LA RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA
Da ripensare. Il Network Assicuratori come esempio
I giornalisti sono spesso protagonisti politici. Sanno le cose, hanno idee. Aldo Cazzullo è tra i più coraggiosi. Il 10 cm conclude così il suo editoriale sul Corriere della sera:
"Non c'è nulla da ridere. [...] Se i liberali, o quel che ne resta, non sapranno unirsi, allora l'Internazionale reazionaria, come la chiama Macron, potrà fare quel che vorrà. Anche flirtare con la Russia di Putin e la Cina di Xi".
Unire le forze è il primo passo, e non basterà. Andiamo al punto: liberali e sinistra sono assertori di due centralità (della Persona e delle Relazioni). La scienza oggi dice che devono coesistere; una contraddizione necessaria. Bene. Ma, liberali e sinistra devono, oltre che unirsi e fare proposte (dice Renzi), cambiare anche paradigma e prospettare modi nuovi di fare proposte, di fare Politica. Al cuore c’è l'idea di Rappresentanza. Come rappresentare i cittadini in democrazia? Come coinvolgerli nel fare proposte?
Oggi il
rappresentare è di tipo paternalistico (centralista, leaderista, piramidale, distributivo
/ assistenziale: di fatto, manipolatorio ed escludente). Pensiamo, insopportabile
per il 51% che non vota. Sinistra e liberali devono andarsi a riprendere la loro
base naturale, la maggioranza che non vota. Chi è? Cosa pensa? Cosa vuole?
Sono (in buona misura) persone pratiche con idee chiare nel quotidiano; competenti con spirito autonomo, visione larga e sguardo lungo su cose e Istituzioni; specialisti consapevoli che, nel loro campo, la sanno lunga (più lunga dell'Intelligenza Artificiale); persone attive che amano la democrazia e la Politica, e non hanno tempo e preparazione per farla da professionisti, alla Max Weber.
Persone così, quando delegano, non sopportano di non avere resoconti e riscontri; di vedere il rappresentante che sparisce e poi ricompare per ri-chiedere la delega (per fare cosa?). Non ci stanno. Appunto: finiscono per non votare. Non è logico che queste persone accettino di essere rappresentate da “professionisti” che tali sono sempre meno.
E allora? Liberali e sinistra devono pensare a Partiti nuovi, a modi nuovi di rappresentare, di fare Politica: scalabili ("metodo democratico", dice la nostra Costituzione) e organizzati per favorire la partecipazione. Senza, la politica è il fastidioso moscone di Giorgio Gaber.
Partiti che lavorino (per Statuto, non a parole, per attirare voti, prima delle elezioni, come il Calenda candidato a Roma) ... che lavorino con un certo respiro, non solo sul quotidiano (casi, gestioni, valori, tattiche e alleanze) e non solo per fotografare / descrivere la realtà ma ... che lavorino per cambiarla, in modo credibile, aderente, scientifico: progetti con scopi chiari che dicano cosa e come, a quali costi, con quali vantaggi per la società, gli individui, le loro relazioni. La realtà concreta (obiettivi), prossima e misurabile, non idealizzata e lontana (ideologia).
Insomma, i Partiti, oggi imprendibili e indecifrabili, storicamente si sono organizzati in modo orizzontale, sul territorio (oggi, quasi solo in televisione) per avere un generico consenso. Questi Partiti devono organizzarsi anche in verticale, per competenze, passioni, interessi, visioni. Se continuano a fare giochi coperti, di tattiche e alleanze, a considerare quasi secondario il merito delle cose, a delegarlo all’improvvisazione dei leader, li seguirà solo una minoranza malamente interessata.
IL NETWORK ASSICURATORI
Noi del Network Assicuratori – Pd (di centro – sinistra) abbiamo, ad esempio, riflettuto, ci siamo confrontati e, in occasioni significative, abbiamo preso posizioni politiche, di interesse generale. Sulla RCA abbiamo sostenuto un approccio volto a favorire il legame della tariffa con il comportamento di guida, anziché con l’incidente, il sinistro. Perché è il comportamento che fa il Rischio e può migliorare, essere educato. Il momento dell’incidente deve essere quello del servizio, della comprensione, dell’intesa facile. E sul delicato tema dell’organismo di Vigilanza abbiamo sostenuto la tesi dell’autonomia e del rigore che ha fatto nascere l’Ivass legato a Banca d’Italia. In questi anni ha ben operato.
In generale noi del Network siamo per un comparto Assicurativo prospettico, che guardi avanti e Gestisca il Rischio come probabilità soggettiva, relazionale, legata ai processi, attenta sì alla probabilità oggettiva, alla statistica, ma senza farne un mito, sapendo che è limitata, insufficiente. Come dice da un secolo la fisica quantistica, come ha insegnato il matematico applicato Bruno de Finetti (1906 – 1985; per un po’ Assicuratore) e come è nell’indirizzo europeo (Solvency II).

La Gestione del Rischio che sosteniamo mira alla Prevenzione dei danni. Perché alla Prevenzione siamo tutti interessati, per prime le compagnie di Assicurazione, diceva Salvatore Rossi, primo presidente di Ivass. Il contributo latente, decisivo (politico in senso pieno) del comparto Assicurativo è allora quello di guardare – misurare – avanti, contribuire con i suoi servizi alla vita attiva e impegnata, a una cultura volta ad anticipare gli eventi e mettere in ogni caso in buona sicurezza i Rischi, gli operatori, la società. Per questo chiediamo da tempo che chi offre servizi volti a evitare, prevenire i danni abbia un vantaggio fiscale. E crediamo che il mercato (compagnie e utenti) sia maturo per questa innovazione chiave di cui discute da decenni.
Ne ha parlato, ad esempio, da presidente di Ania, l’Associazione delle compagnie, Bianca Maria Farina, che ora ne è presidente emerito. Ricordiamo una sua intervista ad Antonella Baccaro del Corriere della Sera del 1° marzo 2018. Ha detto Farina: “L’obiettivo comune è arrivare a una gestione ex ante dei rischi, e non più ex post dei danni”. È obiettivo della stessa Ue che, con Solvency II, orienta le compagnie di Assicurazioni (investitori istituzionali di lungo periodo da 12 mila miliardi in Europa) a mettere in sicurezza i loro bilanci (e le loro promesse - polizze) impegnandosi a fare investimenti infrastrutturali – materiali e sociali – “prospettici”. La prospettiva necessaria.
Francesco
Bizzotto
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