IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI
Desidero, con questa nota, ricordare
Emanuele Severino, morto a 90 anni il 17 c.m., e riflettere su come possiamo meglio esplorare e rischiarare i territori
della Possibilità – al centro del suo interesse – in cui ci troviamo a vagare.
Siamo eccitati e incerti, confusi e timorosi. La Possibilità è apertura e potenza.
Ci espone a esiti opposti, ha detto. Sfugge ormai al divino e al sacro, come al
potere e ai potenti. Dipende dai nostri sguardi, scopi e progetti; da scelte
personali, politiche e istituzionali, che sono erranti. Siamo abbandonati al
sogno e al potere di scienza, tecnica e razionalità strumentale. Un sogno ad alta
probabilità di errore.
È una sfida da affrontare a
cuore aperto. Non va nascosta la realtà, pur pericolosa e indefinita. Siamo infatti
al Cigno nero: possibilità estreme, positive e negative, incredibili,
ansiogene, in particolare nelle grandi città (vedi in Cina oggi!). Qual è l’esigenza?
Trasformare il Cigno nero in rischio, cioè misura, Giusta Misura. Dice Emanuele
Severino nella sua autobiografia (Il mio ricordo degli eterni, Rcs Libri, 2011):
"La verità è (...) nel rischio, nell'avventura,
nella scommessa. Essere nella verità significa diventare consapevoli della
inevitabilità del rischio"
Se posso permettermi, dal
basso del mio specialismo … Sempre più chiaramente la misura, necessaria al
rischiare, si definisce non già (non tanto) guardando al passato, alla frequenza
degli eventi, alle statistiche, bensì attrezzandosi e imparando a illuminare il
futuro (rischiarare, appunto) per meglio
riflettere, vedere e valutare (opzioni, relazioni, processi); per anticipare
gli eventi e prendere decisioni libere, ben ponderate; per vivere bene. Nel
linguaggio di Severino: praticare il "destino della necessità", lo stare,
il non pensare in modo affannoso e strumentale. È evidente che non ci
siamo, e lo sappiamo. Il cambiamento climatico è prova ormai lampante della
nostra corsa pericolosa, insensata.
Per inciso: le città (la cui
aria rendeva liberi, e oggi avvelena anche) hanno possibilità e responsabilità grandi:
devono cercare risposte praticabili alla necessità di rischiare (stare, illuminare,
anticipare). È un sottile pensare avanti: un modo di essere che induce a rallentare,
volere bene, stare vicino alla realtà;
concentrarsi e informarsi; osservarla, cogliere e ammirarne la bellezza;
esplorare e apprezzarne il lato in fiore (il valore, l'utilità) e insieme il
lato in ombra (le conseguenze indesiderate). Pensare avanti è contemplare e apre
a mille rivoli di libertà, immaginazione, anticipazione creativa, e a mille nuove
azioni, nuovi processi, ben orientati e diritti. Gioiosi ed eterni perché belli, giusti e armoniosi.
Ecco, l’idea dell’eternità
delle cose, degli eventi, delle vite – tipica del pensiero di Severino – può forse
essere intesa come ritmo armonico di bellezza e giustizia (parole chiave).
Possiamo trovare tracce di eternità in un bimbo, in una poesia, in una canzone,
nel camminare composto, consapevole, nella bellezza dei fiumi e delle montagne,
nella meditazione (contemplare a partire da se stessi, dal corpo).
un istante diritto, ben orientato” (Jean-Yves Leloup, L’esicasmo)
Allora, la produttività dei
sistemi andrà alle stelle, così la qualità delle cose e la sicurezza intesa come
safety (Bauman: la sicurezza attiva,
capace, pronta, competente e abile nel correre grandi rischi). Una sicurezza
che rende belli e sostenibili i rischi della prospettiva. La sostenibilità, infatti,
parte dal nostro interno.
Sì.
Perché “noi siamo Re che credono di
essere mendicanti. Siamo la Gioia che crede di essere tristezza”, ha detto Emanuele Severino a Cesano Maderno (Milano)
il 19.10.’08.
Francesco Bizzotto – gennaio
2020