Lo scorso 25 novembre si è tenuto l'incontro del Network Assicuratori Pd della Lombardia in Regione con la partecipazione dell'Assessore Pierfrancesco Maran.
La riflessione introduttiva del portavoce Francesco Bizzotto
Salutiamo tutti gli intervenuti e in particolare Pier Francesco Maran, assessore Ambiente e Mobilità del Comune di Milano. Lo ringraziamo di essere tra noi. Il Network Assicuratori è parte del "Movimento arancione" che ha portato Giuliano Pisapia a fare il sindaco di Milano, con un programma e una Giunta che valorizzano il contributo delle competenze, la progettualità coraggiosa, il cambiamento condiviso.
Il Network plaude all'iniziativa di governo di Mario Monti, che segue un'analoga linea d'innovazione politica: più Europa, sobrietà ed equità, per risanare il Paese e crescere con equilibrio. Obiettivi alla portata del Paese.
Il Pd ha favorito i positivi processi milanese e nazionale, senza pretese egemoniche, nel rispetto per la pluralità dei protagonisti istituzionali e politici. Si è così proposto come casa di tutti i riformatori attenti al capitale umano attivo e responsabile; una casa in cui non ci sono verità da distribuire ma prospettive e soluzioni da cercare nella vita sociale ed economica corrente.
Il Network plaude all'iniziativa di governo di Mario Monti, che segue un'analoga linea d'innovazione politica: più Europa, sobrietà ed equità, per risanare il Paese e crescere con equilibrio. Obiettivi alla portata del Paese.
Il Pd ha favorito i positivi processi milanese e nazionale, senza pretese egemoniche, nel rispetto per la pluralità dei protagonisti istituzionali e politici. Si è così proposto come casa di tutti i riformatori attenti al capitale umano attivo e responsabile; una casa in cui non ci sono verità da distribuire ma prospettive e soluzioni da cercare nella vita sociale ed economica corrente.
Il metodo del Network
Noi Assicuratori pratichiamo questo indirizzo ed esprimiamo fiducia nella realtà plurale, contraddittoria e vitale del mercato. Una realtà bella, aperta e conflittuale. In una parola: democratica.
Cerchiamo il confronto, non parliamo di appartenenze o di tessere. Non ci interessa essere contro. Rispettiamo le persone e siamo curiosi: perché spesso le idee più belle e di valore vengono da lontano.
Questo approccio non ci impedisce – anzi – di essere attenti alla vita del Pd e delle istituzioni pubbliche; di cercare spazio in tutte le sedi della Politica e di far pesare le proposte del Network.
Così abbiamo capito al volo l'invito di Enrico Letta, venuto a luglio a presentare il Network lombardo. Ci ha detto (e sembrava uno di noi): individuate e condividete le viti giuste, i nodi da toccare con provvedimenti legislativi che favoriscano la libera dinamica di mercato. Questo vogliamo fare.
Noi Assicuratori pratichiamo questo indirizzo ed esprimiamo fiducia nella realtà plurale, contraddittoria e vitale del mercato. Una realtà bella, aperta e conflittuale. In una parola: democratica.
Cerchiamo il confronto, non parliamo di appartenenze o di tessere. Non ci interessa essere contro. Rispettiamo le persone e siamo curiosi: perché spesso le idee più belle e di valore vengono da lontano.
Questo approccio non ci impedisce – anzi – di essere attenti alla vita del Pd e delle istituzioni pubbliche; di cercare spazio in tutte le sedi della Politica e di far pesare le proposte del Network.
Così abbiamo capito al volo l'invito di Enrico Letta, venuto a luglio a presentare il Network lombardo. Ci ha detto (e sembrava uno di noi): individuate e condividete le viti giuste, i nodi da toccare con provvedimenti legislativi che favoriscano la libera dinamica di mercato. Questo vogliamo fare.
Lombardia: un quarto del mercato nazionale
Ci interroghiamo sul ruolo delle assicurazioni. Un quarto del mercato è in Lombardia. Questa regione ha una dimensione, una storia e una ricchezza che la fanno protagonista. Nelle aziende e fuori, le risorse umane, professionali e imprenditoriali sono il suo punto di forza. Se valorizzerà e armonizzerà, con la partecipazione responsabile, le conoscenze, le competenze e le sensibilità, può prendere un passo che anticiperà gli sviluppi e aprirà a una crescita di alta qualità e valore espresso. I gruppi dirigenti lombardi devono esporsi e provarci, nel loro interesse, in quello del Paese e della prospettiva europea. Vale anche per i nostri servizi, e in specie per quel tappo al loro sviluppo che è la RCA. Vediamo troppa attesa di interventi e soluzioni nazionali. Occorre invece procedere con test su scala ridotta, in realtà omogenee, con progetti mirati e condivisi.
Ci interroghiamo sul ruolo delle assicurazioni. Un quarto del mercato è in Lombardia. Questa regione ha una dimensione, una storia e una ricchezza che la fanno protagonista. Nelle aziende e fuori, le risorse umane, professionali e imprenditoriali sono il suo punto di forza. Se valorizzerà e armonizzerà, con la partecipazione responsabile, le conoscenze, le competenze e le sensibilità, può prendere un passo che anticiperà gli sviluppi e aprirà a una crescita di alta qualità e valore espresso. I gruppi dirigenti lombardi devono esporsi e provarci, nel loro interesse, in quello del Paese e della prospettiva europea. Vale anche per i nostri servizi, e in specie per quel tappo al loro sviluppo che è la RCA. Vediamo troppa attesa di interventi e soluzioni nazionali. Occorre invece procedere con test su scala ridotta, in realtà omogenee, con progetti mirati e condivisi.
Il nostro ruolo: assicurare la libertà
In altra sede ci siamo soffermati sui dati del nostro scarso sviluppo. Oggi vogliamo riflettere sulla visione e sull'utilità del mestiere, per meglio coglierne la prospettiva e per favorirlo nella dinamica concorrenziale tra macro settori di offerta. Sappiamo con quanta facilità le famiglie spendano, ad esempio per la tecnologia del gioco e della comunicazione, e quanto fatichi l'offerta assicurativa. Non dipende solo da limiti di mercato. Dipende molto dal ruolo percepito e dal valore attribuito all'offerta. Dunque, dalla visione di sé degli operatori.
Quale ruolo, dunque? Siamo abituati a pensare in termini di sicurezza. Possiamo vederci come promotori di libertà. La libertà che oggi serve e a cui ci chiama l'Europa: adulta, responsabile. Vediamo.
La cultura liberale del secolo XVIII immaginava che fosse senza limiti lo spazio per l'iniziativa individuale che non danneggia altri e che è moralmente non riprovevole. È stato un presupposto del nostro sviluppo, dice Niklas Luhmann. Non merita forse un ripensamento? Può l'uomo continuare ad affrontare la “possibilità” con immediatezza ingenua, pensando solo al suo lato chiaro (l'opportunità) e non anche alla sua ombra, le conseguenze negative di breve e lungo termine?
Noi immaginiamo la possibilità subito come vantaggio. Balziamo sulla opportunità che ne può derivare. Fatichiamo a vedere il percorso di realizzazione, cioè il rischio. Lo dice bene Henri Bergson in L'evoluzione creatrice: l'intelligenza umana tende a saltare di scopo in scopo (di stasi in stasi), a non vedere il processo, il cambiamento. Così l'umanità corre verso l'estinzione. Ce ne rendiamo ben conto.
Lasciamo stare il nucleare e la genetica. Pensiamo alla pratica della perforazione oceanica (5.000 pozzi aperti nel Golfo del Messico): il relativo rischio non meriterebbe una riflessione e l'obbligo di un'assicurazione condizionata e a vasto raggio? Crediamo che quest'obbligo farebbe presto maturare condizioni di assicurazione stringenti e fortemente orientate alla prevenzione. Questo è il ruolo che sottolineiamo. Un ruolo di gestione dei rischi ad ampio spettro: è la domanda latente del mercato, direbbe Adolfo Bertani del Cineas.
Sta maturando una prospettiva nuova: la gestione di entrambi i lati della medaglia di possibilità e rischio.
Come fare per misurare (e assicurare) i rischi del nostro tempo?
A questa difficile domanda siamo indotti dalla ragione detta e da una necessità che sta al cuore del mestiere: per assicurare un rischio, lo devo aver misurato.
Ora, risulta evidente che la statistica può dire poco del rischio di perforazione oceanica. È così per molti rischi. Tale è il ritmo del cambiamento, la complessità delle cose e il peso delle umane decisioni. Popper diceva: è solo storia.
Così l'assicuratore è indotto a occuparsi di ampia gestione del rischio (informazione e prevenzione) per poterlo misurare e assumere. Non ha altra strada.
E possiamo dire che vende libertà nell'unica forma autorizzata: la libertà che risponde di se stessa, delle conseguenze dell'agire (sensato) in relazione.
Attrezziamoci allora per proporci nei termini necessari per noi e attesi dall'utenza: come larga gestione dei rischi puri, resi misurabili con iniziative dichiarate e condivise. C'è una prateria di valore da creare e cogliere.
In altra sede ci siamo soffermati sui dati del nostro scarso sviluppo. Oggi vogliamo riflettere sulla visione e sull'utilità del mestiere, per meglio coglierne la prospettiva e per favorirlo nella dinamica concorrenziale tra macro settori di offerta. Sappiamo con quanta facilità le famiglie spendano, ad esempio per la tecnologia del gioco e della comunicazione, e quanto fatichi l'offerta assicurativa. Non dipende solo da limiti di mercato. Dipende molto dal ruolo percepito e dal valore attribuito all'offerta. Dunque, dalla visione di sé degli operatori.
Quale ruolo, dunque? Siamo abituati a pensare in termini di sicurezza. Possiamo vederci come promotori di libertà. La libertà che oggi serve e a cui ci chiama l'Europa: adulta, responsabile. Vediamo.
La cultura liberale del secolo XVIII immaginava che fosse senza limiti lo spazio per l'iniziativa individuale che non danneggia altri e che è moralmente non riprovevole. È stato un presupposto del nostro sviluppo, dice Niklas Luhmann. Non merita forse un ripensamento? Può l'uomo continuare ad affrontare la “possibilità” con immediatezza ingenua, pensando solo al suo lato chiaro (l'opportunità) e non anche alla sua ombra, le conseguenze negative di breve e lungo termine?
Noi immaginiamo la possibilità subito come vantaggio. Balziamo sulla opportunità che ne può derivare. Fatichiamo a vedere il percorso di realizzazione, cioè il rischio. Lo dice bene Henri Bergson in L'evoluzione creatrice: l'intelligenza umana tende a saltare di scopo in scopo (di stasi in stasi), a non vedere il processo, il cambiamento. Così l'umanità corre verso l'estinzione. Ce ne rendiamo ben conto.
Lasciamo stare il nucleare e la genetica. Pensiamo alla pratica della perforazione oceanica (5.000 pozzi aperti nel Golfo del Messico): il relativo rischio non meriterebbe una riflessione e l'obbligo di un'assicurazione condizionata e a vasto raggio? Crediamo che quest'obbligo farebbe presto maturare condizioni di assicurazione stringenti e fortemente orientate alla prevenzione. Questo è il ruolo che sottolineiamo. Un ruolo di gestione dei rischi ad ampio spettro: è la domanda latente del mercato, direbbe Adolfo Bertani del Cineas.
Sta maturando una prospettiva nuova: la gestione di entrambi i lati della medaglia di possibilità e rischio.
Come fare per misurare (e assicurare) i rischi del nostro tempo?
A questa difficile domanda siamo indotti dalla ragione detta e da una necessità che sta al cuore del mestiere: per assicurare un rischio, lo devo aver misurato.
Ora, risulta evidente che la statistica può dire poco del rischio di perforazione oceanica. È così per molti rischi. Tale è il ritmo del cambiamento, la complessità delle cose e il peso delle umane decisioni. Popper diceva: è solo storia.
Così l'assicuratore è indotto a occuparsi di ampia gestione del rischio (informazione e prevenzione) per poterlo misurare e assumere. Non ha altra strada.
E possiamo dire che vende libertà nell'unica forma autorizzata: la libertà che risponde di se stessa, delle conseguenze dell'agire (sensato) in relazione.
Attrezziamoci allora per proporci nei termini necessari per noi e attesi dall'utenza: come larga gestione dei rischi puri, resi misurabili con iniziative dichiarate e condivise. C'è una prateria di valore da creare e cogliere.
Solo la Persona può “rischiare”Cambia la concezione della libertà (la base del vivere sociale) e anche quella di individuo. È evidente che pensarlo isolato, autosufficiente, puro soggetto di diritti (versione positiva), oppure massa anonima, animale da consumo o oggetto di tutela (versione negativa), non risponde a quel che serve. Serve un tipo sociale consapevole, ben ancorato alla realtà che lo nutre (la comunità) e attrezzato alla bisogna per stare in società a schiena dritta: capace di rispondere delle proprie scelte, agire con saggezza la libertà, esplorare la possibilità, realizzare la propria umanità. È un orientamento forte dell'Unione europea, e l'Europa (pensiamo a Emmanuel Mounier) ha molto da dire con la sua idea di Persona che sta, autonoma, a cavallo tra comunità e società.
Questo tipo sociale – attento al merito e al suo riconoscimento – si va formando e cerca sostegno. Certo, per una lunga stagione comunità e istituzioni se ne devono prendere cura, lo devono sorreggere, tutelare, aiutare, indirizzare. Va ribadito: non possiamo buttare tutti a mare alla leggera. Possiamo però dire che solo la Persona è soggetto di rischio, inteso in termini positivi: come azione consapevole, misurata, responsabile.
Questo tipo sociale – attento al merito e al suo riconoscimento – si va formando e cerca sostegno. Certo, per una lunga stagione comunità e istituzioni se ne devono prendere cura, lo devono sorreggere, tutelare, aiutare, indirizzare. Va ribadito: non possiamo buttare tutti a mare alla leggera. Possiamo però dire che solo la Persona è soggetto di rischio, inteso in termini positivi: come azione consapevole, misurata, responsabile.
Scendiamo nel concretoQuesto incontro ha lo scopo di conoscerci e coordinarci in Lombardia, chiarire la modalità di iniziativa del Network (leggera, distribuita tra molti, poco dispendiosa, molto centrata sul dialogo e lo scambio in rete di informazioni: cose per nulla banali) e fare il punto su due importanti temi affrontati dai nostri Gruppi di lavoro:
1. RCA e Congestion charge. Poi interverranno gli specialisti a dire meglio della nostra proposta che, in due mosse, fa efficienza, servizio e concorrenza. E potrà forse farci risparmiare l'Agenzia anti frode. Ci limitiamo qui a poche considerazioni, lieti della presenza dell'assessore Maran. Pensiamo che la polizza RCA possa aiutare a rendere sostenibile il traffico urbano, perché si orienta a premiare un utilizzo saggio, equilibrato, responsabile, dell'auto (e della città). Favorisce un'ampia gestione dello specifico rischio e l'attenzione al contesto e al risparmio (energetico e monetario). Così, proponiamo che la giusta tassa del Comune di Milano contro la congestione (sancita da un referendum), in prospettiva agganci la logica dell'auto-limitazione premiata: chi riduce l'uso dell'auto in zone e momenti critici della città (di ciò già si può avere evidenza) sia riconosciuto, favorito, premiato; e chi lo incrementa, paghi di più. Il Comune potrebbe utilizzare la tecnologia e l'esperienza dell'assicuratore (la Scatola nera) o altra (applicazioni al telefono), e prescindere dalle postazioni fisse. La mobilità e la città (guarda caso, due simboli di libertà) sono beni comuni che possiamo imparare a gestire in modo plurale e trasparente, superando separazioni non più utili. Lo afferma con forza una donna straordinaria, Elinor Ostrom, Nobel per l'economia 2009.
2. RISCHI CATASTROFALI. Il Gruppo di lavoro che se ne occupa ha preso una chiara posizione, di cui ci dirà. Anche qui si tratta di gestire al meglio beni collettivi. Attori pubblici e privati insieme formino istituzioni empiriche e incrementali, sulla base di scelte strategiche poi localmente condivise. L'adattabilità istituzionale e il dialogo dei competenti – dice Elinor Ostrom – sono prerequisiti per la salvaguardia dei beni collettivi sul lungo periodo. Noi aggiungiamo: è decisivo un forte irrigidimento sulle regole di costruzione. E serve un accordo nazionale di riferimento. L'assicuratore – che è interessato al rispetto delle norme e alla prevenzione – può utilmente avervi una parte significativa. Può essere il perno attorno a cui far ruotare il sistema. Guido Salerno Aletta, su Milano Finanza del 5 cm., propone che i premi raccolti (pensiamo: in una certa misura) siano “reimpiegati sul territorio per eliminare o ridurre drasticamente i rischi”. È una bella idea, forse gradita alle compagnie, vista l'incertezza degli investimenti finanziari.
1. RCA e Congestion charge. Poi interverranno gli specialisti a dire meglio della nostra proposta che, in due mosse, fa efficienza, servizio e concorrenza. E potrà forse farci risparmiare l'Agenzia anti frode. Ci limitiamo qui a poche considerazioni, lieti della presenza dell'assessore Maran. Pensiamo che la polizza RCA possa aiutare a rendere sostenibile il traffico urbano, perché si orienta a premiare un utilizzo saggio, equilibrato, responsabile, dell'auto (e della città). Favorisce un'ampia gestione dello specifico rischio e l'attenzione al contesto e al risparmio (energetico e monetario). Così, proponiamo che la giusta tassa del Comune di Milano contro la congestione (sancita da un referendum), in prospettiva agganci la logica dell'auto-limitazione premiata: chi riduce l'uso dell'auto in zone e momenti critici della città (di ciò già si può avere evidenza) sia riconosciuto, favorito, premiato; e chi lo incrementa, paghi di più. Il Comune potrebbe utilizzare la tecnologia e l'esperienza dell'assicuratore (la Scatola nera) o altra (applicazioni al telefono), e prescindere dalle postazioni fisse. La mobilità e la città (guarda caso, due simboli di libertà) sono beni comuni che possiamo imparare a gestire in modo plurale e trasparente, superando separazioni non più utili. Lo afferma con forza una donna straordinaria, Elinor Ostrom, Nobel per l'economia 2009.
2. RISCHI CATASTROFALI. Il Gruppo di lavoro che se ne occupa ha preso una chiara posizione, di cui ci dirà. Anche qui si tratta di gestire al meglio beni collettivi. Attori pubblici e privati insieme formino istituzioni empiriche e incrementali, sulla base di scelte strategiche poi localmente condivise. L'adattabilità istituzionale e il dialogo dei competenti – dice Elinor Ostrom – sono prerequisiti per la salvaguardia dei beni collettivi sul lungo periodo. Noi aggiungiamo: è decisivo un forte irrigidimento sulle regole di costruzione. E serve un accordo nazionale di riferimento. L'assicuratore – che è interessato al rispetto delle norme e alla prevenzione – può utilmente avervi una parte significativa. Può essere il perno attorno a cui far ruotare il sistema. Guido Salerno Aletta, su Milano Finanza del 5 cm., propone che i premi raccolti (pensiamo: in una certa misura) siano “reimpiegati sul territorio per eliminare o ridurre drasticamente i rischi”. È una bella idea, forse gradita alle compagnie, vista l'incertezza degli investimenti finanziari.
Gli altri temi su cui il Network sta riflettendo, cerca idee e farà proposte
- FAMIGLIA. Molte le tutele (dalla Salute alla Capacità di reddito, all'Autosufficienza, di cui il contratto dei dipendenti delle compagnie è buon esempio) che possono ridar campo a Previdenza e Risparmio.
- LAVORO. L'assicuratore guardi al futuro e contribuisca a creare il Mercato del lavoro che non c'è, e a superare familismo e raccomandazione attuali. I giovani, dice l'Europa, hanno diritto ad avere chance di mobilità e opzioni di impiego o auto impresa. È un bel rischio che può essere misurato e assicurato.
- IMPRESE. L'aiuto dell'assicuratore è decisivo nella gestione dei rischi, in particolare d'esportazione e internazionalizzazione (specie per le PMI) e per la riduzione del costo del credito, non solo d'emergenza.
Potete scaricare qui la relazione introduttiva di Francesco Bizzotto (pdf)>>
Vi segnaliamo un articolo pubblicato da Insurance.Trade sull'incontro (pdf)>>