Stare sul Territorio e…
PREVENIRE, CURARE, PERSONALIZZARE
La pandemia
dimostra che serve un sistema prossimo ai cittadini e impegnato a prevenire le
malattie. Su entrambi questi punti la Sanità lombarda registra un plateale
fallimento politico.
E la Cura del
malato? e l’ospedale? Esprimono eccellenze e possono personalizzare le
prestazioni.
La mediazione
della spesa per differenze integrative (di personalizzazione) farà in modo che
curarsi al meglio sia un diritto di tutte le famiglie, e canalizzerà risorse
aggiuntive in particolare nel sistema pubblico, negli ospedali. Curarsi al
meglio non può essere un privilegio di pochi!
La
pandemia ha reso evidente la necessità di presidi di territorio che – con i
Medici di famiglia – affrontino il tema Salute alla radice, nei momenti di
difficoltà, paura, incertezza. Qui, molto spesso, motivazioni e indicazioni di
comportamento semplici – e un buon rapporto personale – sono autentiche
medicine guaritrici. Di questi presidi c’è bisogno per ridurre l’impatto (e le
sofferenze) delle “epidemie comportamentali”, per alleggerire i Pronto soccorso
degli ospedali e per risparmiare. In Lombardia il governo mette 1,2 miliardi
del Pnrr per fare 203 “Case di Comunità”. Limitarsi ad aspettare e curare in
ospedale le malattie (agire ex Post) diventa sempre più pericoloso; aumenta tragicamente
i problemi.
Il Sistema
sanitario, dunque, deve valorizzare i medici di base e avvicinarsi ai cittadini
con specifiche strutture. Si tratta di agire per prevenire le malattie e, nel caso,
curarle ponendo attenzione alle esigenze personali. Possiamo dire: ci sono due basilari
questioni politiche, di indirizzo (la Prossimità e la Prevenzione) e due
pratiche di rimedio (la Cura delle malattie e la Personalizzazione, che è
frontiera del servizio). Quello della Lombardia è un fallimento politico totale,
nonostante le eccellenze di Cura che abbiamo negli ospedali.
Sulla Prevenzione (il gioco ex Ante) c’è poco
nulla, infatti. Siamo a zero. Qui i Dipartimenti creati – una “confusione
organizzativa” – “disgregano in modo tombale la prevenzione”, ha detto il Pd
milanese. Eppure, l’art. 32 della Costituzione vede la “Salute come
fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. E la legge
833 del 1978 parla di promozione, mantenimento e recupero della Salute. Promuovere
la Salute implica in primo luogo prevenire le malattie, non accomodarsi e
aspettarle e curarle!
Notazioni
storiche sulla Prevenzione:
A.
Una ricerca CENSIS – AIOP (1986 – 1989) auspicava un sistema
sanitario pubblico – privato, “veicolo di moltiplicazione delle possibilità di
scelta e di efficienza del sistema”, con obiettivi di “trasparenza,
personalizzazione e gestione autonoma e preventiva della salute”. Chiaro: meno
si fa Prevenzione, più si gonfia il rimedio.
B.
"Tre visite mirate in età scolare (a occhi, orecchi,
articolazioni) possono ridurre del 50% le malattie da adulti". Così diceva
(20 anni fa) una medica milanese del Policlinico a noi Assicuratori che volevamo
innovare e promuovere la Salute (e avere meno "sinistri"). “Inserite
percorsi di Prevenzione delle malattie nelle polizze”. In parte, è stato fatto.
C.
E Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerca Mario
Negri, ha dichiarato al quotidiano Avvenire il 14 gennaio u.s.: i “Centri di
medicina della Comunità” devono essere “avamposti della prevenzione” e definire
nuovi rapporti di collaborazione tra medici di territorio e ospedali.
E la Personalizzazione? Lo standard di base
(di Cura) del Servizio Sanitario pubblico è una garanzia fondamentale. Eppure
non soddisfa. Siamo cambiati. Chiediamo di poter scegliere, integrare, Personalizzare
il servizio. Queste integrazioni possono costituire una fonte di finanziamenti aggiuntivi
necessari al sistema per innovare sia la Prevenzione (ex Ante) sia la Cura (il
rimedio ex Post), nel pubblico e nel privato. Se non si dà spazio al diritto di
riconoscimento personale, il sistema pubblico muore; va dritto dove sta andando
in Lombardia: verso una privatizzazione burocratica e distaccata, ingiusta, sbagliata.
Non basta,
infatti, scegliere tra Ospedale e Clinica privata (convenzionata), se non si scelgono
differenze di sostanza (le cure, i tempi e i modi di Cura). Facciamo esempi di
cosa vorremmo poter scegliere, e pagare: le terapie extra “LEA” (i Livelli Essenziali di Assistenza o prestazioni che il SSN è
tenuto a fornire a tutti i cittadini), lo specialista, il personale
infermieristico, il comfort e, soprattutto, i tempi. I tempi di diagnosi e Cura
in regime di Servizio pubblico sono un problema esplosivo; in Lombardia, a
volte, una farsa.
Ma, ai
fini delle Cure (ex Post) c'è una realtà positiva da far crescere: i reparti
per Solventi degli ospedali. Vi si distingue il Servizio di base dalla Personalizzazione.
Consentono di pagare una differenza di servizio; di non pagarlo due volte,
prima con la fiscalità e poi privatamente. E gli ospedali pubblici hanno
interesse a offrire – come diritto per tutti, non solo per chi ha abbondanza di
cash – percorsi di integrazione dei “LEA”, del Servizio di base. Hanno infatti
eccellenze che spesso non si trovano nel privato. Contrariamente a quel che si
pensa, l’Integrazione dei “LEA” (la Personalizzazione) favorisce l’ospedale
pubblico: gli fa arrivare risorse aggiuntive meritate, che derivano dalla sua
capacità di soddisfare le esigenze del cittadino. Ed è giusto così. Il privato
si organizzi: faccia pagare solo differenze e investa sulle eccellenze, si specializzi.
È il suo ruolo.
Allora, la
scelta formale – sbandierata in Lombardia – tra “pubblico” e “privato
accreditato” è un inganno se favorisce un privato che vuole decidere su quali
patologie intervenire, mentre fatica a stare al passo con il pubblico; ed è una
manipolazione quando non scegliamo nel merito dei Servizi; nulla al di là del
già pagato con le tasse (i “LEA”).
Ribadiamo:
il DPCM 12 gennaio 2017 ha stabilito un preciso indirizzo (“tre grandi livelli”)
del SSN (Prevenzione, Assistenza nei distretti e Assistenza ospedaliera),
mentre il bilancio della Lombardia (come di molte regioni) è destinato per
l’80% a servizi (ex Post) di Cura ospedaliera – meritoria! – delle malattie. Qui
si certifica, lo ribadiamo, il fallimento politico.
Ancora sulla
Personalizzazione:
1.
Servono approfondimenti e verifiche dei percorsi e reparti
solventi. Per non sbagliare. Ed è chiaro che non si può pensare a un regime
integrativo del SSN senza portare a trasparenza ed equilibrio il grave problema
dei “tempi” delle prestazioni pubbliche.
2.
Le famiglie mettono cifre significative per avere un servizio oltre
il pubblico (oltre i “LEA”). Molte volte per accorciare i “tempi”. La spesa che
la famiglia paga cash, privatamente, è di oltre 30 miliardi. Spesso paga due
volte, prima con le tasse e poi cash, anziché pagare solo per differenza. E
sono cifre che pochi si possono permettere.
3.
Se l’integrazione – pagare solo differenze di prestazione –
fosse un diritto per tutti (come deve!), allora sarebbe mediabile e virtuosa; e
andrebbe a finanziare i migliori.
Oggi, la Mediazione interessa solo un 3% delle
spese familiari. Mediare significa pagare una cifra (un “premio”) annuale sostenibile
e liberarsi del problema: trasferire il rischio di dover pagare cifre
importanti per curarsi. Pensiamo alle Mutue sanitarie che, con premi modesti,
offrono coperture significative per rischi pur limitati, e alle Assicurazioni le
cui coperture sono estese ai grandi rischi del caso: curarsi al meglio in ogni
angolo del globo, anche senza limiti di spesa. Entrambe le mediazioni, se
integrative, hanno costi contenuti.
La
mediazione mutualistica e assicurativa può essere sia personale sia collettiva:
aziendale o di categoria professionale o di territorio. Deve sciogliere alcuni
nodi: selezione all’ingresso, durata e rescindibilità, trattamenti in base
all’età e massimali di spesa. Può, inoltre, con gli anni, far crescere la
copertura del rischio di “non Autosufficienza in età avanzata”: un rischio
tremendo; un’ombra, per i 70enni, con probabilità 0.4; quasi uno su due. Può infine,
molto contribuire a sanare il fallimento attuale: l’assenza di Prevenzione. Un
contributo interessato: infatti, chi è chiamato a pagare agirà per contenere i
“sinistri”.
l’Europa,
con la direttiva Solvency II, impegna le Assicurazioni a guardare avanti, farsi
“prospettiche”: liberalizza l’allocazione delle loro riserve (oltre 10mila
miliardi, a garanzia degli assicurati) e li impegna a fare “investimenti
infrastrutturali prospettici”; a lavorare anche ex Ante, per mettere in
sicurezza i loro bilanci, oltre che ex Post per pagare i “sinistri”. Geniale
Europa! Così verranno favorite le iniziative sia di Prevenzione sia di Cura
avanzate. Obiettivo dell’Europa è la stabilità dei bilanci e, indirettamente, rendere
misurati e assicurabili i rischi in questione. Gli Assicuratori, quindi, guardano
con favore, sono interessati, sia alle infrastrutture e alla ricerca del caso,
sia alle risorse professionali e alla loro formazione. Anche perché i loro
strumenti “statistici” (che guardano al passato e consentono
autoreferenzialità) sono sempre meno affidabili; dicono ormai poco del futuro.
Il futuro è creativo.
Abbiamo
voluto sottolineare che porre al centro l'interesse del cittadino crea
prospettive ideali sia per soddisfare le sue esigenze, sia per premiare le
istituzioni eccellenti, sia per contenere le spese.
Francesco
Bizzotto
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