PD, I 5
STELLE E CALENDA
Stabilità e
decisioni, schieramenti e contenuti / logiche
I protagonisti della
Politica sono sia dentro sia fuori i Partiti. Mi riferisco in primo luogo ai
grandi media che pesano e hanno il merito di tener vivo il dibattito plurale;
di scavare nelle decisioni e intenzioni dei protagonisti istituzionali, resi fragili
(loro e i Partiti) da decenni di ritardi e asserragliamenti.
Paolo Mieli é un
bell'esempio. Con l'editoriale del Corriere della sera del 30 scorso, parla del
Pd, dei 5 Stelle e in generale; si chiede quali alleanze siano opportune e a
quali condizioni, per dare stabilità ai Governi e consentirne una ordinata
alternanza. È vero: servono Governi stabili e Partiti o coalizioni che si
alternino. La stabilità consente di guardare lontano e prendere decisioni; di
scontentare e convincere; di rischiare.
Ma la Politica è un foglio
a due facce (contenuti e alleanze) e per lei c’è un messaggio: chi e come si
decide nel merito, sul da farsi? La delega a governare non è per fare giochi di
schieramento. È vero: si governa molto di timone e le ideologie e gli interessi
pesano meno. Il cambiamento atteso? Valutare le scelte di chi governa.
Nel caso dell’alleanza Pd
- 5 Stelle, la sottile riflessione di Mieli ha il limite di non vedere che
rischia di far arretrare il Pd su logiche di rappresentanza antagonistiche, redistributive
e irresponsabili. Suonano così: noi marginali rivendichiamo diritti e
protezione; produrre, creare valore, decidere il futuro non compete ai
subordinati. Non è più così.
E ora chiediamoci: un
politico di successo (parole d’ordine, televisione, simpatia e voti), se non
dirige una struttura che fa un lavoro di merito, sulle logiche e i programmi,
con reti di competenti esperti, appassionati, che esplorano prospettive
credibili e lungimiranti, cosa fa? Finisce per galleggiare sulle sue idee fortunate
e spendersi nella gestione dei rapporti, in un competere raso terra, ricco di
colpi bassi, con le forze politiche e sociali: contratta scelte di superficie e
posti di decisione, di influenza; e annusa l’aria, tiene d’occhio i sondaggi.
Che altro può fare? Da qui l’onda del pressapochismo amorale e delle fake news.
Solo il merito delle cose inchioda a fare bene.
Caro Mieli, la Politica è
incerta e instabile perché sta quasi solo su una gamba, solo sulle alleanze. Se
stesse anche sulle competenze, su chiari, sostenibili e convincenti progetti di
crescita responsabile (non pazzi furiosi, “senza regole né limiti” dice
Keith Block, ad di Salesforce), sarebbe autonoma, credibile, apprezzata e
autorevole. Non crede che il vero problema della Politica stia alla base,
nell’organizzazione dei Partiti? La loro vita interna avviene con il “metodo
democratico” prescritto dall’art. 49 della Costituzione?
Qui casca a fagiolo la
bella intervista di Giannattasio a Pisapia sul Corriere di oggi. Pisapia è
esterno al Pd e va in Europa con un gran consenso. Invita Calenda a non fare il
partitino di Centro e pensa a un Pd plurale e unitario, in coalizione, a patti
chiari, con + Europa, Verdi e Civici, “su un progetto, un programma e un
accordo politico”. Chiaro? Ci si allea se si sta al merito delle cose, si
accettano idee diverse e si consente loro di contaminarsi fino alla fusione,
che crea idee nuove condivise, figlie delle vecchie. Infatti, Pisapia si
propone di “lavorare per un progetto condiviso per il nostro Paese”. E va in
Europa. Se non si fa così, siamo ai contratti e alle spartizioni. Non funziona.
E Pisapia dice anche come
realizzare questo cambio di passo verso l’esercizio del potere nel merito delle
cose, per il Paese. Con le Primarie, che sono in crisi perché ridotte a
conte di voti con vago riferimento ai contenuti, ai progetti e alla cultura di
Governo.
Pisapia
rappresenta una certa Sinistra europea radicale, giovanile, femminile e
ottimista, forte a Milano, che ha molto da dire (e da correggersi). Vi appartengo
e non vedo l’ora di discutere, ad esempio, dell’autonomia sociale (diritti e
doveri) di vasti ceti attivi, intraprendenti e innovativi; dell’amato conflitto
di merito e del concorrere di idee e progetti (che manda in archivio l’antagonismo);
della caduta del potere leaderistico piramidale a favore del potere paritario,
diffuso, ricco di differenze, delle Reti produttive e sociali (che superano il
vecchio egualitarismo); di andare oltre la divisione tra Pubblico e
Privato, per una collaborazione ricca di possibilità e di rischi. Oltre i
cari confini di Destra e Sinistra.
Questi argomenti e prospettive (di contenuti plurali e di
apertura e innovazione creative) hanno motivato la nascita a Sinistra del Pd e
le adesioni di Calenda, mia e di tanti. Aspetto di vedere – direbbe Gaber –
cosa fa la Destra. Argomenti di identità? Lasciamo perdere.
Francesco Bizzotto
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