venerdì 9 giugno 2017

IMPRESA


 LA SALVA IL LAVORO

La creatività diffusa porta al Rischio, oltre la sfida quantitativa (volumi, costi). Lasciamo nell’impresa solo conflitti di merito (dialogici, produttivi). Portiamo fuori, sul territorio, quelli di relazione. Liberi tutti.

"Finalmente possiamo di nuovo scioglier le vele alle nostre navi, muovere incontro a ogni pericolo; ogni rischio dell'uomo della conoscenza é permesso". Così Nietzsche in La gaia scienza (1882). Citato da Remo Bodei in Limite, Il Mulino, ‘16, p. 50.
Il rischiare senza limite è radice dei nostri guai. Per gli antichi Greci è hybris, la tracotanza che va oltre la Giusta misura. Abbiamo scordato che a Delfi c’erano due inviti: “Conosci te stesso” e “Niente di troppo”. Dove sta l’errore? Nell’idea tutt’ora confusa di Rischio. Mentre pericolo é un danno potenziale su cui non sono informato e non decido (N. Luhmann), l’azzardo è un eccesso consapevole: non accetta limiti. E il Rischio? È un simbolo. Dice della probabilità di esito della Possibilità misurata e sostenibile, negativa (Danni, perdite) e positiva (Opportunità, vantaggi). Perché “ciò che è in potenza, è in potenza gli opposti” (Aristotele, citato da Severino, Corriere, 1.12.’04). Così, se l’agire non è misurato, non è un Rischio. Può dar luogo a Opportunità, ma i Danni, alla lunga, se le bruceranno. Cosa rimarrà? “Potere, denaro e brama”, direbbe Thich Nhat Hanh.

Pericoli e azzardi sono legati alla crescita quantitativa (classica, del PIL). Ci porterà al collasso. Rischio è invece riferibile alla crescita di qualità, armoniosa, innovativa, liberante: schumpeteriana. Giusta per l'Italia che esporta bontà e bellezza, e si fa apprezzare. Parlare oggi di crescita (e occupazione) è un grossolano errore che contrasta con le leggi: la 231/01 Responsabilità amministrativa (obbliga a gestire i Rischi, ad anticiparne gli esiti), la 68/15 Delitto ambientale e il Regolamento UE 679 sul Cyber risk, in vigore dal 25.05.’18 (non ammette furberie: la Colpa grave è Dolo e quindi non è assicurabile).

Dobbiamo favorire la crescita di qualità, che si cura delle relazioni e rende misurati i Rischi. Serve un cambio di paradigma nei rapporti economici, che anticipi i problemi e ci disponga a concorrere con un "lavoro libero, creativo, partecipativo, solidale" (papa Francesco). Vale a dire: cosa può rafforzarci dove siamo forti, fare più inclusione, giustizia e produttività?

Proposta: facciamo dell’impresa il luogo dell’armonia relazionale e del conflitto di merito; togliamole il problema della sicurezza e dignità del lavoro. Portiamo questo all’esterno, sul territorio, con un’Istituzione ad hoc partecipata e autorevole. L’impresa sia luogo di belle relazioni e dialogo (dia = divisione e lotta; logos = idee, ragioni, intuizioni, spirito che si libra), cioè di conflitto costruttivo, amichevole. Luogo di produzione di Rischi.

E se il conflitto tocca la relazione personale e vengono a mancare armonia e rispetto? I destini si dividono, le collaborazioni finiscono. Se ne parla nell’Istituzione e si cambia. Così, la concorrenza salirà di livello, l’imprenditore sarà libero di scegliere i collaboratori, e questi l’imprenditore. L’occupazione crescerà del 20%, le start up prenderanno il vento e le imprese fuori mercato potranno chiudere con dignità. Basta imposizioni, sprechi, rigidità e violenza nei rapporti di lavoro!
Francesco Bizzotto su Civicamente Newsletter  N.1 di Municipalità Metropolitane 2017

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