lunedì 10 giugno 2019

POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO


GIOVANI E FUTURO

E’ decisiva la collaborazione Pubblico - Privato.

Facciamo un patto serio, alla Elinor Ostrom (nel 2009 prima donna Nobel per l’Economia)

Ferruccio de Bortoli con l’editoriale del 2 giugno del Corriere della sera ci ricorda la “costante sottovalutazione culturale dell’investimento nei giovani”: in 120mila sono andati a lavorare all’estero nel 2018. Se posso, penso sia il risultato di errori politici e del familismo amorale dei ceti altolocati; di una lotta con mezzi sporchi, come si usa adesso. Se fosse questione di risorse, ce ne sarebbe d’avanzo (in Europa, nei Fondi assicurativi per gli “investimenti infrastrutturali” materiali e sociali previsti da Solvency II); potremmo essere ottimisti. No. Quella dei giovani è una guerra persa, al momento; una questione di giustizia e di chance (possibilità, occasioni, chiamate, rischi). Ai giovani dei ceti non abbienti è consentito rischiare da qui a qui. Molti, è vero, studiano – le famiglie ce la fanno. E poi? La più larga parte deve scegliere: umiliarsi qui, peregrinare nel precariato o andarsene. Chi se ne va magari poi è felice (nel nord Europa e in Australia si sta bene). Ma il problema (e la nostalgia) rimane. E, all’Italia cosa resta? I figli di papà. Gente che s’impegna, per bene, ma il tasso d’incertezza e frustrazione s’impenna. Pochi gli Alberto Angela.

Cosa si dovrebbe fare? Le Politiche attive del lavoro, che l’Europa ci raccomanda da oltre un decennio, mentre noi facciamo incentivi e fischiettiamo: lasciamo il pallino (con molta ammuina) alle Regioni. Intanto Germania, Inghilterra e Francia fanno da 10 a 20 volte di più (strutture, competenze, semplicità). È la mia predica; l’ho fatta 100 volte. Ora, desidero provocare, stanare, partire da un aspetto che fa scandalo a sinistra: la convergenza istituzionale, la collaborazione tra Pubblico, Privato d’impresa e Privato sociale per creare forti strutture dedicate (Agenzie dei lavori) che orientino, formino e accompagnino i lavoratori a vocazione dipendente e autonoma.

Un esempio? Quel che sta facendo giusto il Corriere di Urbano Cairo con il mensile TrovoLavoro. Complimenti! Questo spirito e queste competenze, resi parte di una iniziativa istituzionale per dare ai giovani e al lavoro chance di crescita, autonomia e dialogo con l’impresa, farebbero grandi cose. Lo stesso si può dire delle molte iniziative per il lavoro e la dignità della Chiesa Cattolica (a Milano, a Bologna). Vedo giusto per la mia Agenzia ideale un altro soggetto, sia pubblico sia privato: le Camere di Commercio (le imprese), impegnate dalla legge di riforma del 2015 a contribuire alle Politiche attive del lavoro e fin qui passive, con belle eccezioni (Brescia). Non si possono offrire chance ai giovani senza avere un rapporto con le imprese (diceva Giorgio Oldrini, sindaco di Sesto). E i Sindacati, possono rimanere fuori dalla partita, nel tempo in cui proteggere il lavoro significa anche promuoverlo, come dice Massimo Bonini della Cgil di Milano e come fa Marco Bentivogli della Fim Cisl? Se poi l’Istituzione del caso avesse al suo fianco un operatore di mercato interessato alla cultura del rischio e alla libertà (l’Assicuratore), saremmo quasi a cavallo. Potrebbe “assicurare il lavoro” (come si pensa in Europa) e tutelare nelle difficoltà. Interessato a non avere disoccupati (sinistri), si darà molto da fare: punterà a prevenire la disoccupazione, ad anticipare i problemi.

Eccoli cinque protagonisti privato / sociali credibili e utili alla Agenzia “pubblica e privata” che, con Elinor Ostrom (1933 - 2012), vedo gestire il bene collettivo Lavoro: con trasparenza, gradualità, strategie e obiettivi condivisi. Vogliamo esagerare? Chiamiamo anche un sesto soggetto sociale, esperto di formazione di base e di accompagnamento dei giovani. Ora è un po’ defilato e incerto, ma ha un grande potenziale: i Salesiani di don Bosco. Nell’800 don Bosco raccoglieva i giovani marginali e li formava, attivava e sfidava;

ne promuoveva il potenziale, direbbe Salvatore Natoli, ne favoriva l’integrazione. Erano i più umili (gli immigrati di oggi e non solo).

Non finirà il flusso di giovani emigranti. Migrerà, spero, chi lo vorrà, avrà questa passione e interesse. Sarà una cosa giusta e attireremo giovani talenti dall’estero.

E Milano? Ha la più bella Agenzia del lavoro (AFOL), ricca di una grande storia d’impegno sociale. Costata 2 miliardi in 10 anni, è a misura di metropoli. È un po’ in stand-by per incertezze e debolezze politiche. Ha strutture, competenze e scuole professionali d’eccellenza. Invito Sala, Cgil-Cisl-Uil e Assolombarda a darci un occhio, insieme.
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"Il vero problema di oggi non è premiare i meritevoli, ma portare il maggior numero di persone in condizione di realizzare il massimo delle loro potenzialità." Salvatore Natoli, filosofo - 1942. Il Sole 24 Ore, 18.02.10


Francesco Bizzotto

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