“SALUTE DISUGUALE”
Il Festival dell'economia di Trento (1° -
4 giugno), diretto da Tito Boeri, parla di "Salute disuguale".
Queste le tesi (dal sito):
1. La disuguaglianza dipende
più che dal reddito da “fattori culturali, ambientali, sociali, legati al
lavoro”; a volte da un “azzardo morale”, perché “la copertura
sanitaria può avere effetti perversi riducendo gli incentivi (…) a
condurre una vita sana”;
2. L'invecchiamento
della popolazione (over 85: da 2 a 6 milioni nel ‘60) porta con sé
l'aumento della dipendenza (6 volte di più se non lavori). La spesa è cresciuta
dell’80%. Il sistema famiglia & badanti non reggerà al frammentarsi
dei nuclei.
3. “Le donne sono
più longeve, ma soffrono con maggiore probabilità di malattie che
causano dolore e invalidità”;
4. Il sistema avrà
bisogno di nuove risorse. “Alle famiglie più abbienti si chiederà di
dare un maggior contributo o pagarsi le spese più costose”;
5. "Bisogna investire molto di più sulla
prevenzione".
La prevenzione! Osservo che l'industria del rimedio
(ospedali, cliniche e case farmaceutiche) è qui un monopolista, e guadagna
sulla malattia. Aggiungo che il sistema Salute è tempo si curi anche dello
stato d’animo (1° prevenzione). I Ricoveri per anziani sono spesso lager dove
si cura il corpo e troppo poco il morale, il bisogno di relazione. E negli
ospedali la funzione di Risk management (ora prevista dalla riforma
Gelli) c’è spesso solo sulla carta.
Sì, la Salute è disuguale anche per ragioni culturali, di stili di
vita. Così, l'uguaglianza la fa la responsabilità. Tutti hanno il diritto e il
dovere di chiedersi: Come voglio curarmi? Il premio Nobel per la
Medicina Luc Montagnier: occorre prevenire e personalizzare. E
l’una cosa non esiste senza l’altra. Le risorse aggiuntive al sistema siano
frutto di un cambiamento positivo, non sacrificale. Per tutti. Una possibilità
di prevenire, personalizzare e integrare generalizzata. Chi può farla? Come?
L’assicuratore può essere il cavaliere bianco del caso. Nato per
tutelare a misura di rischio (le Mutue non potevano), crea una solidarietà
impersonale eppure scelta, solida (un contratto anche a vita intera) e su
misura. Spesso prevede percorsi di prevenzione. È l’unico modo per
ridurre a probabilità le incertezze individuali che a volte sono pericoli
(possibilità di danno senza decisione) o azzardi (eccessi consapevoli; follie).
Come in Germania, può assumere un ruolo di garante privato – pubblico,
mediare e assicurare cure personalizzate e denaro fresco alle eccellenze. La
probabilità di dipendenza in età avanzata è del 40% per un 65enne, e penso si
stia alzando. Può essere dimezzata con la prevenzione. E anche la dipendenza
può essere recuperata al 50%. Si può operare bene. La via l’ha indicata
Montagnier.
L’assicuratore poi è investitore istituzionale interessato
a rendere misurati i rischi di prospettiva infrastrutturali e sociali). È una
puntuale indicazione europea – Solvency II – e dell’IVASS. Certo, bisogna
conoscerlo e parlargli. Spero che ci sia tra il centinaio di relatori invitati
da Tito Boeri.
Francesco BIZZOTTO