Al Cineas del Politecnico di
Milano Pierluigi Stefanini schiera il Gruppo Unipol e l’Assicuratore a favore
della Gestione del rischio, dell’innovazione che anticipa gli eventi
avversi. In economia, è la rivoluzione.
Il 2 marzo scorso si è tenuto, nell'Aula Magna del Politecnico di Milano, un incontro / dibattito organizzato dal presidente del Cineas Adolfo Bertani, con la partecipazione di Pierluigi Stefanini (presidente del Gruppo Unipol e vice-presidente di UnipolSai), Giorgio Basile (vice presidente Cineas – area imprese), Matteo Coppola(Boston Consulting) e un folto gruppo di risk manager e dirigenti di primo piano di molte compagnie e broker: tra cui Bertelle di AIG, Cele di Marsh, Casati di Zurich.
Obiettivo
dell’incontro: favorire il dialogo tra Banche, Assicurazioni e Industrie sul
terreno della Gestione dei rischi, per Prevenire i danni e contribuire alla
definizione del Merito di credito bancario. Per una cultura del Rischio
all'altezza del Paese.
Bertani
vi ha molto insistito, appassionato come sempre fino alla battuta (... Io
che sono "democratico", nonostante il nome).
Insomma,
l'Europa (Solvency II) sta producendo sul mercato assicurativo i suoi effetti.
Bellissimi.
E
infatti nello stesso giorno la stampa di settore (Insurance Trade.it)
riportava una significativa dichiarazione del presidente dell’Ivass, Salvatore
Rossi, secondo cui occorre stimolare un profondo cambiamento culturale nel
settore assicurativo. In particolare:“Il passaggio dall’approccio statico di
Solvency I, basato su dati storici, a uno prospettico come quello di Solvency
II è rivoluzionario”.
Sembra
proprio che con la storia (le statistiche, le tariffe) non si vada lontani. Non
si possano misurare i rischi del nostro tempo. Serve un approccio attento e
vicino al soggetto del rischio; stare in buona relazione con lui, scambiare
molte informazioni e contribuire al suo impegno per gestirlo. Solo così lo si
può rendere misurato e quindi lo si può assicurare. Questa misura, peraltro, è
ciò che serve al Paese. Il che non significa non studiare gli eventi, la
storia.
Rossi
si riferisce all'approccio di Bilancio e di sicurezza (capitalizzazione) delle
compagnie. E non solo. È ovvio che se assumi una logica prospettica (e non
statica) nel Bilancio, sei obbligato a osservare con la stessa logica i Rischi
che sono alla base del tuo Bilancio. Altrimenti, che Bilancio fai?
Il
dibattito è stato interessante. Centrato sulla necessità del Risk Management
nelle imprese. Una funzione specialistica ben strutturata (Basile), seppur
integrata con le attività produttive, con il business (Coppola), per non essere
sempre in ritardo (Cele).
Una funzione strategica cui fa da sponda
l’invito di Stefanini agli Assicuratori a tornare ai fondamentali del mestiere,
a riscoprire lo specifico valore mutualistico e a riflettere sulle priorità: il
cambiamento climatico e i rischi di Catastrofi naturali, propone.
Allora,
Gestire i rischi significa anticipare gli eventi; creare spazio, governare e
rendere possibile lo sviluppo sostenibile. Chi altro può avere questo ruolo
positivo?
In
questo senso la ricerca degli Assicuratori ha un sicuro ruolo sociale (Bertelle)
che va riconosciuto. E il ritardo più grande? Il cambiamento climatico,
ribadisce Casati.
Bertani
ha insistito sulla esigenza di aperture al RM, coerenti e tra loro legate, da
parte di Assicurazioni e Banche (queste, sono più in ritardo): per valutare,
attraverso la lente dei rischi, l'impresa, la sua struttura (punti di forza e
aree di crescita), il suo potenziale (al presente e in prospettiva); il Merito
di credito.
E
Stefanini ha sostenuto necessaria la collaborazione tra pubblico e privato
sulla strada maestra della Prevenzione, della Gestione dei rischi. Per
riscoprire un approccio e una cultura etica nel fare business. Un respiro,
quello di Stefanini, concreto e politico a tutto tondo.
Le
conclusioni. Bertani evidenzia che la domanda di RM formati è alta (4 - 5.000
per i prossimi anni). In molti ospedali il RM c'è solo sulla carta. In troppe
facoltà l'insegnamento è assente (Medicina, ad esempio). Lamenta infine che
mancano finanziamenti (Borse di studio) per consentire ai Giovani di
frequentare i Master di RM. Occorre fare sistema con le pubbliche Istituzioni,
ribadisce, per far crescere la cultura del rischio.
E
Stefanini invita a chiedersi cosa possiamo fare insieme per il Paese.
Sottolinea
il
nostro ruolo di integrazione della Sanità pubblica (possiamo valorizzare i 30
miliardi annui spesi da privati cittadini) e l'esperienza in corso d'opera di
UnipolSai con Cineas a Torino, per aiutare le PMI a prevenire le Catastrofi
naturali.
E
ricorda che il Governo Renzi ha stanziato 2,5 miliardi per la ricerca avanzata.
Parliamone apertamente, dice. Le nostre idee (Gestire i rischi, anticipare gli
eventi avversi con la Prevenzione, contribuire a dire del Merito di credito,
governare, rendere misurato e sostenibile lo sviluppo economico) meritano di
essere prese in considerazione.
Francesco Bizzotto 7 marzo
2016
“Le modalità di calcolo
del rischio, come sono state sinora definite dalla scienza e dalle istituzioni
legali, collassano.” Ulrich
Beck, La società del rischio, Carocci ‘00, p. 29
“Io credo […] alla
forza inventiva dell’uomo e alla sua scaltrezza vitale, alla sua capacità di
vedere, progettare, dominarsi, fare e seguire leggi. Egli inventerà anche degli
strumenti contro ciò che proviene da lui medesimo.” Hans Jonas, Sull’orlo
dell’abisso, G. Einaudi, ’00, p. 44
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