Per un vasto e innovativo ruolo
“ASSICURATORI PROSPETTICI”
Chiediamo loro di destinare un po’
dello spazio vuoto creato dal Covid alla donna e all’uomo nuovi – contemplativi
– capaci di misurare e reggere i Rischi. Lo vuole l’Europa (Solvency II). A
City Life, il sindaco Sala proponga un luogo simbolico per la Mindfulness 4.0.
Un faro per noi, naviganti di mari difficili
“Nonostante il progresso e la crescita della nostra conoscenza, o
forse a causa […], il futuro sarà sempre meno prevedibile” (p. 21). “Finora
abbiamo giocato alla roulette russa, adesso smettiamo e andiamo a cercarci un
lavoro serio” (p. 132). Il Cigno nero, Nassim Nicholas Taleb – Il
Saggiatore, Milano, 2008.
Nell’immaginario,
gli Assicuratori hanno tanti soldi, tempi lunghi e uno strano ciclo economico:
prima incassano, poi forse – e speriamo di no! – ci indennizzano danni o risarciscono
terze parti. Storciamo il naso perché abbiamo idee confuse su ciò di cui si
occupano: il Rischio, la probabilità di danno valutata, misurata, sotto relativo
controllo. Con il Covid si fa strada la consapevolezza: il Rischio è chiave di
volta di tutto; se ne perdiamo la misura, crolla il mondo. Viaggia in parallelo
con le attività; ne è il lato in ombra, mentre Scienza e Tecnica galoppanti mostrano
spesso un infantile ghigno predatorio. Penso alla pesca a strascico che pare essere
la ricerca di base e non solo; devasta e ci riporta sia gioielli, sia bombe, sia
virus. “La possibilità è una forma di inganno”, diceva Nietzsche, perché a
determinare il senso delle cose non è il loro ambivalente apparire. Appunto.
Nella
pandemia, gli Assicuratori si sono presi uno spavento. Sono al mondo per
occuparsi dei grandi Rischi della intrapresa innovativa; quella che nel XIII –
XV secolo osava commerciare con l’Islam e solcare l’Oceano, verso territori mitici.
I coraggiosi uscivano dai ranghi del commercio (del Rischio) tradizionale e
venivano esclusi dalla protezione delle Mutue, perché queste ripartivano risorse
raccolte tra pari; erano garanti di piccoli Rischi omogenei. L’Assicuratore
affiancava gli imprenditori che fiutavano nuove opportunità e ricchezze. Dai
Veneziani e Genovesi agli Inglesi. Infatti, da qui vengono i migliori
Assicuratori, ora raggelati dal Covid. Cosa è successo?
I
sinistri tradizionali sono calati forse di un 30% (incidenti stradali; danni
materiali), ma s’è impennato il danno che è conseguenza immateriale (mancato
guadagno) di sinistri immateriali (i lockdown). Questo Rischio “ignoto” di
solito è escluso dalle garanzie, ma le normative anglosassoni hanno chiamato
gli Assicuratori più aperti (le polizze All risk) a pagare miliardi di
indennizzi. Lo stanno facendo con una certa allerta, senza batter ciglio.
Mi
chiedo: guardiamo al fieno che, da noi, mettono in cascina per il calo dei
sinistri (RCA, Infortuni: piccoli Rischi gestibili con le Mutue, sostiene l’ART
market Usa – Alternative Risk Transfer), oppure guardiamo avanti e chiediamo
loro di investire per accompagnarci al nuovo rischiare, di occuparsi dei grandi
rischi di questo tempo? Io sono per la seconda. Lo ho scritto molte volte: innovare!
Basterebbe un bit di incentivo fiscale…
Ora, ci
siamo accorti che il Covid-19 non è un Rischio (incerto ma valutato, misurato,
sostenibile). È un Pericolo – secondo Niklas Luhmann – per molti aspetti sfuggente
(decisioni, cause, conseguenze). Diciamolo: siamo immersi in Pericoli e
fatichiamo a prender loro le misure, a renderli Rischi. Un eccesso di quantità e
vecchiume senza limiti ci sta ribaltando. Rallentiamo, puntiamo alla crescita
di qualità, alla misura, con riduzione di quantità, sprechi e inquinanti, per
via di innovazione. Come faceva il Nord Milano attorno agli anni ’10. Come in
montagna, prendiamo un passo che reggeremo.
Gli
argomenti non convincono? Dobbiamo sapere che c’è di peggio. Sono in arrivo i
Cigni neri, frutto della pesca a strascico: imprevedibili, incredibili, spesso con
un lato meraviglioso, che ci lascia a bocca aperta; e, c’è da scommettere, con
risvolto di disastri inimmaginabili. Hans Jonas ha detto: ci fermerà solo una
catastrofe. Il Cigno nero è un evento di enorme impatto, spiegabile solo a
posteriori. Possiamo anticiparlo? Sì.
Per
trasformare Pericoli e Cigni neri in Rischi, dobbiamo metterci di buona lena, fare
trasparenza e sistematiche valutazioni a priori del potenziale di danno delle
attività. Prevenire. Basta attività irresponsabili! Si tratta di raccogliere
l’enigmatica sfida posta da Galileo a base della scienza: “Misura ciò che è
misurabile, e rendi misurabile ciò che non lo è”. Ha ragione Massimo Cacciari:
ci salverà la scienza che si fa filosofia. Per ora, la Meccanica quantistica ha
detto invano che non siamo esterni agli eventi, che non ci sono sostanze,
oggetti separati, ma ci sono soggetti influenti e relazioni, più o meno
armoniose.
Come fare
per trasformare Pericoli e Cigni neri in Rischi (misurati, sostenibili), lo ha
intravisto l’Unione europea con la direttiva Solvency II che regola l’altra
metà del ruolo di Assicuratore: egli può assicurare perché è un potente
investitore istituzionale di lungo periodo. L’Europa ha liberalizzato le
riserve degli Assicuratori (oltre 10mila miliardi, a fronte delle loro
promesse-polizze), impegnandoli nel contempo, per mettere in sicurezza i
bilanci, a fare “investimenti infrastrutturali prospettici”. Ora, sono
“Assicuratori prospettici”.
Dice loro
l’Ue: per avere bilanci sicuri e un futuro florido – a garanzia degli
assicurati e degli azionisti – dovete investire su infrastrutture che favoriscano
il rischiare sostenibile, cioè con esiti positivi (somma algebrica tra Vantaggi
e Danni delle attività). Elementare e difficile. Infatti si sta ancora cercando
l’assetto giusto di Solvency II: norma rivoluzionaria, la definì Salvatore
Rossi, primo presidente di Ivass, l’Agenzia di vigilanza del settore. Sottolineo
che gli Assicuratori italiani, come quelli veneziani e genovesi del XIV secolo,
sono assai lungimiranti; certo lo sono più della maggior parte dei politici
nostrani.
Precisiamo:
Solvency II parla anche di infrastrutture sociali. Ho molto detto delle
Politiche attive del lavoro, che necessitano sia di forti Istituzioni a
gestione insieme pubblica e privata (in cui far convergere le iniziative), sia
di una specifica garanzia assicurativa, europea e attivatrice. Un cambiamento maturo
nel modo di lavorare: può dare all’Europa vantaggi di libertà e iniziativa
spiazzanti il mondo. Ora dico che l’innovazione più importante viene prima: riguarda
da vicino la donna e l’uomo che servono per reggere i Rischi della prospettiva;
compresi, ovvio, quelli del lavorare impegnato e responsabile.
Che tipo
di donna e uomo serve, dunque, per misurare (anticipare, prevenire) il Cigno
nero? Autonomo e in buon equilibrio (parte cognitiva e parte emotivo /
affettiva) con se stesso e nelle relazioni scelte o necessarie. Una meraviglia
su due gambe! Una donna e uomo ben presenti e in pace, in cammino, pronti a
vedere bene, percepire e agire. Non certo ansiosi e stressati (ora lo sono!). Ho
detto: come il mitico Ayrton Senna della Formula 1: concentrato, immagina il
percorso, ne anticipa i punti performanti e critici. Così preparato e presente
che quando parte la gara, la processa al meglio, sicuro, in scioltezza.
Sto
parlando di donne e uomini “contemplativi” a tutto tondo. E contemplare ha, per
me, un triplice significato: A. Agire misurato, B. Vedere bene e C. Meditare. Fondamentale.
Di come agire ho detto: Ayrton Senna. Vedere bene significa che conosco e osservo
a fondo la realtà, ne colgo sia la bellezza sia l’utilità, il valore (apprezzo,
critico e innovo). E il meditare? Meditiamo quando siamo sull’attimo presente: “Respira,
sorridi, vai piano”, dice il buddhista impegnato Thich Nhat Hanh. Serve tempo e
pratica di silenzio. Se mediti, poi vedi bene (apprezzi, innovi) e quindi agisci
bene; immagini una realtà giusta; la anticipi, la crei. Fai verità. E solo “chi
fa la verità viene alla luce” (Gesù in Giovanni 3,14), cioè rischiara il
cammino (“lampada per i miei passi” – parole del cardinale Carlo Maria Martini)
e rischia in modo misurato e quindi sostenibile.
Questo
tipo di donna e di uomo – che pratica una Mindfulness 4.0 – merita a Milano un
manifesto, un luogo simbolico di promozione e pratica, che lo aiuti a
interconnettersi con se stesso e con il mondo. Mi piace immaginare che i
grattacieli di City Life di Generali e Allianz possano offrirlo questo luogo. Gli
spazi vuoti creati dal lavoro digitale a distanza lo permettono. La casa della
Mindfulness 4.0: un faro, uno splendido avviso ai naviganti di questi mari.
Essi hanno un futuro pari a quello dei coraggiosi che in passato solcavano gli
oceani. Sono certo che gli Assicuratori valuterebbero con interesse e
generosità un progetto di Milano (del sindaco Sala) in tal senso. Perché sanno
che senza l’uomo (intero) in prospettiva non c’è misura, non c’è Rischio e
quindi non ci potrà essere Assicurazione.
Saremo sempre
più liberi, responsabili e a rischio di naufragio. Abbiamo bisogno di fari che
ci facciano sentire meno isolati e più accompagnati, integrati e orientati. Più
felici.
Il
problema non è la forza manipolatrice di internet o delle fake news (o della
tecnica). Lo è – ci direbbe Martini – la debolezza della donna e dell’uomo del
nostro tempo; la fragilità della loro vita ed equilibrio interiori. Benessere e
poca gioia: questo è il nostro problema!
Francesco
Bizzotto