DIALOGO E SINTONIA A MILANO
CITTÀ METROPOLITANA A CONVEGNO
C’è una buona notizia per il Paese: Milano discute
di Lavoro e – sarà la pandemia, sarà la guerra – tutti sono pronti a
collaborare; mettono via le armi. L'occasione è un Convegno di Città
Metropolitana – che ha la delega della Regione in materia – sul Pnrr e il Progetto
GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori). Segue un sintetico resoconto.
Il governo ha mantenuto la parola: mette 5
miliardi per potenziare i Centri per l’impiego, l’accoglienza e le
Politiche attive del lavoro. Qui, Milano si è spesa, ha rischiato. Con
l’Agenzia AFOL Metropolitana (Formazione, Orientamento, Lavoro) gestisce i
Centri per l’impiego e ha messo a sistema una storia straordinaria di sostegno
e formazione dei lavoratori. Ha le basi, ma il Paese no: per molti decenni ha investito
un decimo della Germania! Ora, il Comune di Milano passerà da un Centro a nove (come
i Municipi) e ogni Comune della Provincia avrà il suo, come ogni Istituto
carcerario, ha detto l’assessora alla partita di Città Metropolitana Diana De
Marchi.
Il punto è che il Pnrr pone temi forti e obiettivi
vincolanti. Niente risultati? Niente seguito ai finanziamenti! Ogni
Regione ha il suo Piano attuativo, i suoi obiettivi, il suo rischio e un vivo
interesse a dare e ricevere collaborazione. Se no salta tutto. Ben fatto!
Il Piano lombardo c’è e presto definirà il suo
percorso attuativo con il Ministero e l’Anpal (Agenzia nazionale per le Politiche
attive, nata nel 2015), che lo ha approvato il 26 marzo scorso, ha detto Paolo
Mora, Direttore Formazione e Lavoro in Regione.
La Lombardia Punta a triplicare i soggetti accolti e
accompagnati, con attenzione ai più deboli e “ampi coinvolgimenti” dei competenti (compresi il privato
accreditato e il terzo settore). E Milano? Avrà il 35% del target e il 40% dei
fragili. Par di capire che a Milano vi siano – scandalosamente mischiate – sia
più competenze sia più precarietà e povertà.
La bella relazione della De Marchi ha dato il
tono: innovare il patrimonio storico dei Servizi di AFOL, per “intercettare chi non ci conosce”, fino
ai carcerati; vicinanza alle imprese (formare in relazione a loro) e dialogo
intenso pubblico / privato / parti sociali. Le idee chiave: coordinarsi, discutere
in modo mirato, curare le relazioni, procedere insieme.
Il ministro Orlando, online e con il suo
stile senza fronzoli, ha invitato la Lombardia e Milano a rendere protagonisti gli
Enti locali periferici, e a tener conto sia dei diversi attori sia delle parti
sociali: “parti attive rispetto a
obiettivi, controlli, risultati”. C’è, ha detto con franchezza, “un centralismo regionale da superare, come
quello nazionale”. La vera sfida? È “la
messa a terra dei progetti”. La Lombardia e Milano “aprano la strada al Paese!”
Cristina Tajani (Ministero del lavoro) ha
puntualizzato GOL. In breve: i 5 miliardi sono da spendere entro il 2025; vanno
coinvolti 3 milioni di persone (al 75% donne e giovani); anche “in costanza di lavoro, se precari, cassintegrati
e working poor”; 800mila devono essere portati in formazione. E i
finanziamenti? Arriveranno se si è sull’80% degli obiettivi.
Marco Leonardi (Presidenza del Consiglio) ha detto:
la transizione digitale / ecologica impone di “programmare, monitorare e spendere” per creare lavoro e fare inclusione
sociale. Non come “molti fondi non spesi della
Coesione europea, da restituire”. “La
cosa più importante è la formazione intensa”. Ci saranno 1,5 miliardi per
nuove competenze.
Federico Ottolenghi, Direttore Lavoro di
Città Metropolitana: sono state assunte 180 persone (+ 75 entro l’anno) per i
Centri per l’impiego, e ci sono 15 milioni per nuove sedi. EuroLavoro di
Legnano entra in AFOL, che si apre alle parti sociali “in permanenza e in presa diretta”. E le imprese? Dentro il
sistema, per “decidere e essere utenti dei servizi”.
Maurizio del Conte presidente della Agenzia AFOL Metropolitana ha rilanciato: la
Formazione è garanzia di dinamica e occupabilità; anticipa le espulsioni.
Pubblico e privato? Specialisti che collaborano intensamente per chiari obiettivi
comuni.
Antonella Marsala (Direttrice Anpal Lombardia): “Siamo a una svolta”; costruire la rete
degli attori e coinvolgere le parti sociali per capire le imprese, e le
famiglie per orientarle.
Tommaso Di Rino, Direttore di AFOL ha puntualizzato
su target e comunicazione: coinvolgere i giovani che non cercano (i NEET, poco
meno del 20%!) con i loro media.
Alessia Cappello, assessora al Lavoro del
Comune di Milano, ha proposto un “Patto per il lavoro”: per una città solidale e
che (“perno in Europa”) sappia
attrarre i talenti.
Diversi altri i contributi (alla milanese: sostanza, sintesi) e
conclusioni alle 12,45. Ne segnalo due di parti sociali protagoniste, mostratesi
molto disponibili, non più antagoniste:
Massimo Bonini (Cgil Milano), a nome
di Cgil, Cisl e Uil, ha chiesto di investire per la qualità del Lavoro (via
sicura, europea, alla produttività). Servono Politiche attive, Tutele del
reddito (e della pensione) e molta Formazione. Dare serie prospettive al troppo
Lavoro precario. La rigidità del Lavoro, a fronte delle transizioni, nasce
dalla non ricollocabilità.
Valeria Innocenti (Assolombarda) riporta
dati di ascolto delle imprese: preoccupate dalla obsolescenza delle competenze,
vogliono capire e ingaggiare i giovani e contribuire (con i Sindacati) a
Politiche attive e di Formazione ampia, per la qualità dei Lavoratori e degli Imprenditori.
Non si fidano del solo pubblico. Serve un sistema competente ed efficiente.
Che dire in fine? Il tema merita e la metropoli milanese è
pronta a svolgerlo con sguardo lombardo, in sintonia con l’Europa, per il Paese.
Il passaggio chiave è forse di innovazione istituzionale per coordinare i
soggetti, condividere obiettivi, lavorare insieme: “mettere a terra i progetti” e gestire a dovere i relativi rischi.
Manca un po' la Politica alta (i partiti, i sogni, le idee lunghe) ma le
Istituzioni e la società si dimostrano in forma e vicine. Occuparsi del Lavoro
è occuparsi d’Impresa competitiva; della Milano / Lombardia che investe e concorre
a fare mondo, in pace. È vitale.
Resoconto
di Francesco Bizzotto