza. Qui la Germania fa 20 volte più di noi. Uno scandalo,
come il lavoro precario senza chance di poter crescere, misurarsi, rischiare,
cambiare. Il problema del lavoro non sono i rider, i voucher, i lavoretti ma
l'assenza di condizioni di Mobilità (cioè di concorrenza, di Politiche attive).
2°. Deve crescere il Risk management. Esigenza sotto traccia in
tutto il testo. Ho accennato al Cyber risk, paradigma della Gestione dei rischi
necessaria con Industry 4.0: quella predittiva, anche qui anticipatrice dei
problemi (dei sinistri). Il Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati
Personali (GDPR 679/17) mira ad arginare questo rischio. Entrerà in vigore il
prossimo 21.08, abbiamo letto. L'Autorità sta definendo il Regolamento di attuazione.
Potrebbe affermare che chi paga Riscatti commette reato e che la Colpa grave
equivale al Dolo. Il messaggio sarebbe: il rischio va gestito e ridotto; non si
può lavorare male (essere formali, non sostanziali) e assicurarsi. Vedremo. In
generale l'innovazione digitale e il ruolo nuovo del sistema macchine - uomini
/ donne (in Relazione, in Rete) impongono un ripensamento della Gestione dei
rischi. Va immaginata e attuata molto di più in termini informativi e
formativi, processuali e relazionali, qualitativi ed etici. Se non si pone al
centro la Risorsa umana la "digital transformation" s'incarta, dice
questo testo. Aggiungo: si alzerà di molto la possibilità che produca gravi
danni. Riflettiamo: scivoleremo sempre più dall'aver a che fare con Rischi (probabilità:
misurate, gestibili, assicurabili) all'aver a che fare con Pericoli (fuori
misura, fuori controllo, opachi, di cui poco sappiamo, dice Niklas Luhmann) e
quindi con Azzardi (eccesso, arroganza, Cigni neri, disastri).
La digitalizzazione promette bene. Può essere di certo un bel Rischio.
Speriamo che lo sia (che lo diventi), che non finisca a Pericoli e
Azzardi.
Francesco BIZZOTTO
Nessun commento:
Posta un commento