giovedì 21 luglio 2011

Le Province non usino la tassa RCA per fare cassa

Le Province stanno aumentando la tassa RCA dal 12,50% al 16% (in media 15 euro). In base alla nuova legge potrebbero ridurla al 9%. Torino non lo farà e Pescara ha revocato la delibera già adottata. Qual è il criterio guida? Quale strategia, nell'interesse dei cittadini, sta dietro la decisione?
L'auto (più d'una: 6 su 10 abitanti) è indispensabile in famiglia, per spostarsi e lavorare. E' un mezzo primario di vita, socializzazione, autonomia.

Gli assicuratori democratici chiedono che le Province facciano come Pescara: revochino le delibere di aumento. Di più. Parlino con il Governo, l'Isvap (l'autorità di controllo), l'Ania (le compagnie) e lo Sna, Unapass e Aiba (gli agenti e i broker ) e si dicano disponibili a ridurle , come previsto dalla legge, anche fino al 9%, a fronte di impegni per la prevenzione degli incidenti e per migliorare la velocità del servizio ( di rapida attuazione con l'attuale tecnologia): per ridurre i danni, le truffe, i costi e le tariffe.

Obiettivo? La Francia. Investe in prevenzione e semplificazione da molti anni: ha il 4,4% di incidenti e una tariffa di 229 euro. Noi siamo all'8,6%, con una tariffa di 407 euro (dati Isvap).
Da noi la RCA pare un acquedotto siciliano. L'Isvap indichi l'obiettivo di fare come la Francia. Dimostrerebbe che il suo ruolo non è solo di notaio, ma di indirizzo per a concorrenza del mercato e di servizio ai cittadini.


Per il Network Lombardo Assicuratori del Pd
Francesco Bizzotto, Massimo Cingolani, Radames Viola, Nicola Cattabeni

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