venerdì 3 ottobre 2025

EUROPA, HOUSING E SOCIAL HOUSING

TINAGLI: INNOVARE L’ABITARE

“Nuovi modelli di sviluppo” per la casa. L’Assicuratore ci può stare.

“Come sono belle le città che integrano i differenti!”

     “HOUS – Housing, social housing” è una Commissione speciale dell’Unione europea (dicembre 2024) presieduta dalla parlamentare Irene Tinagli. Mira a far sorgere in Europa un dibattito e quindi un piano per iniziative pubbliche e private che combattano la gentrificazione delle città (l’espulsione dei ceti medi e popolari dai centri storici e innovativi) e rispondano alla pressante domanda di casa a prezzi sensati. Se n’è parlato a Palazzo Marino - Milano il 16 settembre con l’iniziativa “Emergenza casa – verso un piano europeo”. Per il sindaco Sala tocca “il problema n. 1”. Qui riflettiamo da Assicuratori, da Milano. Le idee sono solo nostre.

L’Europa, dice Tinagli, sollecita un dibattito e iniziative che mirino a innovare e sperimentare. Obiettivo: “nuovi modelli di sviluppo per una casa accessibile e sostenibile” nelle città. Parigi, Vienna e Barcellona hanno un mercato che per il 75% opera sull’affitto. Significa che la casa lì è un servizio, mentre da noi è pensata e vissuta come proprietà (all’80%) e investimento. E il 75% degli europei vive in città, ha detto Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Sala mira a un piano (10mila appartamenti: 6500 nel comune di Milano e 3500 in provincia) in cui il pubblico mette il terreno e il privato costruisce e affitta a canone contenuto. “Come sono belle le città che integrano i differenti!”, ha chiosato l’arcivescovo Matteo Maria Zuppi, citando papa Francesco in Laudato sii.

Capiamo Tinagli e Sala, ci piace Zuppi. Aggiungiamo: agganciare l’opinione pubblica, ascoltarla e convincerla; innovare con lei. Le soluzioni possono essere diverse – pensiamo agli anziani, ai giovani, ai 200mila universitari di Milano – e non prescindere da una logica di mercato: l’investimento e la proprietà è un segno di forza e maturità delle famiglie.

Si può investire sulla casa in molti modi. Conta come lo si fa, a cosa si mira; come viene gestito e vissuto l’investimento, la proprietà. Posso essere proprietario di una quota di un edificio, con diritto di abitare in un certo appartamento, che vendo quando voglio. E posso acquistare anche solo il diritto di abitarvi per 5 o 20 anni o fin che vivo io e magari anche mio figlio e nipote. Penso a un edificio organizzato, gestito e diretto con cura, sguardo lungo e rispetto, mettendo al primo posto il servizio. Appunto. Ad esempio con un bel mix di abitazioni e attività diverse facilmente accessibili: dalla palestra e lavanderia al supermercato, alla Casa delle libere Associazioni e a quella di Comunità con i suoi preziosi servizi socio – sanitari.

Penso a una casa gestita e diretta come un’impresa che coopera, ingaggia e attiva i soci, i vicini, gli stakeholder; che offre possibilità, occasioni, sia su un piano di vita sociale, formale, libera e riservata, sia su un piano di vita comunitaria, informale, leggera, amicale. Anche per chi è in vario modo svantaggiato (aspetto notevole). Lontano dal condominio che conosciamo: amministrato in modo burocratico, marginale, freddo, litigante e umiliante per i molti anziani soli. Le Corbusier attribuì il fallimento della sua Unité d'Habitation di Marsiglia (1947 – «un nuovo edificio sperimentale», oggi patrimonio UNESCO) alla mancanza di una gestione attiva e di un direttore responsabile.

Una casa così deve avere i numeri, ovvio, non certo pochi appartamenti. Qui sta il senso del grattacielo o del quartiere ripensato anche in altezza. In questa prospettiva, che lascio alle idee di architetti e ingegneri, abbiamo tre chance da cogliere e un grosso problema da gestire: recuperare suolo e verde (l’Europa e il cambiamento climatico ormai lo impongono), creare spazio per i fiumi e per l’assorbimento delle piogge (importante qui: il Seveso, in questi giorni, è salito di 6 metri in poche ore), semplificare radicalmente la mobilità (portando il metrò in ogni quartiere) e abbattere gli edifici e le infrastrutture vetuste (la loro vita è di 70 anni, dice l’architetto Mario Cucinella. È un allarme). Costruire il nuovo se si abbatte il vecchio e si recupera suolo e verde. In Milano e nel Contado.

Ora, decisivo è il dialogo tra orientamento politico (europeo e nazionale), progetti dei competenti (urbanisti, architetti, ingegneri) e domanda dei cittadini. Per formare Opinione pubblica. L’Europa ha aperto. Gli specialisti sono in fermento e un po’ sulla difensiva. Il fronte dei cittadini è molto frammentato per esigenze e interessi. Un groviglio che va dipanato con un’azione di ricerca e proposta. Bene. Milano può fare regia, stimolare il dialogo e la sperimentazione: diversificare, rinnovare l’offerta e così calmierare i prezzi e soddisfare la domanda di casa. Questo è fare la Milano Città Metropolitana Lombarda Policentrica (e relativa governance: decidere insieme).

Sarà utile chiamare tutti gli interessati al confronto. E sarebbe un errore voler chiudere questa capitale questione in velocità tra i soliti noti. Il nostro tempo (la crisi della Politica) chiede percorsi di trasparenza, di partecipazione e di mediazione; di rispetto delle opinioni e degli interessi. Rallentiamo e poniamoci in ascolto: possiamo molto crescere. Democrazia è questo e, certo, anche tagliare la complessità, decidere, rischiare. Se si corre sempre, se non c’è mai tempo e si decide tra pochi, è perché la forza si vuole imporre; non si vuole rischiare il consenso. E così lo si perde e si lascia la visione Politica (la prima carità, diceva Paolo VI) agli estremisti, ai violenti e ai demagoghi di turno. Qui siamo, in un pericolo smisurato.

Tra gli interessati ci possono essere gli Assicuratori, storici investitori (di garanzia) sul mattone e ora impegnati dall’Europa, con Solvency II, a fare “investimenti infrastrutturali prospettici”, cioè a mettere liberamente le loro risorse (12mila miliardi) per formare i trend dei rischi materiali e sociali: mettere in sicurezza i bilanci rendendo misurati (sotto controllo) i rischi; riducendo i sinistri, le probabilità di danno. Una responsabilità da tenere svegli di notte. Ed è chiaro ormai: l’abitazione, le condizioni di vita delle persone, delle famiglie, sono rilevanti nella formazione dei rischi del privato (salute, previdenza, mobilità) come delle attività.

Esempi: il Censis, indagando le esigenze dei giovani, anni fa parlava di “casa taxi”. Un bel taxi, pulito, attrezzato, puntuale, funzionale, quando occorre. È lo stesso Censis che il 26 settembre scorso ha fatto l’iniziativa “Engagement e produttività. Motivazione e coinvolgimento al lavoro”. Perché c’è in Parlamento, nel disinteresse generale (per la contrarietà, pare, di Confindustria e Cgil), un disegno di legge sulla Partecipazione al rischio d’impresa. Affinché le aziende possano associare, ingaggiare e pagare molto di più e meglio i collaboratori; creare insieme condizioni civili di impegno, creatività, imprenditività, oppure di ricollocazione (e qui tornano decisive le neglette Politiche attive del lavoro).

Rita Querzè commenta in modo preciso e tagliente l’iniziativa di Sala con Tinagli (Corriere, 24 settembre): sono diminuite le case popolari proprio quando aumentano i poveri; la collaborazione pubblico – privato “ha dato risposte del tutto insufficienti”; è “significativo che anche Confindustria già lo scorso anno abbia chiesto un piano casa per trattenere i lavoratori”.

Ripetiamo: in primis agli imprenditori e collaboratori impegnati e creativi serve una casa nuova, seriamente organizzata e ben servita.

Ma, torniamo all’Assicuratore e diciamo meglio perché è strategico per lui investire sulla casa. Gli serve un uomo nuovo per poter fare il suo mestiere: misurare e assumere Rischi, cioè probabilità formate all’80% dall’uomo. Quello attuale non basta; è inadeguato, non ce la fa. Serve l’Oltre uomo di Nietzsche, letto da Vattimo e Cacciari non come un super uomo egoista e aggressivo (fascista) ma come un individuo forte, sicuro, gentile, relazionale.

Una donna, un uomo non isolato, che sorride leggero e sta bene con sé stesso e con gli altri. Solo un Oltre uomo, ripetiamo, può riuscire a gestire / misurare i Rischi e contenere i danni del nostro tempo (della complessità, delle decisioni): in specie quelli della ricchezza sociale, dell’equilibrio ambientale e dell’Intelligenza artificiale. L’Onu, poco ascoltata in Europa, ha fatto sintesi con la sigla ESG (Ambiente, Inclusione, Governance). Come per la Cyber sicurezza, qual è il punto? Anticipare gli eventi avversi, muoversi a diversi livelli per prevenire i sinistri, i disastri. Qui le Istituzioni italiane preposte hanno idee chiare.

Dobbiamo pensare alla casa per l’Oltre uomo. Che tipo è? Un tipo che non separa individualità e relazioni, materiale e spirituale, vita di comunità (per inciso: massacrata da tutti negli scorsi decenni) e di società. È un “contemplativo”, abbiamo detto. E come si caratterizza? 1° È ben presente a se stesso, vive l’attimo in cui riassume il passato e il futuro, dice Cacciari; fa una cosa alla volta, quella giusta; respira, sorride e va piano, cosciente di inter-essere, sottolinea il buddhista Thich Nhat Hanh; 2° Osserva bene, a fondo, a lungo (come una mamma il suo bambino) e decide, rischia; 3° Agisce in relazione: immagina, anticipa, processa (fluisce) come Ayrton Senna in Formula 1; 4° Inclina alla gentilezza; è pacato e gentile.

Bello il panorama – casa che si prospetta, vero? Io non vedo l’ora di abitare in questa casa; investirei su questo progetto e con me le Acli milanesi (ci hanno detto, tempo fa) e molti che conosco. Un micro finanziamento di massa (crowdfunding) avrebbe un sicuro successo. Accanto alla bella finanza, a banche e assicurazioni, a “investitori pazienti” (così li ha chiamati Dario Scannapieco, ad di Cdp (Cassa depositi e prestiti), intervenendo alla iniziativa di Sala e Tinagli. Pensiamoci, andiamo a fondo.

Francesco Bizzotto

 

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