L’assicuratore per la
prevenzione
Fiducia nel dialogo e collaborazione tra
Pubblico e Privato
“Una gestione ex ante dei rischi, e non più ex post dei danni”, per “la ripresa strutturale e sostenibile”
“Una gestione ex ante dei rischi, e non più ex post dei danni”, per “la ripresa strutturale e sostenibile”
Con la bella
intervista del 1° marzo rilasciata ad Antonella Baccaro del Corriere della
Sera, che riportiamo di seguito, Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania (dal
2015) e di Poste Italiane (dal 2017), schiera l’Assicuratore con il presidente
Mattarella, che ha auspicato con forza che il Paese cambi passo rispetto ai
rischi e alle ricorrenti catastrofi, naturali per modo di dire: si doti di una
cultura e di strumenti di Prevenzione.
Dice Farina:
“L’obiettivo comune è arrivare a una gestione ex ante dei rischi,
e non più ex post dei danni”. Elementare e difficilissimo.
Provate a dirlo al sistema Sanitario, centrato sull’attesa (della malattia) e
sul rimedio! Assicuratori sulla via di Damasco? No.
Competenti del
rischio con una grande storia, che hanno maturato la lezione del matematico
applicato Bruno de Finetti (1906 – 1985): la probabilità (il rischio) è grado
di fiducia personale; attiva, dinamica, non statica. E io penso che fare
Prevenzione meriti una fiscalità di vantaggio.
È il dato macro.
Poi ci sono i temi del rapporto tra Pubblico e Privato e degli investimenti
infrastrutturali per stare al mondo, ripartire con l’innovazione, la qualità e
il lavoro. Mancano le risorse? L’Assicuratore – investitore istituzionale da
800 miliardi – mette una chip di 15 miliardi.
E non è generosità. L’Europa con Solvency II gli chiede di fare “investimenti
prospettici” (gestire in grande i rischi). Perché stare in attesa e assicurare,
riserva dolori e obbliga a volare basso. Già Ulrich Beck lo aveva detto: “Le modalità di calcolo del rischio (…) collassano.” (La società del rischio, Carocci ‘00, p.
29).
L’offerta è
storica, al di là delle concorrenze interne (Poste pensa di vendere anche
polizze Danni e RCA). Perché rinuncia alla autoreferenzialità (statistica) e
propone la collaborazione tra Pubblico e Privato. I piani si vanno
intrecciando: mentre autonomia con responsabilità/imprenditività resta la
plateale incompetenza della PA (con eccezioni: non a caso l’IVASS, Istituto per
la vigilanza sulle Assicurazioni), visione e sostenibilità stanno andando al
cuore dell’attività privata. E una buona Polizza 4.0 ne può
essere garante. Per inciso: a monte della PA ci sono i Partiti che devono darsi
regole, a termini di Costituzione, e possono organizzarsi per recuperare
competenza che – come il rischio – è relazionale: mettere l’orecchio a terra,
comprendere e con-vincere (fare sintesi creative, sorprendenti).
Molti gli spunti
offerti da Maria Bianca Farina. Mi piace immaginare che, quando parla di infrastrutture immateriali, si riferisca al Lavoro.
Cosa potrebbe voler dire Assicurare (investire e garantire) il Lavoro? Forse,
contribuire a ridefinirlo e promuoverlo, a non starne mai fuori, costretti o neet o attaccati a un posto che non piace. Promuovere è
più di proteggere e distribuire (l’ossessione della sinistra alla Piketty e
Cacciari); è liberare, dare ali; fare produttività e giustizia. Allora
diventano sostenibili le dovute (nel tempo dei robot) tutele
economiche nella difficoltà (nel “sinistro”).
In generale –
poiché libertà è rischio e responsabilità, se no è noia e violenza – servono
polizze, strumenti di solidarietà impersonale, scelta, su misura e pagata. E
per il Lavoro? Serve un’Istituzione ad hoc: potenti Agenzie pubbliche
partecipate, dialogiche, orientate ad anticipare i problemi e, appunto,
assicurate (qualcuno interessato a non avere “sinistri”; che non guadagni sui
disoccupati, detta fuori dai denti). Per contribuire al nuovo, creare ponti:
tra le attività di mercato e quelle di servizio alla PA (ad esempio nelle
scuole); tra le imprese innovative e le mille terre del sociale, fino alla
miniera del Volontariato delle competenze, per professionisti e
neoimprese. A Milano e a Monza Brianza c’è già il prototipo, l’Agenzia
Formazione Orientamento Lavoro (AFOL).
Insomma, con Hans
Jonas:
…“Io credo […] alla
forza inventiva dell’uomo e alla sua scaltrezza vitale, alla sua capacità di
vedere, progettare, dominarsi, fare e seguire leggi. Egli inventerà anche degli
strumenti contro ciò che proviene da lui medesimo.” Sull’orlo dell’abisso, G. Einaudi, ’00, p. 44
Francesco
Bizzotto
Qui il link per leggere l'intervista a Bianca Maria Farina "infrastrutture, un fondo di 15 miliardi"
Nessun commento:
Posta un commento