LA SINISTRA?
SI RIPENSI
Ho una simpatia per
Ernesto Galli della Loggia, editorialista del Corriere della sera. Va al sodo;
non teme di esporsi. Il 30 luglio scorso invita la Sinistra – “perduto il suo
antico retroterra identitario” – a darsene uno nuovo e “rompere la gabbia di
ferro” in cui si muove la Politica, “limitata drasticamente dai vincoli
dell’economia e della finanza globalizzate”. Come? Orientandosi a conservare
“nel senso di arginare il progresso (…,) condizionare la modernità
(…,) selezionarne per quanto possibile gli esiti. (…) Un’identità politica
alternativa al dominio distruttivo della modernità.”
E l’11 agosto rincara: “La
Sinistra non riesce neppure a pensare che la tecno-scienza e le ragioni del
capitale – per giunta una volta che l’epicentro dell’una e dell’altro si
disloca in aree geopolitiche non occidentali – possono perdere quello che a
lungo è stato il loro antico carattere di veicoli di un futuro migliore. (…) Ma
questo è il tempo in cui, se si vuole pensare, bisogna forse essere capaci di
pensare l’impensabile.”
Porterò pezze d’appoggio a
questa proposta e dirò che per rompere la gabbia di ferro occorre riconoscerne
le ragioni, darsi una regolata, discutere a fondo.
Conservare
valori e tradizioni, arginare il progresso, impedirne il dominio distruttivo: è una
condizione di equilibrio da recuperare, una priorità. È di Sinistra? Sì. È
attenzione alle relazioni e alla giustizia. Ce n’è una versione di Destra che
stimola e valorizza le iniziative dei singoli. Possono concorrere per la tenuta
sociale e ambientale.
Ma,
valori e tradizioni vanno e vengono. Riflettiamo. I rapporti di coppia e la
famiglia, ad esempio, stanno perdendo (e meno male!) valori intrisi di violenza
e dominio. Vanno sostituiti con una cultura del dialogo (l’opinione come dono).
Non arriverà da sola. Che idea abbiamo di conflitto? È antagonismo (Freud: "opposizione
insanabile di due realtà contrarie"), oppure comprensione (Jung: "dinamica
di un'unica realtà contraddittoria e vitale")? (Silvia Montefoschi in
C. G. Jung, un pensiero in divenire, Garzanti, ‘85, p. 191).
Arginare
il progresso? Non piace agli scienziati. Eppure, mentre crescono le
Possibilità, urgono capacità di Gestirne i Rischi, per una sicurezza attiva (Safety,
Bauman) a cui non siamo abituati: noi balziamo sugli scopi (Bergson) e
trascuriamo il percorso, i processi. Abbiamo mitizzato i fini (Machiavelli) e
trascurato i mezzi, le relazioni. Vince chi fa il risultato, l’obiettivo, il successo
materiale (con qualunque mezzo). È stato scalzato il percorso, il lavoro fatto
bene, i mezzi buoni, la fatica. Non c’è stata partita, anche per un ritardo
delle religioni (cardinale Martini). Vi sembra poca cosa?
È il
Rischio l’aspetto chiave: lo consideriamo separato dalle Possibilità
e senza limiti. Pura follia. Hans Jonas ha detto: solo un disastro ci fermerà.
Come anticiparlo? Ad esempio: chi presenta progetti, vi comprenda un corposo
sistema di Gestione dei Rischi completo di Prevenzione e Assicurazione. Manca
l’Assicurazione? Il progetto non ha seguito. Viene impedito. Come l’idea di
perforare il Polo Nord, accantonata (meno male) dopo che è stata negata, dai
Lloyd’s, la polizza. Dovremmo distinguere (Luhmann) tra Rischi (misurabili,
gestibili), Pericoli (opachi, non gestibili) e Azzardi (eccesso, tracotanza,
roulette). Dunque, si può arginare il progresso (rinsavire) rivalutando il
Rischio, trascurato da Destra e da Sinistra.
Economia e finanza formano
una gabbia di ferro? Ho detto: capirne le ragioni. I mercati fiutano gli
eccessi (azzardi); quando non si fidano di politiche a debito e senza
prospettive di rientro, denunciano chi vive al di sopra dei propri mezzi e
chiama disastri.
Cosa può
fare Milano? Ha 134 Municipi, uno ogni 3 chilometri, e la PA lamenta di non
avere risorse. Dovrebbe dire: facciamo un progetto di auto riforma (ruolo e
servizi). Oggi strutture e macchine possono gestire 30 volte più di 30 anni fa.
Accorpiamo enti e servizi, asciughiamoli – senza licenziare – e dilatiamoli
verso nuove utilità: per famiglie in difficoltà e aziende che non sanno di
avere fornitori e clienti a un tiro di schioppo. La domanda è di Sportelli
unici di competenze (risolvere i problemi). Un tale progetto – che riduce
sprechi e corruzione, fa risparmiare e crea valore per famiglie e imprese –
otterrebbe un giusto credito dai mercati.
Non basta. La Politica
cammina sulle gambe dei Partiti, che hanno un problema con la Costituzione. È
insensato che chiunque ha o una tradizione o soldi o uno straccio di idea o
humour da vendere possa scendere in campo senza regole (finanziamenti,
organizzazione, selezione, contendibilità, bilancio). È una precondizione. Vale
molto più per la Destra.
C’è dell’altro su cui il
far Politica deve andare in chiaro: penso alla pratica della Democrazia, della
Rappresentanza; quella diretta non va (è manipolatoria), ma la delega in bianco
con passerelle e talk show? Vale per tutti. Ne parlerò un’altra volta.
Francesco Bizzotto
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