La riforma della protezione civile può essere l’inizio di un nuovo modo di affrontare i problemi creati dalle catastrofi naturali; terremoti, frane e smottamenti , alluvioni inondazioni e allagamenti, sono diventate l’incubo per milioni di cittadini che abitano in territori martoriati da dissennate politiche di sfruttamento edificatorio intensivo del territorio e divenute ancor più esposte a seguito dei mutamenti climatici in atto.
Il fondo nazionale a disposizione della protezione civile per far fronte alle emergenze si prevede già che non sarà sufficiente.
Queste le indicazioni espresse dal Governo:
“ Nel momento della dichiarazione dello stato di emergenza si provvede al fabbisogno finanziario utilizzando le risorse del fondo nazionale di protezione civile. Qualora sia utilizzato anche il fondo spese impreviste, lo stesso è immediatamente e obbligatoriamente reintegrato con risorse ordinarie e/o con le maggiori entrate derivanti dall’aumento dell’accisa sui carburanti, stabilita dal Consiglio dei Ministri in misura non superiore a cinque centesimi per litro. Al momento della dichiarazione dello stato di emergenza, inoltre, le Regioni hanno facoltà di elevare l’imposta regionale sulla benzina di loro competenza sino al massimo di cinque centesimi per litro”
Oltre all’indignazione generale per l’ennesima accisa sul carburante, sulla sua iniquità, sul nefasto effetto inflattivo, è possibile immaginare qualcosa di diverso, magari equo e utile all’intera economia? Noi crediamo di sì.
Partendo dalle abitazioni civili è possibile prevedere la creazione di un secondo pilastro assicurativo privato che integri le scarse risorse pubbliche disponibili sia in fase di prevenzione e messa in sicurezza, che di sostegno alla ricostruzione dopo la distruzione da catastrofe naturale.
Il sistema assicurativo, economicamente interessato alle buone regole e alla prevenzione, può affiancare lo Stato e le Amministrazioni locali e cercare strade nuove.
Spesso le regole di prevenzione e protezione definite dagli assicuratori sono divenute standard accettati da tutti (ad esempio nel trasporto marittimo e di valori). Può succedere anche per le catastrofi naturali.
Serve un accordo nazionale di riferimento per l'iniziativa delle Regioni. Ricevono dal Governo la responsabilità di gestire la Protezione civile con fondi che vengono reperiti con altre accise sulla benzina. Non ci pare pensabile che le Regioni in futuro facciano fronte agli eventi catastrofali ricorrendo sempre e solo a nuove tasse.
Le realtà istituzionali e politiche regionali e il sistema assicurativo (imprese-intermediari.-periti-utenti) si confrontino – secondo le chiare indicazioni della Commissione europea, sull'esempio di altri Paesi e tenendo conto ciascuno delle risorse ed esigenze dell'altro – per giungere a definire una nuova modalità di gestione positiva del rischio di catastrofi naturali.
Una gestione su tre direttrici:
• responsabilizzazione dei cittadini, chiamati ad assicurarsi a misura del rischio corso;
• creazione di un fondo per la prevenzione dei danni e protezione dei beni alimentato dalle imposte sulle assicurazioni cat.nat.;
• gestione efficiente dei danni, attraverso modelli di valutazione e indennizzo costruiti con il sistema assicurativo.
Network Assicuratori Democratici Lombardia