DAI PRINCIPI ALLA POLIZZA
Agire ex ante & completare la Gestione del rischio con la Polizza (ex post)
Cerchiamo
meccanismi di mercato che salvino la libertà, non l’anarchia. Perché “la natura
ha i suoi limiti” (Renato Zero). Superiamo il “principio di precauzione” con la
Gestione completa del Rischio. L’Assicurazione dirà se il Rischio è misurato e
ne sarà garante, responsabile. A quali condizioni? Serve un’iniziativa europea
per calibrare le coperture e comprendervi il Rischio ignoto (il Cigno nero). Ma
la Francia corre avanti e pasticcia: non lo assicura. Incredibile, nel tempo di
Covid-19
Vincere la guerra con il coronavirus non basta. Da subito,
riflettiamo su come mettiamo a frutto le Possibilità, su come le processiamo,
come rischiamo. Il Rischio è incertezza misurata. Lo intuiamo in relazione; lo definiamo
con la Gestione, che deve essere curata e completa: basata sulla Prevenzione, deve
giungere al Trasferimento assicurativo del grande Rischio. Diremo perché.
Abbiamo troppo trascurato il lato in ombra della nostra Potenza. Così, non è
sostenibile. Diamoci regole adeguate. Facciamo un esempio.
Con il Trattato di Maastricht (1993) l’Europa ha recepito il “principio di precauzione” a tutela della
salute e dell’ambiente. Afferma che un progetto deve dimostrare di non
comportare i gravi rischi che la scienza può far temere. Gli Usa si conformano
alla tesi opposta: il progetto ha libero corso se non si dimostra che comporta
gravi rischi. La discussione è in un’empasse: si tratta della libertà di
iniziativa e insieme di valutarne le conseguenze indesiderate; tenere presente
il futuro. Come uscirne?
Un giornalista serio come Angelo Panebianco nell’editoriale del
Corriere della sera di qualche tempo fa (22 dicembre 2017) attaccava “la forza delle idee illiberali” dei “nemici della società libera o aperta”
(con “sindrome da sottosviluppo”) che
propongono “il governo della virtù”.
E portava a esempio proprio il principio di precauzione: “l’arma ideologica escogitata per fermare l’innovazione tecnica”.
Non sappiamo se oggi si esprimerebbe ancora così. Tuttavia, comprendiamo i suoi
dubbi e cerchiamo un meccanismo di mercato che non chieda sconfessioni e salvi
la libertà, senza ridurla ad anarchia. Come fare?
Ci ispiriamo ai principi della Gestione del rischio, a cui il
mercato assicurativo sempre più si orienta (è quasi d’obbligo con il Cyber risk
e le pandemie): agire ex ante; prevenire
i danni per valutare i rischi; anticipare gli eventi. Nel mercato
anglosassone (Usa in specie) la Gestione dei rischi – al cuore c’è la Prevenzione
– è oggetto di ricerca accademica e di pratica della maggior parte delle
compagnie di assicurazione. In Europa siamo indietro. Per inciso: si
prospettano Danni ambientali e genetici senza rimedio. Cigni neri impensabili. Quanto
valgono? Chi li risarcirà? Come uscire dall’empasse?
Già oggi diverse norme a tutela del lavoro (d.lgs. 81/08 -
Salute e sicurezza), delle attività (d.lgs. 231/01 - Responsabilità amministrativa)
e dell’ambiente (legge 68/15 – Delitto ambientale),
obbligano alla Gestione dei rischi. Si tratta di rendere sostanziale il
percorso (a volte solo formale) e completare la Gestione. Comprendervi
esplicitamente, a partire da realtà particolari (ricerca genetica, 5G, Intelligenza
artificiale), anche l’ultimo passaggio: il trasferimento assicurativo del grande
rischio. La nostra convinzione: l’Assicuratore è interessato (e necessitato)
alla Prevenzione; si attiverà per dare ai Rischi la Giusta Misura; per renderli
sostenibili. E ne sarà garante: risarcirà i danni. È l’unico soggetto che può
farlo, in rapporto con le pubbliche Istituzioni. Impedirà azzardi.
Recentemente abbiamo proposto che l’assicuratore estenda
liberamente la sua offerta ai Rischi Catastrofali, comprendendovi anche
l’impensabile (il Cigno nero), cioè il “Rischio ignoto”. Formalmente: vanno
compresi in garanzia i danni immateriali anche solo indiretti (il caso Covid-19).
La nostra proposta mira a precostituire (con garanzia temporanea pubblica,
dello Stato o europea) una dote finanziaria sia per liquidare danni futuri, sia
per gli indispensabili piani di Prevenzione e Protezione. L’innovazione non è
da poco; va studiata in Europa. La saldatura tra Prevenzione e Assicurazione
(lo ribadiamo) è necessaria perché la Statistica (il passato) non basta a
rendere misurato, e quindi assicurabile, il Rischio. Non c’è altro modo se non con
la Gestione. E va a vantaggio di tutte le parti.
Leggiamo, per inciso, che la Francia è già partita con un piano
che dedica ai Rischi Catastrofali l’8% delle riserve assicurative. Ci risulta
però che non sia compreso il Rischio ignoto (il Cigno nero). Pare proprio che
la fretta abbia prodotto un pasticcio, scelte poco riflessive: l’emergenza
latente è quella del Rischio ignoto. Come si fa a non garantirlo?
E perché è utile completare la Gestione del Rischio con una libera
Polizza assicurativa? La Polizza è la forma della solidarietà nel tempo della
società, delle libertà, delle città; una solidarietà impersonale, scelta e su
misura del rischio corso. La “quotazione” (il ”premio” stabilito) è garante
della sua misurazione; dice che non è un Pericolo e che è sostenibile, non è un
azzardo, un eccesso, un gesto tracotante, folle. Anni fa una compagnia
petrolifera aveva in animo di cercare petrolio al Polo Nord; desistette perché
non trovò copertura assicurativa. Gli assicuratori si rifiutarono: è un azzardo,
dissero. Appunto.
Proponiamo di assumere questo indirizzo: di assicurare (rendere più sicuro) lo sviluppo
sostenibile. E assicurarlo bene (compreso il Rischio ignoto). Panebianco è d’accordo?
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Ferruccio Rito è broker e consulente assicurativo, titolare
della Consultass Srl di Milano
Francesco Bizzotto è consulente e docente del master di Risk
management dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria
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