GIOVANI E
FUTURO
E’ decisiva
la collaborazione Pubblico - Privato.
Facciamo un
patto serio, alla Elinor Ostrom (nel 2009 prima donna Nobel per l’Economia)
Ferruccio de Bortoli con
l’editoriale del 2 giugno del Corriere della sera ci ricorda la “costante
sottovalutazione culturale dell’investimento nei giovani”: in 120mila sono
andati a lavorare all’estero nel 2018. Se posso, penso sia il risultato di
errori politici e del familismo amorale dei ceti altolocati; di una lotta con
mezzi sporchi, come si usa adesso. Se fosse questione di risorse, ce ne sarebbe
d’avanzo (in Europa, nei Fondi assicurativi per gli “investimenti
infrastrutturali” materiali e sociali previsti da Solvency II); potremmo essere
ottimisti. No. Quella dei giovani è una guerra persa, al momento; una questione
di giustizia e di chance (possibilità, occasioni, chiamate, rischi). Ai giovani
dei ceti non abbienti è consentito rischiare da qui a qui. Molti, è vero,
studiano – le famiglie ce la fanno. E poi? La più larga parte deve scegliere:
umiliarsi qui, peregrinare nel precariato o andarsene. Chi se ne va magari poi
è felice (nel nord Europa e in Australia si sta bene). Ma il problema (e la
nostalgia) rimane. E, all’Italia cosa resta? I figli di papà. Gente che
s’impegna, per bene, ma il tasso d’incertezza e frustrazione s’impenna. Pochi
gli Alberto Angela.
Cosa si dovrebbe fare? Le
Politiche attive del lavoro, che l’Europa ci raccomanda da oltre un decennio,
mentre noi facciamo incentivi e fischiettiamo: lasciamo il pallino (con molta
ammuina) alle Regioni. Intanto Germania, Inghilterra e Francia fanno da 10 a 20
volte di più (strutture, competenze, semplicità). È la mia predica; l’ho fatta
100 volte. Ora, desidero provocare, stanare, partire da un aspetto che fa
scandalo a sinistra: la convergenza istituzionale, la collaborazione tra
Pubblico, Privato d’impresa e Privato sociale per creare forti strutture
dedicate (Agenzie dei lavori) che orientino, formino e accompagnino i
lavoratori a vocazione dipendente e autonoma.
Un esempio? Quel che sta
facendo giusto il Corriere di Urbano Cairo con il mensile TrovoLavoro.
Complimenti! Questo spirito e queste competenze, resi parte di una iniziativa
istituzionale per dare ai giovani e al lavoro chance di crescita, autonomia e
dialogo con l’impresa, farebbero grandi cose. Lo stesso si può dire delle molte
iniziative per il lavoro e la dignità della Chiesa Cattolica (a Milano, a
Bologna). Vedo giusto per la mia Agenzia ideale un altro soggetto, sia pubblico
sia privato: le Camere di Commercio (le imprese), impegnate dalla legge di riforma
del 2015 a contribuire alle Politiche attive del lavoro e fin qui passive, con
belle eccezioni (Brescia). Non si possono offrire chance ai giovani senza avere
un rapporto con le imprese (diceva Giorgio Oldrini, sindaco di Sesto). E i
Sindacati, possono rimanere fuori dalla partita, nel tempo in cui proteggere il
lavoro significa anche promuoverlo, come dice Massimo Bonini della Cgil di
Milano e come fa Marco Bentivogli della Fim Cisl? Se poi l’Istituzione del caso
avesse al suo fianco un operatore di mercato interessato alla cultura del
rischio e alla libertà (l’Assicuratore), saremmo quasi a cavallo. Potrebbe
“assicurare il lavoro” (come si pensa in Europa) e tutelare nelle difficoltà.
Interessato a non avere disoccupati (sinistri), si darà molto da fare: punterà
a prevenire la disoccupazione, ad anticipare i problemi.
Eccoli cinque protagonisti
privato / sociali credibili e utili alla Agenzia “pubblica e privata” che, con
Elinor Ostrom (1933 - 2012), vedo gestire il bene collettivo Lavoro: con
trasparenza, gradualità, strategie e obiettivi condivisi. Vogliamo esagerare?
Chiamiamo anche un sesto soggetto sociale, esperto di formazione di base e di
accompagnamento dei giovani. Ora è un po’ defilato e incerto, ma ha un grande
potenziale: i Salesiani di don Bosco. Nell’800 don Bosco raccoglieva i giovani
marginali e li formava, attivava e sfidava;
ne
promuoveva il potenziale, direbbe Salvatore Natoli, ne favoriva l’integrazione.
Erano i più umili (gli immigrati di oggi e non solo).
Non finirà il flusso di
giovani emigranti. Migrerà, spero, chi lo vorrà, avrà questa passione e
interesse. Sarà una cosa giusta e attireremo giovani talenti dall’estero.
E Milano? Ha la più bella
Agenzia del lavoro (AFOL), ricca di una grande storia d’impegno sociale.
Costata 2 miliardi in 10 anni, è a misura di metropoli. È un po’ in stand-by
per incertezze e debolezze politiche. Ha strutture, competenze e scuole
professionali d’eccellenza. Invito Sala, Cgil-Cisl-Uil e Assolombarda a darci
un occhio, insieme.
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"Il vero problema di oggi non è premiare i meritevoli, ma
portare il maggior numero di persone in condizione di realizzare il massimo
delle loro potenzialità." Salvatore Natoli, filosofo -
1942. Il Sole 24 Ore, 18.02.10
Francesco Bizzotto
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