LA SALVA IL LAVORO
La creatività diffusa porta al Rischio, oltre la sfida
quantitativa (volumi, costi). Lasciamo nell’impresa solo conflitti di merito
(dialogici, produttivi). Portiamo fuori, sul territorio, quelli di relazione.
Liberi tutti.
"Finalmente possiamo di nuovo scioglier le vele
alle nostre navi, muovere incontro a ogni pericolo; ogni rischio dell'uomo
della conoscenza é permesso". Così Nietzsche in La gaia scienza
(1882). Citato da Remo Bodei in Limite, Il Mulino, ‘16, p. 50.
Il rischiare senza limite è radice dei nostri guai. Per
gli antichi Greci è hybris, la tracotanza che va oltre la Giusta misura.
Abbiamo scordato che a Delfi c’erano due inviti: “Conosci te stesso” e “Niente
di troppo”. Dove sta l’errore? Nell’idea tutt’ora confusa di Rischio.
Mentre pericolo é un danno potenziale su cui non sono informato e non decido
(N. Luhmann), l’azzardo è un eccesso consapevole: non accetta limiti. E il
Rischio? È un simbolo. Dice della probabilità di esito della Possibilità
misurata e sostenibile, negativa (Danni, perdite) e positiva (Opportunità,
vantaggi). Perché “ciò che è in potenza, è in potenza gli opposti” (Aristotele,
citato da Severino, Corriere, 1.12.’04). Così, se l’agire non è misurato, non è
un Rischio. Può dar luogo a Opportunità, ma i Danni, alla lunga, se le
bruceranno. Cosa rimarrà? “Potere, denaro e brama”, direbbe Thich Nhat
Hanh.
Pericoli e azzardi sono legati alla
crescita quantitativa (classica, del PIL). Ci porterà al collasso.
Rischio è invece riferibile alla crescita di qualità, armoniosa, innovativa,
liberante: schumpeteriana. Giusta per l'Italia che esporta bontà e
bellezza, e si fa apprezzare. Parlare oggi di crescita (e occupazione) è
un grossolano errore che contrasta con le leggi: la 231/01 Responsabilità
amministrativa (obbliga a gestire i Rischi, ad anticiparne gli esiti), la 68/15
Delitto ambientale e il Regolamento UE 679 sul Cyber risk, in vigore dal
25.05.’18 (non ammette furberie: la Colpa grave è Dolo e quindi non è
assicurabile).
Dobbiamo favorire la crescita di qualità, che si cura
delle relazioni e rende misurati i Rischi. Serve un cambio di paradigma nei
rapporti economici, che anticipi i problemi e ci disponga a concorrere con un "lavoro
libero, creativo, partecipativo, solidale" (papa Francesco). Vale a
dire: cosa può rafforzarci dove siamo forti, fare più inclusione, giustizia e
produttività?
Proposta: facciamo dell’impresa il luogo
dell’armonia relazionale e del conflitto di merito; togliamole il problema
della sicurezza e dignità del lavoro. Portiamo questo all’esterno, sul
territorio, con un’Istituzione ad hoc partecipata e autorevole. L’impresa sia
luogo di belle relazioni e dialogo (dia = divisione e lotta; logos
= idee, ragioni, intuizioni, spirito che si libra), cioè di conflitto
costruttivo, amichevole. Luogo di produzione di Rischi.
E se il conflitto tocca la relazione personale e
vengono a mancare armonia e rispetto? I destini si dividono, le collaborazioni
finiscono. Se ne parla nell’Istituzione e si cambia. Così, la concorrenza
salirà di livello, l’imprenditore sarà libero di scegliere i collaboratori, e questi
l’imprenditore. L’occupazione crescerà del 20%, le start up prenderanno il
vento e le imprese fuori mercato potranno chiudere con dignità. Basta
imposizioni, sprechi, rigidità e violenza nei rapporti di lavoro!
Francesco Bizzotto su Civicamente Newsletter N.1 di Municipalità Metropolitane 2017
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