"B CORPORATION"
Divagazioni sul tema sostenibilità e prevenzione dei danni
Sostenibilità, prevenzione, rete. Grandi temi, un po' sottotraccia, riassumibili nell'espressione B Corporation. Ne parla in una bella intervista (Corriere della sera Economia, 2 settembre scorso) Sara Moraca con Jeffrey Sachs della Columbia University, che invita, appunto, a fare "B Corporation", cioè imprese e attività sostenibili; che abbiano futuro e siano, nell'attorno, benedette, non maledette. Chiaro?
Sostenibilità energetica, circolarità dell'intrapresa: produrla anche,
l'energia, e non fare rifiuti, non inquinare. E non solo. Prevedere, anticipare
le varie conseguenze indesiderate dell'attività: i Danni propri (che solo
propri non sono quasi mai) e a terze parti, interne ed esterne. Gestire i
rischi. Meritare fiducia.
Sachs dice: "Abbiamo bisogno di obiettivi condivisi e incentivi chiari per
raggiungerli. (...) Si tratta della solita lotta: la tecnologia ci rende più
potenti, l'etica è necessaria per usare questo potere per fare del bene".
L'etica, sappiamo, va sostenuta, incentivata, appunto. Sono convinto che basti
poco: bastano buone motivazioni e vantaggi fiscali, anche piccoli. È questione
di volontà, di decisione politica. Dare voce ai competenti ed essere
conseguenti.
Le compagnie di assicurazione, ad esempio, già impegnate dall'Europa a mettere
in sicurezza i loro bilanci con "investimenti infrastrutturali
prospettici" (Solvency II), sono disponibili e possono - coerentemente -
orientarsi alla Prevenzione dei danni nella quotidiana assunzione dei rischi.
Cosa di cui c'è gran bisogno. Come?
Con un uso intelligente della tecno-informazione biunivoca da e verso gli
assicurati. Peraltro, se non lo fanno, corrono il rischio di lavorare male e
quindi di essere chiamate dalle Istituzioni, dalle comunità, da singoli,
corresponsabili di danni eclatanti negli enti da loro assicurati.
Voi capite che, a stare nel Consiglio di amministrazione di una compagnia di
assicurazione, c'è da non dormire di notte. Un rischio, un'ombra, che ha il suo
lato in fiore. Se leggi il rischio alla Bruno de Finetti (il grande matematico
applicato, per un po' assicuratore) come probabilità soggettiva relazionale in
cui ti coinvolgi attivamente, puoi prendere (assumere) un rischio che pesa 10 e
ritrovarlo pesare 7 o 5. E tu ci straguadagni, nel tempo in cui il libero mercato
adegua quel rischio al suo effettivo valore di trasferimento. Bottino
d'impresa, lo chiama Schumpeter. Bello, vero?
Una politica assicurativa orientata alla Prevenzione merita per le sue polizze
un forte vantaggio fiscale (portare la tassa dal 22,25% al 10%). Conviene a
tutti.
Questo tipo di scelte Politiche che orientano a lavorare bene liberamente (a
scegliere di agire bene), creano un clima di fiducia nel futuro che rende
sostenibile il debito. Se no, il nostro debito non è sostenibile.
Un altro esempio? La PA locale. Prendiamo Milano. Ha 134 Comuni, uno monstre,
133 di piccola taglia. Così ogni amministrazione viaggia nella nebbia a costi
altissimi e procedure spesso opache. Che fare? Come guardare al futuro?
Triplichiamo gli incentivi (che già esistono) a consorziare i servizi di Comuni
vicini, a unirsi, a fare rete. Cosa succederà? Potenzieranno i servizi, faranno
hub di responsabilità centrali, apprezzati dagli investitori e dai cittadini.
Crescerà il ruolo della PA, si faranno economie e crescerà anche la fiducia dei
mercati. E il nostro debito apparirà e sarà sostenibile. Appunto. "B
Corporation".
Francesco Bizzotto