FEDERALISMO SANO, SENZA PRETESE
Jyrki
Katainen, vicepresidente delle Ue, è il giovane falco dell’austerità. In una
intervista a Francesca Basso (Corriere della sera, 7 c.m.) ha ribadito: per
garantire una società del benessere occorre condurre una politica fiscale
responsabile e avere conti pubblici sani, finanze pubbliche in salute. Chiaro.
Anche quando mette insieme “economia circolare sostenibile”, crescita (a mezzo
intelligenza artificiale) di produttività e occupazione, e commercio globale.
Par di capire: la crescita ha bisogno di differenze tra settori e territori; il
Nord Italia, ad esempio, deve crescere in valore (avere cura, innovare) e
de-crescere in termini quantitativi in molti campi. Così, il sistema non è
sostenibile. Va detto. E deve gestire meglio i rischi e qualificare
infrastrutture e Istituzioni: riorganizzarsi, fare grandi investimenti,
aumentare la partecipazione e la trasparenza, ritrovare la PA (ruolo, efficacia
ed efficienza), e ridurre la prassi isolante del dire generico, non vedere e
non sapere.
Il limite
della Politica europea? Di motivazioni e puntuali indicazioni. Così, troppi
Paesi tacciono sul debito, non mandano segnali (ai creditori) che diminuirà e
non innovano il sistema (Draghi: riforme strutturali). Come schiodare
l’impostazione di spesa pubblica? Serve un Federalismo senza pretese, dal
basso, concreto: agire in modo giusto e tenere gli occhi aperti.
L’autonomia (la libertà) esce solo dal prender parte responsabile. Un esempio?
L’iniziativa della lista civica Appello per Lecco, di cui Municipalità
Metropolitane ha dato conto: si fondono 13 Comuni, si dà vita a una città di
108mila abitanti, si riorganizza la PA locale, si risparmia e si hanno
contributi dalla legge 142 (Fusioni tra Comuni) e da quella di stabilità 2014.
Lecco così si riposiziona, governa meglio le sue storiche realtà e coglie
appieno i benefici del flusso turistico che sta montando.
I
risparmi di spesa non sono la prima motivazione, anche se va detto che oggi,
mentre la media italiana è di 7.595 abitanti per Comune (Appello per Lecco,
pag. 33), i sistemi possono gestire 30 volte i volumi e i problemi di 30 anni
fa. Gli 8.000 Comuni sono frutto di logiche divisive e di indebolimento, prima
che di campanilismi (idem, pag. 25). È necessaria una sana e apprezzata PA
locale. Vanno messi in evidenza i vantaggi di questo urgente processo di
Federalismo dal basso. Provo a farlo. Io ho in mente Milano, con i suoi 134
Comuni: uno monstre, gli altri ogni 3 chilometri, a capire poco e non
contare nulla. La Fusione tra Comuni è una priorità: la montagna alla portata
delle nostre gambe. Vediamone alcuni modi, ragioni e vantaggi:
1. Governo di area vasta:
una giusta visione delle vocazioni, delle possibilità e dei problemi; scelte
lungimiranti e discussioni alla pari con gli enti paralleli e sovrastanti;
2. Cresce la fiducia e si
attraggono idee e investimenti infrastrutturali e imprenditoriali;
3. Aumenta l’occupazione e
ci sono risorse per le tutele, la ricerca, il non profit;
4. Il sistema pubblico
(Istruzione, Giustizia, Salute, Camera di commercio) si qualifica;
5. La PA può organizzarsi
per Lavorare in Gruppo, a partire dai Sindaci. Così, le tradizioni di
rappresentanza e servizio locale rimangono e si rinnovano;
6. Si realizzano decisioni
trasparenti e convincenti; sinergie di acquisto e spesa;
7. Cresce il ruolo della
PA e delle Istituzioni locali, in particolare per la promozione delle Relazioni
tra i soggetti del territorio (imprese, lavoro, professioni, giovani, donne);
8. La PA non licenzia.
Anzi, assume esperti di relazioni, ricercatori, informatici, pianificatori
urbanistici innovativi per il salto di qualità dei servizi;
9. Si
rafforza il dialogo sociale, la partecipazione e l’evidenza del merito (il
positivo concorrere che aumenta le chance di ciascuno ed è solidale, non lascia
in difficoltà.
Francesco Bizzotto
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